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(15 Gennaio 2011) Enzo Apicella
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Lo strano e difficile congresso della Cgil

(16 Agosto 2005)

Tre sono le questioni che abbiamo di fronte in questo congresso e su cui bisognerà cercare di intervenire.

La necessità di non far venire a meno la critica e l'iniziativa per una vera svolta nella linea e nella prassi della Cgil.


I prossimi mesi ed anni saranno determinanti per decidere del livello di subordinazione o di emancipazione del lavoro dalle linee liberiste. La crisi di remunerabilità spinge l'interesse di Capitale (di quello nazionale in particolare vista la sua debolezza strutturale e la sua marginalità concorrenziale in quanto a capacità di investimento, innovazione nel confronto con gli altri Capitali che occupano ormai il mercato globalizzato) a conquistare una maggiore e stabile subordinazione a se di tutte le risorse disponibili (dalle disponibilità di spesa pubblica, alle condizioni di utilizzo della Forza Lavoro, ecc).

In questo senso perdono di efficacia tutte le illusioni sul cambio di rotta di Confindustria con l'arrivo di Montezemolo e sulla prossima, probabile, vittoria del centrosinistra.
Sicuramente, dai tempi della "Piattaforma di Parma" è cambiato qualcosa, ma si tratta essenzialmente di forma. Dietro il buonismo di Montezemolo e dietro la ovvia maggiore attenzione del centrosinistra verso i ceti popolari, spingono gli interessi concreti del mercato e del profitto. Interessi che Montezemolo ben rappresenta e verso i quali anche la piattaforma del centrosinistra promette ampie aperture e condivisioni.

Le materie aperte sono quelle che sappiamo. Massima flessibilità nell'accesso all'utilizzo della forza lavoro (legge 30). Maggiore subordinazione del salario alle disponibilità ed agli obiettivi dell'impresa (con sempre maggiori quote di retribuzione erogate nella forma variabile e subordinate alla redditività e produttività di impresa). Maggiore subordinazione delle politiche di bilancio e di spesa dello Stato alle azioni in sostegno dell'impresa (decontribuzioni, defiscalizzazioni, finanziamenti, ulteriore ridimensionamento del Welfare, del salario previdenziale, ecc.).

Maggiore libertà di manovra dell'azione imprenditoriale che va liberata dai vincoli e dai controlli pubblici. Privatizzazioni e dirottamento di risorse, attraverso operazioni di rastrellamento (non ultima quella del Tfr) per sostenere lo sviluppo di quei mercati oggi maggiormente promettenti dal lato della remunerazione di Capitale (industriale e finanziario).

Un quadro del genere richiederebbe la messa in campo di una strategia sindacale capace di rappresentare un punto di vista "altro" da quello del mercato. In questo senso la piattaforma sindacale, ed in particolare i contenuti proposti dalla maggioranza Cgil (ormai comprensiva della disciolta "lavoro e società") per il prossimo congresso risultano inadeguati. La linea proposta dalla nuova maggioranza della Cgil si sostanzia nella riproposizione della validità del modello concertativo come "metodo" di buon senso" per governare la crisi e le azioni necessarie per superarla.

Il sindacato è cioè disponibile a mediare sul suo compito di rappresentare gli interessi dei lavoratori a patto che sia rispettata e riconosciuta l'esistenza di una struttura sindacale che vuole essere soggetto partecipe di queste scelte. Per questo si celebrano le aperture buoniste di Montezemolo e si continua a ribadire che per la ripresa di normali relazioni sindacali è necessario un cambio di Governo (col Governo Berlusconi non si tratta ..ecc..).

Ciò che la Cgil offre è in definitiva la sua disponibilità ed apertura verso un Patto sociale, basato sul reciproco riconoscimento dei soggetti in campo, sostenuto da un quadro politico disponibile a fare la sua parte (nulla di nuovo se ragioniamo sulle strategie sindacali dall'Eur in poi). Ciò che la linea della nuova maggioranza Cgil non comprende o non dice è però che le illusioni di un ritorno alla "concertazione dei bei tempi passati", oltre che non condivisibile è anche finita e sepolta.

Tutto il documento congressuale della Cgil propone una "concertazione" che si basa ancora sull'idea che ci siano risorse da distribuire a tutti (ai salari ed ai profitti), e non tiene conto invece che lo scontro attualmente aperto è sul dirottamento delle poche risorse disponibili a favore di un unico soggetto ... il profitto e la rendita.

Le aperture di credito della Cgil verso Montezemolo e verso il Governo di Centro Sinistra prossimo venturo (dettate anche dalla paura di un isolamento della Cgil dalle trasformazioni in senso neocorporativo delle relazioni sindacali, prodotte dalla pressione di Confindustra, dalle ampie disponibilità di Cisl e Uil, e da gran parte del centrosinistra) rischiano quindi di produrre una nuova subordinazione del sindacato alla "razionalità economica dei mercati" e di far venire meno la presenza di un punto di vista altro ed autonomo capace di rappresentare, nello scontro che verrà, il punto di vista dei lavoratori.

I Limiti della proposta Cgil per il Congresso sono infatti sulle proposte. Condivisibile parte dell'analisi (la crisi, i rischi di una economia che non riesce a sollevarsi dalla piccola e media dimensione di impresa, la perdita di presenza nei settori strategici, la necessità di ripensare ad un diverso ruolo del pubblico, la necessità di sostenere i salari, ecc,. ecc.) ma il documento si fa fumoso e generico ogni volta che si scende sulle proposte concrete, quali ad esempio il modello contrattuale (sul quale si parla a slogan puntando unicamente a rimandare la messa in campo delle disponibilità a discuterne solo in presenza di un Governo amico) , la difesa ed il rilancio della previdenza pubblica (che invece si da già per persa tanto che si punta ormai unicamente sulla previdenza complementare), la difesa del salario (indicata, ma mediata da proposte di sostegno ai salari attraverso manovre sul fisco e sulle tariffe ... come se ciò non andrebbe comunque fatto e non fatto invece di ... )

Si capisce chiaramente come la Cgil vada a questo congresso non già per presentare e discutere una piattaforma vera, ma essenzialmente e solo per ottenere dagli iscritti un mandato largo e generico, da poter poi utilizzare liberamente all'interno dei cedimenti a cui la Cgil si è ormai obbligata ad aderire avendo deciso di legars ad ogni costo ad un patto di unità con Cisl e Uil (e ciò, viste le posizioni di questi, comporterà dei costi in termini di linea e di risultati) e di dimostrarsi parte sensibile e credibile verso le richieste del mondo imprenditoriale e verso le difficoltà che il centrosinistra dovrà affrontare in veste di prossima e probabile forza di Governo.

C'è da prevedere inoltre che la fumosità delle proposte congressuali e la loro esplicita tendenza ad ordinarsi secondo un impianto concertativo tutto da ricostruire (in peggio) saranno nascoste da un congresso che si vuole essenzialmente "celebrativo" sia delle recenti lotte sostenute contro il Governo Berlusconi, sia del "centenario" della Cgil.

Chi parla di un congresso di svolta sbaglia clamorosamente. La Cgil ha di fronte, integralmente ed ancora irrisolta la questione che la sinistra sindacale aveva posto nei due precedenti congressi; l'uscita dalla concertazione. E ciò è evidente:

nella incapacità che la Cgil ha mostrato nel non riuscire a trasformare l'opposizione al Governo in una vera piattaforma (tante parole contro il Governo sulla legge 30 ma anche tanti accordi sulla legge 30 firmati territorialmente e categorialmente con i padroni, tante parole contro le privatizzazioni ma firmando accordi che le permettono, vedi l'esempio delle Poste Italiane). La contradditorietà di questo comportamento è tutto interno alla impossibilità che la Cgil ha dimostrato di produrre quella svolta che pure si declamava, senza abbandonare la sua voglia di concertazione.

nella incapacità di mettere in campo una politica contrattuale e salariale in grado di rappresentare concretamente l'obiettivo di aumentare il potere d'acquisto dei salari e di ridurre le troppe flessibilità concesse negli anni precedenti. Così, quello che si declamava (in ragione dell'opposizione alle politiche del Governo di centro destra) è stato in realtà riassorbito nella solita concertazione, oltretutto peggiorata dalla scelta di non voler mai rompere con le associazioni categoriali di Confindustria e di voler salvaguardare al massimo l'unità con Cisl e Uil. I risultati sono quelli che sappiamo. Una stagione contrattuale pasticciata, senza alcuna strategia, dove pesanti sono stati gli arretramenti sia in termini salariali che normativi.

nello stesso documento congressuale della maggioranza, dove esplicitamente si indica come prioritario il rilancio del modello concertativo.

Sarebbe stato quindi utile e necessario che nel prossimo congresso fosse stata data agli iscritti la possibilità di esprimere la loro richiesta di svolta con la presentazione di un documento alternativo. Un documento cioè che proponesse alla Cgil una scelta chiara, su una piattaforma precisa, per rimettere la questione del lavoro e dei suoi bisogni irrisolti (sia salariali che normativi, ma anche di emancipazione generale dalle pesanti subordinazioni subite in questi anni) al centro di una piattaforma capace di esprimere autonomamente (libera quindi da vincoli e prederminazioni imposte dalle leggi del profitto e del mercato) la rappresentanza di questi bisogni.

Il non essere riusciti, in questo congresso, a mettere in campo questo percorso, dimostra la debolezza attuale della sinistra sindacale in Cgil. Una debolezza non causata dalla mancanza di spazi e dalla necessità e possibilità di coprirli, ma dalle scelte opportunistiche di alcuni rappresentanti della stessa sinistra sindacale.

Da un lato, come sappiamo "Lavoro e Società" ha deciso di sciogliere la propria esperienza di area congressuale programmatica, trasformando ciò che resta di quella aggregazione in una "corrente" interna alla maggioranza.

Di Contro, a fronte del vuoto lasciato da questo traslocco in massa di gran parte dei funzionari della ex sinistra sindacale nella maggioranza, ciò che si è tentato di fare per rimettere in piedi, velocemente (e purtroppo anche approssimativamente come succede quando si devono fare le cose di corsa) un punto di riferimento su cui ricostruire una presenza organizzata di sinistra sindacale, non è riuscito a cogliere l'obiettivo di presentare un documento alternativo. Un obiettivo alla portata (come si è visto) solo se si fosse partiti prima e con più convinzione.

L'occasione poteva essere infatti l'assemblea nazionale della "rete 28 aprile" tenutasi lo scorso 15 luglio ma come sappiamo in quella occasione la diversità tra le varie anime presenti, ed il troppo tatticismo di alcuni, non è riuscita ad arrivare ad una sintesi operativa, anche se almeno è riuscita a produrre una certa chiarezza su chi crede veramente nella necessità di costruire una sinistra sindacale organizzata e chi no, permettendo così almeno la continuazione di quella esperienza che, secondo noi, rimane il punto di partenza su cui lavorare nei prossimi mesi ed anni.

Inoltre, la toppa finale è venuta dalla alleanza determinatasi tra "Lavoro e Società" e maggioranza quando, nell'ultimo direttivo nazionale della Cgil, hanno bloccato (per tutelare l'accordo sui posti tra loro raggiunto) la richiesta di Rinaldini di collegare alla presentazione di due tesi alternative (democrazia e contrattazione) l'elezione dei delegati al congresso.

Così è che, se non cambierà nulla nel frattempo, le uniche (anche se importanti) posizione alternative a quelle della maggioranza saranno le due tesi presentate da Rinaldini su contrattazione e democrazia, ma senza collegamento diretto alla elezione dei delegati. E' un po poco per il tipo di congresso che si sarebbe invece dovuto organizzare in questa fase, ma è l'unico strumento che abbiamo a disposizione, e come tale va sostenuto in quanto permette comunque l'evidenziazione di un percorso critico che andrà semmai collegato, con chi ne condivide la necessità, col percorso più di medio periodo di ricostruzionedi uno spazio organizzato di sinistra sindacale in Cgil.

La necessità di sconfiggere l'autoreferenzialità dei gruppi organizzati che, in difesa di se stessi, stanno blindando il congresso, e condannando la Cgil ad un ritorno alle pratiche correntizie.

Ciò che rende inoltre questo congresso particolarmente difficile ed importante è il fatto che, più esplicitamente che in passato, la deriva concertativa si manifesta in Cgil anche nel riaffiorare di una organizzazione per cordate che, indipendentemente dal merito, cercano di consolidare i loro interessi ed il loro controllo sull'organizzazione sindacale attraverso la pratica di accordi tra "burocrazie" che si autoreferenziano da sole cercando così di eludere il confronto e la verifica con la base congressuale.

Parti consistenti della burocrazia sindacale della CGIL si sono in pratica organizzate per svuotare di ruolo il congresso, e per assumere il controllo dell'organizzazione indipendentemente dalla verifica congressuale, e quindi, del contributo e del consenso degli iscritti.

A rendere evidente tutto ciò è il Patto, denominato "lettera di intenti tra i 12 segretari confederali nazionali" che è stata "paradossalmente" allegata al regolamento congressuale, decretandone di fatto l'inutilità (come a dire ... questo è il regolamento, ma intanto poi facciamo quello che vogliamo .. e ve lo diciamo pure).

Il Patto (perchè di un patto si tratta, al di là delle fantasiose interpretazioni sostenute dai firmatari) fregandosene del parere degli iscritti decide di garantire alla ex area di sinistra sindacale "Lavoro e Società", gli stessi posti che aveva nel precedente congresso, in cambio (di scambio si tratta a ben leggere la lettera di intenti) del suo scioglimento e del passaggio esplicito (sul merito si era già persa da tempo) di Lavoro e Società nella maggioranza.

Da buoni opportunisti, i firmatari del patto perseguono i loro obiettivi di cordata:
I segretari Confederali di maggioranza possono presentare al mondo intero una Cgil unita e compatta attorno al suo leader Epifani, che poi è quello che Epifani vuole per diventare un forte interlocutore col centrosinistra.
L'apparato di "Lavoro e Società", che vede i suoi consensi ormai più che dimezzati tra la sua base, incapace di ritessere in maniera credibile una rete di collegamenti con i delegati di base, abbandonati da tempo a se stessi dallo schiacciamento moderato dell'area sui contenuti della maggioranza Cgil, ottiene gli stessi posti nelle segreterie, liberandosi così dall'onere di andare a misurare il suo scarso consenso nel confronto congressuale.

Con questo Patto, gran parte dell'apparato di Lavoro e Società getta la maschera liquidando tutte le ambiguità attorno a cui aveva cercato in questi anni di nascondere la sua inconsistenza programmatica, e si assume così la responsabilità di operare (in accordo con la maggioranza) per la chiusura di ogni spazio critico (perfino le due tesi di Rinaldini sono da loro considerate non condivisibili arrivando a votare contro alla possibilità che fossero collegabili alla elezione dei delegati al congresso).

Ci troviamo quindi, accanto alla necessaria battaglia sul merito congressuale, anche a dover smascherare e battere l'involuzione correntizia e le sue pesanti conseguenze sulla democraticità di una organizzazione sindacale come la Cgil. La denuncia del patto tra i 12 segretari confederali e la sua cancellazione devono quindi diventare obiettivo anche di battaglia congressuale attraverso la presentazione di ordini del giorno in tutte le assemblee di base, cercando di portare questi ordini del giorno fino al livello congressuale nazionale.

La necessità di riprendere, nonostante il pesante arretramento causato dal trasferimento in massa di Lavoro e società nella maggioranza, il lavoro per costruire e mantenere in Cgil uno spazio concreto di sinistra sindacale.

E' fuor di dubbio che tutto ciò che ci sarà da fare in occasione del congresso ed anche successivamente, sconta la debolezza delle forze di sinistra sindacale presenti. Non bisogna nascondersi infatti che il passaggio alla maggioranza di una parte consistente dei funzionari a tempo pieno di Lavoro e Società rappresenta una perdita importante. Possiamo dire che gran parte del lavoro fatto precedentemente da tanti delegati/e Cgil per dare gambe ad un progetto di sinistra sindacale è stato infine compromesso dall'opportunismo di chi, grazie a questo lavoro ha potuto raggiungere posizioni importanti nell'apparato Cgil che però ha utilizzato per costruirsi una propria cordata fino a sentirsi "cosa altra" dalla sua stessa base e dal mandato congressuale a cui era legata.

Ciò non di meno, la necessità di organizzare percorsi, proposte ed iniziative per rendere disponibile un riferimento organizzato di sinistra sindacale è nelle cose. La battaglia alla concertazione è ancora aperta ed anzi è diventata ancora più urgente ed importante poichè è all'ordine del giorno il rischio di involuzione della stessa linea concertativa in un modello di tipo neocorporativo (lo stesso accodo tra i 12 segretari per la spartizione dei posti è un significativo e preoccupante segnale di questo rischio).

Il passaggio cruciale sarà il confronto sulle regole della rappresentanza (che Cisl e Uil vogliono esplicitamente realizzare per aumentare il peso delle organizzazioni rispetto a quello dei lavoratori), la trattativa sul modello contrattuale (che non potrà essere una semplice manutenzione dell'esistente ma un passo in avanti verso forme di subordinazione ancora più pesanti) e poi la contrattazione che verrà. All'interno di questo, altro passaggio importante è quindi la battaglia per la democrazia, anche come contrasto alle tendenze accentratrici degli apparati sul controllo delle dinamiche dell'organizzazione sindacale. In una situazione come l'attuale, la Cgil salverà il suo carattere di organizzazione sindacale, aperta, democratica e partecipativa solo se vincerà le tentazioni e le pressioni neocorporative che mettono l'organizzazione in quanto tale (ed i suoi apparati) al centro di ogni decisione e valutazione. Per questo è cruciale, oggi, la battaglia per la democrazia nei luoghi di lavoro e dentro l'organizzazione.

Tutto ciò ci porta a dire che che, pur in presenza di un peggioramento delle condizioni oggettive e soggettive, non bisogna far cadere il lavoro per ricostruire in un riferimento ed una piattaforma di sinistra sindacale. Ed ancora una volta, questo lavoro dovrà ripartire dalla base del movimento sindacale, dalle delegate e dai delegati Rsu.

Attualmente, l'unico percorso aperto che sembra poter andare in questa direzione è quello avviato con la "Rete 28 aprile". Nonostante le buone premesse (è indubbio che l'avvio di questo percorso ha visto la partecipazione di centinaia di delegati/e) abbiamo però visto molti tentennamenti iniziali sul come affrontare il congresso. La scelta di proporre un documento alternativo è arrivata tardi e solo da una parte di chi aveva promosso la rete, tanto che, a causa del ritardo, scontiamo oggi il non essere riusciti a presentarlo pur esistendone (come si è visto) le condizioni..
Rimane però indispensabile sostenere la continuità del lavoro della"rete 28 aprile" sapendo che la sua continuità ed efficacia dipenderà sostanzialmente dalla sua strutturazione in area programmatica. Una battaglia di sinistra sindacale, (sopratutto nella attuale situazione di difficoltà) che vuole proposi come riferimento generale per tutti i territori e per tutte le categorie a livello nazionale non può infatti prescindere da un minimo di organizzazione.

Concordiamo con le perplessità espresse da alcuni che contestano questa ipotesi denunciando rischi di burocratizzazione come avvenuto con la recente esperienza delle aree programmatiche. Ma questi problemi non si risolvono sfuggendo da ogni parvenza di organizzazione quanto invece dandosi regole diverse che salvaguardino il carattere aperto, democratico e partecipativo dell'area programmatica. E' fuor di dubbio che la burocratizzazione di Lavoro e Società si è consumata a partire dalla scelta di affidare la responsabilità primaria dell'area ai compagni con incarichi di apparato. Una scelta non causale visto che all'ordine del giorno dei massimi responsabili dell'area c'era, appunto, il controllo della stessa.

Si tratta quindi si superare questo errore di dirigismo e ipotizzare un sistema di regole che mantengano il controllo dell'area alla sua base congressuale, con momenti certi di discussione e verifica. L'ipotesi che ci sentiamo di avanzare è la stessa inserita in un documento (spudoratamente accolto dalla presidenza ma poi finito nel dimenticatoio) a firma di 314 delegati/e presenti, presentato in occasione dell'assemblea nazionale della sinistra sindacale Cgil, tenutasi il 10 novembre 2000 a Milano, e che qui riportiamo, nelle parti sul metodo di lavoro e sull'organizzazione dell'area:

L'attivo delle delegate e dei delegati di sinistra sindacale.
E' un momento periodico ed un luogo aperto di confronto, discussione e decisione sulle iniziative della sinistra sindacale che si costituisce a tutti i livelli, nazionale, territoriale sia confederale che categoriale.
Agli attivi possono partecipare tutti quelli che hanno aderito all'area programmatica di sinistra sindacale.
Compito dell'attivo nazionale confederale è quello di definire annualmente "Il Bilancio Sociale e partecipativo per il lavoro", ossia il programma di lavoro e gli obiettivi su cui la sinistra sindacale si impegna a lavorare. Gli attivi, ai vari livelli territoriali e categoriali, articolano successivamente il programma alle condizioni specifiche. Ogni anno gli attivi procedono alla verifica del lavoro svolto e adeguano il programma.
Agli attivi, oltre che l'organizzazione delle iniziative, è demandata la risoluzione di questioni di merito ed organizzative quando si è in presenza di opzioni diverse.
In fase congressuale dovranno essere gli attivi dei delegati (formati in primo luogo dai delegati eletti nei congressi di luogo di lavoro) che dovranno indicare i compagni da candidare in rappresentanza dell'area programmatica negli organismi dirigenti (direttivi) della Cgil.


I coordinamenti di Sinistra Sindacale.
I coordinamenti di sinistra sindacale (ai vari livelli, categoriale e confederale, territoriale e nazionale) rappresentano il punto di collegamento operativo tra gli orientamenti espressi dagli attivi dei delegati e la loro realizzazione nel lavoro concreto. I coordinamenti sono momenti di lavoro aperti, a cui però devono partecipare sicuramente i compagni eletti negli organismi della Cgil e devono rappresentare gli orientamenti degli attivi a cui rendono conto periodicamente ed a cui demandano la risoluzione di eventuali divergenze.
Tra i compiti dei Coordinamenti di sinistra sindacale, oltre alla convocazione degli attivi ogni volta si renda necessario (e comunque almeno due volte all'anno per le realtà decentrate ed almeno una volta all'anno per gli attivi nazionali) c'è quello di organizzare una informazione periodica a tutti i delegati che aderiscono all'area sulle attività e sulle questioni nella quale sono assunte posizioni come area programmatica a livello territoriale e/o confederale.
I Coordinamenti di Sinistra sindacale possono nominare al loro interno un compagno/a con funzione di "coordinatore" da indicare alla maggioranza come portavoce dell'area. Di regola la figura del coordinatore deve essere individuata in un delegato/a, anche se non presente negli organismi dirigenti della Cgil


Almeno ogni due anni, in sede di convocazione degli attivi delle delegate e dei delegati aderenti all'area programmatica si procederà, su proposta dei coordinamenti di sinistra sindacale, alla verifica di mandato (ed alle eventuali proposte di sostituzione) dei compagni dell'area negli organismi e negli apparati.

La discussione sulla necessità di dar vita subito ad una nostra operatività su base democratica, organizzata e programmatica non nasce solo dalla necessità di far fronte ai compiti organizzativi per il congresso o ad una generica richiesta di democrazia al nostro interno. Il porsi da subito la questione dell'organizzazione, della sua forma e delle sue regole (basate sul ruolo delle delegate e dei delegati Rsu e della democrazia di mandato) parte dalla necessità, come sinistra sindacale, di determinare un "fare sindacato" capace di contenere le tendenze alla burocratizzazione (presenti anche nella sinistra sindacale) e di rispondere (anche nelle scelte dei modelli organizzativi) alla riduzione di democrazia ed alla centralizzazione decisionista che la deriva concertativa produce.

La nostra è solo una proposta (ripresa da riflessioni precedenti, che andrà confrontata con altre ipotesi) che perlomeno indica la possibilità di un modo diverso di stutturare l'area programmatica, operando perchè questa sia maggiormente tutelata dai rischi di burocratizzazione.

I percorsi possibili per la battaglia congressuale

Come dicevamo, nessuna ipotesi di un lavoro di sinistra sindacale può esistere senza una piattaforma e senza una struttura organizzativa capace di dare gambe al lavoro necessario per sostenerla.
Il fatto che, a differenza del passato, non ci si presenti al congresso con un nostro documento, globalmente alternativo, non fa venire meno la necessità e la possibilità di affrontare il congresso indicando il nostro progetto.
Sostenere le tesi di Rinaldini, su cui la "Rete 28 aprile" ha dato il proprio sostegno, portare con ordini del giorno da far approvare alle assemblee di base la condanna e la richiesta di soppressione del Patto correntizio realizzato dai 12 segretari confederali, sono infatti occasione per indicare agli iscritti l'urgenza di una svolta complessiva nella strategia Cgil e per ottenere il consenso politico a perseguire questa battaglia, nel congresso ed anche dopo.
E' all'interno di questa battaglia che va lanciata tra gli iscritti, tra i delegati/e l'obiettivo di ricostruiire in Cgil e su basi nuove una piattaforma di sinistra sindacale.

La rete 28 aprile

Per questo è importante l'incontro nazionale promosso dalla rete 28 aprile per il prossimo 7 settembre a Bologna. Riteniamo necessario che in quella occasione si arrivi alla definizione della piattaforma generale della nuova sinistra sindacale, che la si articoli sul piano delle cose da fare subito (oltre al congresso, l'iniziativa contro lo scippo del Tfr) e si dia soluzione anche alla realizzazione di una struttura organizzativa della rete. Occorre cioè rendere visibile e pubblica la proposta per una nuova sinistra sindacale ed avviare nelle categorie e nei territori le riunioni per strutturarne la presenza a rete in Cgil. La costruzione, entro il mese di settembre, di coordinamenti confederali e categoriali (territoriali e nazionali) della nuova sinistra sindacale è un passaggio fondamentale per la gestione della fase congressuale.

L'apertura del Congresso

Dopo la presentazione del documento di maggioranza e delle due tesi alternative di Rinaldini ed altri, l'apertura formale del congresso avverrà con il direttivo nazionale della Cgil già convocato per il prossimo 5 settembre. Successivamente, prima dell'avvio dei congressi di base, dovranno essere convocate tutte le altre strutture della Cgil (direttivi territoriali confederali e di categoria, direttivi nazionali di categoria).
Sul piano formale questi passaggi sono fondamentali per la discesa in campo della nuova sinistra sindacale.
In queste riunioni di direttivo è previsto che i singoli componenti possano fare dichiarazioni a sostegno delle opzione congressuali. Possono cioè dichiararsi a favore del documento di maggioranza così com'è, oppure dichiarare il loro appoggio alle due tesi alternative e formalizzarsi come rappresentanti di queste per quel territorio e per quella categoria

Ciò ha immediatamente alcune conseguenze:

1 La rete 28 aprile, anche se non può ancora operare come area programmatica (tutte le aree programmatiche si sciolgono con l'apertura del congresso e possono essere ricostituite solo dopo), si propone ufficialmente in Cgil come presenza nell'organizzazione dichiarando il suo sostegno alle due tesi alternative. Ciò comporta che i componenti i direttivi che scelgono di aderire alla "rete" possano dichiarare questa loro appartenenza, anche facendo riferimento al documento che (si spera) dovrà uscire dalla riunione della rete nazionale del 5 settembre prossimo.

2 L'adesione alla rete 28 aprile, dichiarata in sede di direttivo dai compagni che sceglieranno di farlo, dimostra immediatamente che "Lavoro e Società" non può più vantare i consensi che presume di avere e su cui pretende (in virtù dell'accordo tra i 12 segretari confederali) di poter ambire ad avere a fine congresso gli stessi numeri nei direttivi e posti negli apparati di prima. Questo apre lo spazio, già in fase di apertura del congresso (in sede di dibattito nei direttivi) anche per denunciare il "Patto correntizio", presentando ordini del giorno che chiedano alle strutture territoriali di non riconoscersi in quel Patto e di rifiutarne l'applicazione, rimandando ogni scelta sulla base di quelli che saranno realmente i risultati congressuali ne confronto con gli iscritti.

I congressi di base

L'obiettivo che dobbiamo darci per i congressi di base è riuscire a sostenere nel maggior numero di assemblee di base le due tesi alternative, chiedendo agli iscritti di dare a queste il massimo del consenso e cercando quindi di fare eleggere il maggior numero di delegati al congresso a sostegno delle due tesi. Ciò non avviene per caso, e per questo occorre che già da prima dell'avvio dei congressi di base, in tutte le categorie ed in tutti i territori siano costituiti i coordinamenti di sinistra sindacale. L'attivazione di questi coordinamenti deve servire per:

1 Organizzare la presenza di rappresentanti della rete nel maggior numero di assemblee possibili, a sostegno delle due tesi alternative.

2 Redigere una mappatura degli iscritti nei luoghi di lavoro che possano essere coinvolti in questo lavoro promuovendo la loro candidatura come delegati al congresso in rappresentanza delle due tesi alternative.

I risultati del congresso dipendono infatti dal numero di delegati in rappresentanza delle due tesi alternative che verranno eletti al livello congressuale superiore.

In tutti i congressi di base bisogna cercare di proporre agli iscritti la discussione e l'approvazione di ordini dl giorno che condannino il "Patto correntizio" e ne chieda l'abrogazione. (gli ordini del giorno che raggiungono almeno il 25% dei consensi vanno automaticamente al livello congressuale superiore)

I congressi territoriali (categoriali e confederali)

I congressi territoriali sono il momento in cui bisogna capitalizzare al massimo il consenso che nei congressi di base sarà stato dato alle due tesi alternative. Come sappiamo non esiste automatismo tra il voto dato dagli iscritti sulle tesi e la loro futura rappresentanza negli organismi dirigenti, ciò anche a causa dell'accordo tra la maggioranza di Epifani e l'ex sinistra sindacale "Pattiana" che, in difesa del loro "Patto per i posti", hanno unitariamente impedito il collegamento alle tesi alternative della elezione dei delegati al congresso.

Ciò non di meno, il regolamento congressuale, prevede che si possano presentare liste alternative per l'elezione dei delegati nei direttivi e per l'elezione dei delegati al livello congressuale superiore, presentando queste liste sottoscritte da almeno il 3% dei delegati al congresso.
Quindi, in quei congressi territoriali dove venissero avanzate proposte per l'elezione dei delegati nei direttivi e per i livelli congressuali superiori, in maniera tale da non vedere rispettato il consenso che alle due tesi alternative è stato espresso dagli iscritti nei congressi di base, l'unica possibilità rimane la presentazione di liste alternative. Per questo è necessario portare al congresso il maggior numero di delegati e comunque in numero a sostenere questa opzione.

A sostegno di ciò, in tutti i congressi territoriali vanno presentati ordini del giorno (in rappresentanza di quelli che saranno stati votati nei congressi di base) per denunciare il "Patto correntizio" e per chiederne l'abrogazione.

In conclusione

La riunione nazionale della rete 28 aprile, convocata il prossimo 7 settembre a Bologna, diventa quindi uno snodo decisivo per costruire le condizioni ed i percorso del nostro intervento nel congresso come nuova sinistra sindacale e per gettare le basi del lavoro successivo. Bisognerà però fare in modo di non subire gli stessi tentennamenti che abbiamo registrato in occasione della recente assemblea nazionale della "rete" del 15 luglio scorso. O cominciamo a ragionare subito come area programmatica o tutto sarà più difficile.

4 agosto 2005

Delegate e delegati che si riconoscono nel movimento
per un coordinamento nazionale delle Rsu

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