">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Imperialismo e guerra    (Visualizza la Mappa del sito )

La fabbrica della paura

La fabbrica della paura

(5 Gennaio 2010) Enzo Apicella

Tutte le vignette di Enzo Apicella

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

APPUNTAMENTI
(Imperialismo e guerra)

SITI WEB
(Imperialismo e guerra)

I PROBLEMI DELL'ECONOMIA IN SUDAN

(30 Agosto 2018)

Dal n. 68 di "Alternativa di Classe"

Omar al-Bashir

Il Presidente del Sudan Omar Hasan Ahmad al-Bashir

Il principale Paese in cui sono dirette le esportazioni sudanesi, a partire dal petrolio, ormai da decenni è la Cina, seguita a distanza dall'Arabia Saudita. Invertendo l'ordine, è sempre da questi due Paesi che sono provenute le principali importazioni.
Dopo la decisione statunitense di cancellazione delle sanzioni economiche verso il Sudan, il dollaro ha registrato un aumento senza precedenti nei confronti della valuta locale, la Sterlina Sudanese, costringendo il Ministro delle Finanze e della Pianificazione economica a confermare l'esistenza di una vera crisi infernale in valuta estera. Si sottolinea il fatto che questo ha portato una difficile e negativa realtà, con l'aumento dei prezzi delle materie prime.
Mentre gli esperti economici sudanesi hanno dipinto un quadro desolante per il futuro dell'economia Sudanese, il vero fallimento è stato quello delle riforme politiche dell'economia, dato che le sanzioni non erano l'unica causa della crisi e dell'isolamento politico.
Con le prime dichiarazioni del 1989, quando era appena arrivato al governo, Al Bashir aveva detto che il dollaro non avrebbe raggiunto il valore di 20 Sterline Sudanesi... Il gran fallimento dell'economia sudanese si è verificato poi, dopo la secessione del Sud Sudan, nel 2011, e fino ad oggi non è ripreso neppure un terzo della produzione petrolifera del Paese.
D'altro canto, vi sono poi i costi delle guerre. Effetti diretti della guerra sulla crisi dell'economia del Sudan sono dovuti alle aree in cui questi si svolgono : si tratta di aree note per il peso che hanno nei principali cicli produttivi nazionali. E' il caso del Darfur, del Kordafan del Sud e del Nilo Blu, che sono le zone dei conflitti armati.
Inoltre, quello attuale è un “capitalismo parassitario”, contrario alla produzione e, soprattutto, ai produttori. Il regime lo sta estendendo a tutti i settori produttivi: ha aperto la porta al capitalismo parassitario, che fa sì che si importino anche quegli stessi beni che erano stati precedentemente prodotti nel Sudan!...
I costi delle guerre, che il regime continua a condurre senza sosta contro il popolo sudanese, e che hanno contribuito non poco a produrre questa crisi, sono enormi. Dal 2011 fino al 2017 si tratta di 34 miliardi di dollari, pari al 182% del PIL!... Si sta assistendo contemporaneamente ad un collasso economico e ad una crisi politica. Il valore della Sterlina Sudanese è più che dimezzato quest'anno, ed il Paese si trova in un stato di “morte clinica”; gli effetti di tutto ciò hanno colpito il sostentamento della grande maggioranza dei cittadini sudanesi e le loro stesse prospettive per il futuro.
Lo Stato del Sud Sudan, storicamente un vecchio pallino inglese, è stato, paradossalmente, riconosciuto prima di tutti proprio dal Sudan e dall'Egitto, proprio da quei Paesi, cioè, che avrebbero dovuto avere qualcosa da ridire su di una sempre maggiore divisione dell'Africa...
In Sud Sudan, Paese di per sé poverissimo, si trova circa l'80% dei giacimenti petroliferi di tutto il Sudan prima della secessione, mentre nel Paese guidato da Al Bashir, a fronte del solo 20% di giacimenti, vi sono ubicate la totalità delle raffinerie. Questo dato la dice lunga su quali siano stati gli interessi che hanno guidato il processo di secessione! Oggi tutti i principali Paesi imperialisti, dagli USA alla Cina, riconoscono il Sud Sudan.
Insieme agli altri Paesi del Corno d'Africa, dall'Uganda al Sudan, passando per Somalia, Etiopia, Eritrea ed altri minori, il Sud Sudan ha fatto subito parte dell'IGAD – “Autorità Intergovernativa per lo Sviluppo”, organizzazione internazionale politico-commerciale dell'area, che dal '96 ha formato l'IGAD Partners Forum insieme alla Commissione Europea, auspice la Banca Mondiale e diverse sezioni dell'ONU, soprattutto in materia di “affari umanitari e sviluppo infrastrutturale”, il business più redditizio per l'imperialismo.
Proprio Lunedì 6 Agosto è stato siglato l'Accordo di pace fra il Presidente S. Kijr ed il suo antagonista R. Machar. Si tratta, rispettivamente, del Presidente e del Vice-presidente dello Stato del Sud Sudan appena nato, che, rappresentando le due principali etnie, si stanno combattendo dal 2013. Dopo ben cinque anni di devastazioni e decine di migliaia di morti, grazie alla intermediazione dell'IGAD, ritornano ad assumere esattamente i medesimi incarichi del 2011, specchio dei rapporti di forze...
A cosa siano serviti gli scontri, se non a rendere ancora più debole internazionalmente la nuova realtà statale del Sud Sudan, appare evidente. Comprensibili, perciò i festeggiamenti che si sono registrati a Juba, la capitale: la popolazione spera di uscire dall'estrema povertà e dalla insicurezza, anche se il rischio che attecchisca un nuovo (per quell'area) nazionalismo c'è tutto... Resta da capire ai proletari in festa il fatto, però, che gli scontri interetnici sono comunque serviti a favorire lo sfruttamento dei giacimenti da parte di questo o quell'imperialismo.
Come resta da capire che non è creando nuove elite nazionali da mandare al potere, magari continuando a suddividere i territori e/o facendosi concorrenza su chi debba “trattare” con i pescecani imperialisti, che i proletari e le masse povere africane potranno trovare soddisfazione alle loro esigenze primarie. Nel Sudan del Sud, come in quello del nord, come in tutta l'Africa.

Alternativa di Classe

Fonte

Condividi questo articolo su Facebook

Condividi

 

Ultime notizie del dossier «Scenari africani»

Ultime notizie dell'autore «Circolo Alternativa di classe (SP)»

9647