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A che servono le primarie?

(24 Agosto 2005)

Una settimana fa la "societa' civile" non aveva alcun candidato. Adesso ne ha ben tre, dei quali uno (Scalfarotto) e' un imprenditore vicino a De Benedetti e due (don Gallo e don Vitaliano) sono dei sacerdoti vicini ai no-global. Andiamo subito male coi mestieri: d'imprenditori in politica ce ne sono gia' fin troppi e quanto ai preti dovrebbero restar fuori dalla politica istituzionale. Ma, a parte questo, il segnale e' buono: fino a poco tempo fa l'unico modo che i militanti di base conoscevano, per far politica "alta", era d'infilarsi senz'altro in qualche partito (come, deplorevolmente, Agnoletto). Adesso si comincia a capire che non e' piu' necessario e che si puo' andare avanti in prima persona.

Le primarie, pero', non sono esattamente il modo migliore. In Italia, sono nate come scimmiottamento delle primarie americane (col "partito democratico", l'"asinello", ecc.), senza capire bene a che servissero ma con l'unica speranza di far cosa buona in quanto "americana". Rapidamente - poiche' l'Italia non e' l'America - sono diventate una specie di doveroso fastidio, a cui ognuno partecipa tanto per non perdere l'occasione. Come momento democratico, non sono granche': gli oligarchi continueranno a gestire i partiti come li hanno sempre gestiti, i militanti di base continueranno a contare pochissimo dentro di essi e molto nella societa' civile. Fra il dentro e il fuori continuera' ad esserci pochissimo rapporto, e l'unico collante vero fra essi continuera' ad essere la necessita' per entrambi di far fuori Berlusconi.

E il programma? Lo stabiliranno le primarie. Oppure le trattative nell'Ulivo. Oppure gli equilibri fra le correnti del Ds. Oppure gli incontri fra Rutelli e Prodi, sentito - beninteso - Bertinotti e non trascurato Mastella. Tutti questi importanti eventi produrranno tanti programmi di governo, ognuno migliore dell'altro. Ma il programma vero, quello che concretamente sara' applicato, sara' quello che scaturira' dalle cose, dal giorno-per-giorno concreto, dai rapporti di forza fra cococo' e imprenditori.

Da che parte staremo noi, come societa' civile, in questo caso? E' questa la cosa importante da decidere - ammesso che cose del genere possano essere decise *prima* - e non chi candidare alle primarie. I nostri "candidati", e' meglio portarli avanti *dopo* che Berlusconi sara' stato cacciato, e non nei corridoi ma direttamente nella societa'.

Catena di Sanlibero 298

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