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(23 Gennaio 2012) Enzo Apicella

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Un provvedimento illegittimo da ritirare, una tessera della CGIL da restituire

(24 Agosto 2005)

Con questa lettera aperta, che ci auspichiamo venga sottoscritta da un numero importante di attiviste e di attivisti legati al movimento sindacale, intendiamo proporre all’attenzione di quanti alle prospettive di tale movimento s’interessano un problema di non poco conto: quello posto dal recente provvedimento di sospensione con il quale i vertici della CGIL di Udine hanno sanzionato un suo giovane militante, Stefano Pol.

Tanti di noi conoscono il militante di cui parliamo: iscritto dal 2000 alla CGIL, Stefano da tempo è impegnato sul fronte della lotta alla precarietà, condizione di vita che ben conosce, non avendo ancora avuto l’occasione di sottoscrivere un solo contratto di lavoro stabile! In prima linea in tutte le battaglie decisive condotte dalla Confederazione, nel 2002 è stato eletto nel Coordinamento Nazionale del NIdiL (Nuove Identità di Lavoro), in considerazione dell’impegno con il quale ha sempre voluto caratterizzare la sua militanza per la difesa di tutti i diritti sistematicamente negati ai lavoratori atipici.

Un impegno combattivo il suo, e critico, certamente. Per nulla portato al conformismo, diffuso purtroppo anche in CGIL, Stefano ha avuto in più occasioni il coraggio di esprimere, sempre con grande schiettezza, le ragioni del dissenso che ha maturato nei confronti di alcune delle scelte della Confederazione. Animato dalla convinzione che l’attività sindacale, per essere efficace, non può che essere conflittuale, Stefano non ha fortunatamente mai imparato a fare l’ipocrita e ad inventarsi una finta adesione alle scelte che non riusciva a condividere. Negli attivi di base, così come nelle riunioni degli organismi dirigenti, non ha mai rinunciato a difendere, con la determinazione a cui ci ha abituato, il suo punto di vista, che poi è anche il nostro: la precarietà non può essere arginata, ma solo combattuta; non esistono forme precarie di lavoro da regolamentare, ma solo forme precarie di lavoro da eliminare.

La sua irriducibile ostilità verso le pratiche concertative che hanno caratterizzato, in questi anni, le relazioni dei principali sindacati (anche della CGIL) con le organizzazioni imprenditoriali gli ha procurato, ne siamo consapevoli, una grande diffidenza presso tanti dei dirigenti dell’organizzazione in cui milita. La novità di queste ultime settimane, tuttavia, è che tale diffidenza si è trasformata, del tutto illegittimamente a parer nostro, in un provvedimento di censura: esattamente la censura che vogliamo denunciare con questa lettera aperta, e di cui chiediamo l’immediato annullamento. Nello specifico a Stefano è stata sospesa, a fine luglio, la tessera d’iscrizione: a quanto pare è stato punito per aver criticato pubblicamente, a nome dell’area “Alternativa operaia in CGIL” (costituita a Bologna il 18 giugno scorso), l’intesa con la quale la CGIL, assieme a CISL e UIL, ha deciso di chiudere la mobilitazione che aveva coinvolto gli stabilimenti friulani della Sàfilo nelle settimane precedenti e che era esplosa contro la minaccia di chiusura di due di quegli stabilimenti.

Scriviamo “a quanto pare” visto che ad oggi a Stefano non è stata recapitata alcuna comunicazione scritta, e argomentata, relativa al provvedimento fatto scattare nei suoi confronti: in Camera del Lavoro, certo, è stato sottoposto ad una reprimenda di due ore per via dei volantini che ha distribuito in Sàfilo e che tanto devono aver fatto indignare il funzionario che ha seguito la vertenza, ma è legittimo sospendere un iscritto ricorrendo semplicemente ad una lavata di capo? E’ legittimo sospendere un iscritto per via delle critiche alla CGIL, “implicite”, contenute nei volantini che è stato accusato di aver diffuso e di cui tanto il funzionario in questione si dev’essere lamentato? Ma, soprattutto, è legittimo reagire ad una critica attraverso il ricorso ad un provvedimento disciplinare, di una certa gravità tra l’altro, e non attraverso l’apertura di un confronto sereno sui temi diventati oggetto di discussione?

No, non si tratta affatto di una decisione legittima e, se non conoscessimo l’amarezza che essa ha provocato in Stefano, la definiremmo pure ridicola. Ma come? Si sospende un militante perché ha avuto il coraggio di dire che non è con il ricorso sistematico alla cassa-integrazione che si difendono i posti di lavoro? Ma forse, anzi sicuramente, gli si contesta di aver discusso con le operaie e gli operai Sàfilo, fuori dai cancelli degli stabilimenti, le ragioni dei propri dubbi e di aver concordato proprio assieme ad alcuni di loro i testi dei volantini per cui è “sotto accusa”: a questo punto, però, i dirigenti della Camera del Lavoro parlino chiaro e spieghino esplicitamente che, dal loro punto di vista, l’unico dissenso legittimo è quello che viene tenuto rigorosamente nascosto (soprattutto nei mesi che precedono il congresso della Confederazione…).

No, non crediamo che in un’organizzazione democratica le cose possano funzionare in questo modo! Il pluralismo non va solo elogiato a parole, ma va concretizzato nei fatti, e la sospensione della tessera a Stefano rappresenta una smentita troppo palese di tale pluralismo per non essere denunciata, tanto più che Stefano, assieme alle compagne e ai compagni con cui ha elaborato e diffuso i volantini, ha avuto lo scrupolo di esprimere le proprie critiche con la prudenza di chi non ha alcuna intenzione di mettere in cattiva luce la propria organizzazione, ma solo di provare a correggerne l’orientamento (prudenza paradossalmente riconosciuta anche da chi ha deciso di sospenderlo per critiche definite, infatti, “implicite”).

C’è un solo modo per rimediare alla grave scorrettezza subita da Stefano: ritirare il provvedimento di sospensione e consegnare al più presto a Stefano la tessera di cui è sempre stato orgoglioso. Questo è ciò che chiediamo ai dirigenti della Camera del Lavoro di Udine, nella consapevolezza che, per le proprie battaglie, la CGIL ha un grande bisogno delle caratteristiche che hanno sempre contraddistinto Stefano: coraggio, lealtà e combattività. L’impegno per la difesa e il rilancio dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori non si concilia con il conformismo, infatti, né con l’ipocrisia di chi sa opportunisticamente adeguarsi, sempre e comunque, agli orientamenti prevalenti: queste caratteristiche a Stefano mancano, ma è proprio per questa ragione che sappiamo di poter contare su di lui nella lotta per l’emancipazione della classe lavoratrice.

La CGIL eviti di privarsi della sua attitudine combattiva, che tutti noi consideriamo estremamente preziosa.

Udine, 20 agosto 2005

Primi firmatari

- Gabriele Donato, Gianni Bertossi, Francesca Scarpato, direttivo NIdiL-CGIL Trieste
- Laura Bressan, Fatima Comisso, operaie Sàfilo
- Luigi Petris, delegato RSU Sàfilo, FILTEA-CGIL Udine
- Mauro Dorigo, delegato RSU cartiera Burgo, SLC-CGIL Alto Friuli
- Francesco Merli, coordinamento NIdiL-CGIL Bologna
- Fiammetta Fossati e Paolo Grassi, coordinamento NIdiL-CGIL Milano
- Mauro Vanetti, coordinamento NIdiL-CGIL Pavia
- Matteo Molinaro e Marco Vicario, a nome del Comitato in difesa della Scuola Pubblica (CSP) di Udine
- Deborah Ardilli ed Elena Ritossa, a nome del collettivo universitario “La Scintilla” di Trieste
- Patrick Del Negro e Vanessa Nadalutti, coordinamento Giovani Comunisti di Udine

ulteriori adesioni

- Alessandro Guglielmotti, FLC - CGIL Scuola, Udine
- Nicola Nardiello, coordinamento NIdiL Cgil Padova
- Alessandro Carrieri, Monica Soldà, direttivo NIdiL Cgil Trieste
- Silvia Giusti e Angela Coiutti, ex interinali della Regione Friuli Venezia-Giulia
- Daniele Della Mea, operaio A.B.S./Bertoli-Safau, F.I.O.M. Cgil Udine
- Claudio Vicentini, direttivo circolo Prc di S. Giorgio di Nogaro

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