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La maschera triste, e reazionaria, dell’ecologia al carnevale borghese

Da "Il Partito Comunista" N. 391 - Settembre-Ottobre 2018

(20 Ottobre 2018)

Dopo decenni di fallimenti pratici e successivi tradimenti politici, i partiti ecologisti di destra e di sinistra da alcuni anni in vari paesi di Europa incassano un disastro elettorale dopo l’altro.

In Francia buona parte di loro, compreso l’ex ministro all’Ecologia Nicolas Hulot, parteggiavano per una società “industriale ma intelligente”, che contemperasse un compromesso tra la sistematica distruzione del pianeta e delle specie viventi, animali e vegetali, e una sua gestione “più razionale”, che consentisse almeno la sopravvivenza della specie homo individualis. L’intenzione è chiara: non cambiare nulla nella base economica della società capitalista, la sua corsa alla produttività e ai consumi, lo sfruttamento implacabile del proletariato, ma rendere il meccanismo un po’ più “ragionevole”, con strumenti, ovviamente, altrettanto inoffensivi ed inefficaci di quelli precedentemente tentati. Ormai tutti conosciamo la storia e come va a finire!

Una piccola variazione sul tema ci viene però proposta da una corrente nota come ”collassologia” che, ammessa l’ormai evidente impotenza degli “ecologisti”, prevede l’inevitabile rovina della nostra società industriale. Questa tendenza si sta facendo strada velocemente tra le smarrite classi medie, alla ricerca di una “filosofia” che giustifichi l’esistere del loro ego, oggi nel terrore della crisi economica che piomba su di loro come l’iceberg sul lusso posticcio del Titanic! Il loro angosciante problema è come provvedere a salvarsi in prima persona, perché è ovvio che posto ormai per tutti questi signori e signore non ce n’è.

Uno dei loro portavoce è rappresentato da Yves Cochet, già ministro dell’ambiente nel 2001 sotto il governo “socialista” di Jospin. Questo eminente ”ecologista” militante ci propina dal 2007 una “analisi visionaria” del destino della specie umana, e ha pubblicato molti libri e articoli, tra cui quello riportato su Liberation del 27 agosto 2017. Questo il risultato dell’”analisi”.

Il periodo 2020-2030 vedrà la fine della società attuale a causa di una modificazione “geo-bio-fisica”, con un collasso (crunch) energetico, climatico, alimentare. Ovviamente il ministro sottace il fatto che queste calamità interessano già gran parte del globo, ma lui si preoccupa solo della parte ancora risparmiata! Ne seguirà un mero sopravvivere in un periodo “tormentato” dal 2030 al 2040, con ovviamente guerre, epidemie, carestie, distruzione di infrastrutture e governi, ecc. Viene da pensare all’apocalisse tanto attesa alla fine del primo millennio! L’autore viene qui a raffrontare questo periodo con la peste nera del 1348 in Europa, al termine della quale i sopravvissuti poterono “godere” (nel testo) delle risorse non consumate dalla metà della popolazione deceduta.

Infine ci sarà un periodo di rinascita nel 2040-2050, grazie ad alcuni gruppi “favoriti”, perché stabilitisi vicino a una fonte di acqua con scorte di cibo in scatola e medicinali, i quali potranno «reimparare le conoscenze di base per la ricostruzione di una civiltà veramente umana (...) finalmente libera dei relitti materiali del passato, riscoperte tutte in una volta sia le tecniche di base per il sostentamento della vita sia nuove forme di governance interna e una politica estera in grado di garantire una stabilità strutturale abbastanza lunga, indispensabile per qualsiasi processo di civiltà».

Queste lugubri marionette del puro pensiero borghese preferiscono sperare nei flagelli del Medioevo e nella morte di metà della popolazione piuttosto che nella lotta proletaria di classe! E perché ancora non hanno il coraggio di ammettere che per loro sarà meglio una terza guerra mondiale che un’esplosione rivoluzionaria comunista! Tutto, pur di non mettere in discussione i fondamenti della società capitalista il cui corso incontrollabile e mortale ha avuto l’unica funzione storica di sviluppare le basi economiche della società comunista.

Oh come sono belli da guardare i nostri “alternativi”, ai quali l’industria “ecologica” vende orticelli di sopravvivenza da mettere sui balconi, ripetendo a basso costo quella costruzione di individuali rifugi in giardino quando negli anni 1950 la borghesia terrorizzava con lo spettro della bomba atomica!

Ah la borghesia può essere orgogliosa dei suoi allievi: ripetono alla perfezione quello che ha loro insegnato nelle scuole e nelle università, nei suoi media ubbidienti, nelle correnti della pseudo-sinistra “alternativa”! Soprattutto non lotta di classe, ma una folle distruzione di beni materiali e di forze vive, cioè quelle del suo nemico di classe, il proletariato.

Alla borghesia occorre ormai distruggere quelle stesse basi economiche che essa stessa ha prodotto perché aprono la strada al comunismo, a quella orribile società che la lotta violenta del proletariato rivoluzionario potrebbe liberare! Tutto questo per poi avviare un nuovo ciclo di accumulazione del capitale, rinviando ancora una volta, dopo i precedenti delle due guerre mondiali, l’inevitabile fine del modo di produzione capitalistico, un cadavere che ancora cammina fra noi da più di un secolo.

Ma non saranno le manifestazioni dei “cittadini” né i sentimentalismi dei garbati difensori della natura distrutta e degli animali maltrattati a poter combattere il Moloc. Sarà necessario passare attraverso l’asprezza della lotta di classe quando il proletariato si leverà in piedi – non per difendere la natura e gli animali, ma per spezzare le catene del suo sfruttamento – contro il suo nemico mortale, la borghesia.

Che il proletariato internazionale rialzi la testa e si metta in movimento, armato delle sue organizzazioni e del suo partito di classe, per affrontare la violenza isterica dei borghesi e salvare, per prima, la razza umana! Non c’è altro modo per evitare il disastro che inevitabile si profila liberando il modo di produzione comunista. Solo allora, con la fine dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo e del demente consumare, inizierà la vera storia della specie umana e potrà infine nascere un rispetto consapevole della natura e delle sue specie viventi! Un uomo sociale, il cui primo bisogno sarà l’uomo stesso e attraverso il quale uomo la natura diventerà consapevole di se stessa.

PARTITO COMUNISTA INTERNAZIONALE

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