">

IL PANE E LE ROSE - classe capitale e partito
La pagina originale è all'indirizzo: http://www.pane-rose.it/index.php?c3:o51710

 

IL GOVERNO CONTE VERSO UNA SECONDA FASE

(18 Agosto 2018)

Editoriale del n. 68 di "Alternativa di Classe"

di maio e conte

I fatidici “primi cento giorni” del Governo Conte finiscono proprio con la fine dell'Estate. Il Governo si è caratterizzato, come era prevedibile, vista anche l'astensione di “Fratelli d'Italia”, come la “versione di destra” degli interessi del capitale. Troppe, però, erano state le promesse fatte ai lavoratori, logorati dai continui attacchi dei governi di Renzi e Gentiloni e che, purtroppo, ancora in gran parte, cercavano qualche “santo” a cui votarsi, tanto che qualcosa che, almeno nominalmente, sembrasse a loro favore doveva uscire fuori per forza. Ed ecco che il 14 Luglio scorso è entrato in vigore il Decreto-Legge n. 87, il cosiddetto “Decreto dignità”, “opportunamente” denominato “Disposizioni urgenti per la dignità dei lavoratori e delle imprese”, da trasformare in legge entro l'11 Settembre.
Il Governo Conte si era caratterizzato finora con provvedimenti poco costosi e tanto reazionari contro i migranti, colpiti vergognosamente, ed oggi, in maggior parte, quanto meno ulteriormente intimiditi. Ha così dilazionato, e/o addirittura dimenticato, invece, le diffuse promesse elettorali di M5S e Lega contro la Legge Fornero, il Jobs act e le altre controriforme del P.D. di Renzi. Un primo risultato, in pratica, vi è stato soprattutto per la Lega di Salvini: altra propaganda elettorale gratuita, che ha saputo sfruttare a proprio vantaggio il razzismo della Unione Europea, scaricando su di essa le responsabilità più evidenti.
Per quanto riguarda il Decreto, lanciato dal Ministro L. Di Maio, a dettare i termini del dibattito nel Paese è stata Confindustria (di cui si sono mostrati subito paladini il P.D. e Forza Italia), che ha contestato le flebili modifiche sui contratti a termine, dove per le possibili proroghe, ridotte di numero, sono state previste delle causali da parte dei padroni privati, che dovrebbero versare uno 0,5% in più di contributi (escluse colf e badanti). I padroni, che, a differenza dei sindacati, giocano sempre al rialzo, hanno l'ardire di dichiarare che in questo modo verrebbe “colpita l'occupazione”!...
Ai padroni non va giù nemmeno quanto quel “terribile estremista” (dopo Emiliano, del P.D., anche Cangini, di Forza Italia, è saltato fuori a sostenere che il M5S sarebbe “di estrema sinistra”!...) di Di Maio intende introdurre in materia di delocalizzazioni ed aiuti alle imprese: le ditte, che ricevono finanziamenti dallo Stato italiano, non possono trasferire niente all'estero per i 5 anni successivi, pena una restituzione dello stesso finanziamento, maggiorata del 5%, né possono licenziare più del 10% della loro forza-lavoro. Sarebbero questi gli intollerabili contenuti del Decreto, fortemente osteggiati da P.D. e Forza Italia! Nazionalisti sì, costoro, ma se è in ballo il capitale si può, anzi si deve, ben chiudere un occhio!...
Mentre continua il tambureggiare ideologico ed elettoralista della Lega contro i migranti in arrivo, condito da incivili “eccessi” di qualche esaltato, al quale, peraltro, strizza l'occhio il Ministro dell'Interno M. Salvini, il P.D. ha buon gioco nel mostrarsi “difensore” dei diritti civili, ai quali vuole presentare, riduttivamente, come assimilata la questione immigrazione, cercando così di coprire agli occhi di una sinistra borghese e frontista i propri contenuti antioperai.
Nella serata di Giovedì 2 u. s. il “Decreto dignità” è stato licenziato dalla Camera dei deputati con 312 voti a favore e con alcune modifiche. Tra queste le principali sono il rinvio al 31 Ottobre p. v. per l'entrata in vigore della nuova normativa sui contratti a termine, accogliendo una richiesta da parte delle imprese, l'aumento delle indennità di licenziamento, che andranno da sei a trentasei (36) mesi per i licenziati senza “giusta causa” (altro che reintroduzione dell'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori!...), ed, infine, una maggiore disincentivazione per il gioco d'azzardo.
Il provvedimento che più dà lustro ed apparenza al Decreto è, però, quello che riguarda le assunzioni “stabili”. Accogliendo un'esigenza padronale, il Governo ha stabilito che, rispetto alle prossime eventuali assunzioni a tempo indeterminato di giovani fino a 35 anni di età, le imprese pagheranno solo la metà dei contributi previdenziali a loro carico. Un buon sistema, già lodato dalla CISL, per mostrarsi dalla parte dei giovani, favorendo, invece, le imprese!...
Comporterà, infatti, un certo svecchiamento del personale aziendale, dato che la bilancia di una eventuale prossima assunzione “stabile” da parte del padrone peserà di più verso un “under 35”, piuttosto che verso una persona che ha almeno 36 anni. Ma, dato il vigente sistema contributivo, per il giovane assunto le prospettive per la sua futura pensione diminuiscono ulteriormente...
Martedì 7 Agosto il Senato ha confermato la conversione in legge del Decreto con una maggioranza di 155 voti favorevoli. La contraddizione dei vaucher per agricoltura, turismo (anche se per non più di 10 giorni e nelle aziende fino a 8 dipendenti) ed enti locali, in un decreto che si vuole caratterizzare come strumento di “lotta al precariato”, senza peraltro porsi il problema di come contrastare il lavoro nero, ovviamente, è rimasta.
L'ottica del “Decreto Dignità” è tutta nel riferimento del suo titolo: “...dei lavoratori e delle imprese”. Il Movimento 5 Stelle, anima del provvedimento, ha una impostazione interclassista di stampo democristiano, anche se non cattolico, e vede come possibile (e necessaria) la conciliazione fra gli interessi delle classi. In questo senso, risulta meno sfavorevole ai lavoratori di quanto non sia risultato il P.D. al governo, che ha sempre fatto spudoratamente gli interessi del capitalismo italiano, che a sua volta lo aveva scelto come il suo principale partito.
Com'è normale che sia, il padronato, nonostante l'ossequio di Di Maio e del Governo tutto, lamenta la presenza nel Decreto di una maggiore regolamentazione. Ad esempio il fatto che in una azienda i contratti a tempo determinato (compreso il lavoro “in somministrazione”) non possano ora superare il 30% di quelli a tempo indeterminato, senza costringerlo a praticare una “cessione di ramo d'azienda” per aggirare tale norma, lo infastidisce. E naturalmente, scontato il catastrofismo di Forza Italia e Fratelli d'Italia, il P.D. si esibisce nelle aule parlamentari in un penoso show, esibendo le scritte “Bye bye lavoro”, volendo far passare il Decreto come responsabile della disoccupazione in Italia...
In realtà il Governo Conte non poteva evitare questa “incipriata” agli occhi dei lavoratori, mentre continua la sua ferocia verso i migranti, dopo averne ricondotti ben 108 in mano agli aguzzini libici a fine Luglio, proprio quando il premier si trovava a Washington per ottenere l'appoggio di Trump in funzione anti-francese, in vista della “Conferenza sulla Libia” di questo autunno. La divisione dei proletari fra italiani ed immigrati per loro è essenziale, e poi l'imperialismo di casa nostra vuole rinforzare il proprio ruolo in Africa e nel Mediterraneo, tornando in ogni modo al suo storico primato in Libia, anche attraverso un uso spregiudicato di quella che chiama “leadership italiana sui migranti” nella UE.
Tutto questo sta avvenendo in vista dell'autunno, quando questa “prima fase” si sarà chiusa e la manovra finanziaria, con la messa a punto della Legge di bilancio, nella quale vogliono fare trovare posto anche alla pessima “flat tax”, che agirà come un “Robin Hood alla rovescia”, sarà indispensabile. Dato il debito estero, non si potranno più compensare esigui ed eventuali miglioramenti per alcuni proletari con il peggioramento della situazione di altri, redistribuendo tra di loro le stesse scarse risorse. Ed anche la versione giallo-verde degli interessi dell'imperialismo nostrano sicuramente arriverà a provvedimenti apertamente antipopolari, per i quali l'oppio razzista potrebbe non bastare...
Una cosa è certa: che da nessuna delle forze politiche presenti in parlamento, al governo o alla opposizione che siano, ci si possa aspettare una qualche benevolenza. Urge ritrovare unità d'azione di tutti i proletari, aldilà delle differenze di etnia, età e sesso, fuori e contro le forze borghesi e le loro logiche di schieramento, “più a destra” o “più a sinistra” che sia, collegando e generalizzando, invece, percorsi di mobilitazione e di lotta.

Alternativa di Classe

Fonte

Condividi questo articolo su Facebook

Condividi

 

Ultime notizie del dossier «Per un'opposizione di classe al governo Di Maio-Salvini»

Ultime notizie dell'autore «Circolo Alternativa di classe (SP)»

6306