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Sangue e arena

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(11 Giugno 2012) Enzo Apicella

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APPUNTI, RILIEVI E OSSERVAZIONI SU Proposta di Del. Iniz. Consiliare PER INDIRIZZI E RIFORMA ASSISTENZA DOMICILIARE E SERVIZI ALLA CITTADINANZA

A cura del Raggruppamento Op. sociali in lotta di Roma (USI, CUB, COBAS, USICONS) ottobre 2018 – illustrato con intervento il 24 Ottobre 2018 Sala Rosi Dipartimento

(28 Ottobre 2018)

dipartimento politiche sociali roma

Roma, il Dipartimento Politiche Sociali

Art 1 manca il riferimento tra i destinatari dei servizi, ai minori, sono presi in considerazione disabili e anziani mentre tra le attività dei P.U.A. dei piani sociali di zona, vi è anche questo tipo di interventi.
Art 2 punto 13, sistema di P.U.A. Punto Unico di Accesso, è carente e non specifico su quale modello di strutturazione, gestione (diretta come al Mun. Roma 8 o esternalizzata a cooperative ed enti, come al Mun. Roma 5 e altri), personale e risorse; superamento criticità già rilevate nei Piani sociali di Zona municipali, sinergia con altri Enti competenti oltre a Roma Capitale (Asl, Regione), per le modalità, protocolli, forme di intervento concreto, operativo personalizzato o anche per gruppi e tipologie “omogenee”, allo scopo di avere rilevazione statistica, monitoraggio, data base efficiente e parametri e criteri di intervento per superamento difficoltà, su casi e tipologie particolari o complesse, sempre nella realizzazione di servizi di qualità e di buone prassi per il benessere della cittadinanza, beneficiari con soddisfazioni dei bisogni accertati e reali, delle famiglie e di lavoratori/lavoratrici che a vario titolo sono utilizzati-e, come anche indicato al punto 14 dell’articolo 2, per il superamento della frammentazione delle procedure (sovrapposizione di competenze tra enti diversi, diversificazione delle modalità di accesso ed erogazione, carenza di protocolli e tipologie standardizzate di accesso, monitoraggio, verifica ed erogazione, uniformi e validi per tutto il territorio, carenza di assunzione di responsabilità conseguente...,mancanza di sistemi informatici con rilevazione dati, data base efficaci).
Sui P.U.A.: carenza di un sistema informatizzato per i dati, statistiche, informazioni utili, con data base omogeneo per rilevazione dati e per osservazioni tecniche, in base all’esperienza maturata sulle casistiche affrontate; mancanza attuale di programmazione e pianificazione cittadina e utilizzabile tra i Municipi, su primo accesso ai servizi, attività di informazione e orientamento, verso rete dei servizi territoriali o invio alle Aree del servizio sociale; verifica se richieste di aiuto per sfera economica o se per sfera dell’autonomia;, con rilevazione per classi di età, condizione sociale, ambiti familiari, etnie e zone se popolari o con composizione sociale e di censo (meno abbienti), rispetto ad altri contesti territoriali o di censo, quindi per calibrare gli interventi, in base all’analisi della composizione della popolazione, del territorio, anche per il contrasto alle povertà e alle nuove povertà, che sfugge ai meri dati statistici; rapporto con strutture e analisi bisogni sociali (CA.A.T., SPRAR); carenza di risorse e priorità degli interventi, carenza di personale comunale e copertura per i servizi già esternalizzati, di forme di sinergia, di vigilanza e controllo da fenomeni di lavoro non regolare, a fronte di standard richiesti di quantità e qualità delle prestazioni da fornire;
Art. 2 punto 15 lettera b): sui criteri di scelta, anche per le criticità già rilevate per il c.d. “assistenza indiretta”, efficacia del servizio e prestazione, isolamento dell’assistente personale, percorsi di formazione, aggiornamento, ausilio tecnico e psico pedagogico su casi complessi, contrattualizzazione e livelli di retribuzione (che tipo di CCNL di settore far applicare per evitare disparità di trattamento), in analogia con i rilievi critici svolti in passato con le precedenti A.C., per i servizi a domanda individuale socio educativa (asili nido), con le esperienze delle mamme-tate o “tagesmutter” del nord Europa, come filosofia di fondo carenza di lavoro collegiale e di équipe, isolamento dell’operatore-operatrice, mancanza di sostegno di strutture psicopedagogiche o sanitarie, in presenza di tipologie complesse dei beneficiari, relazioni con le famiglie e forme di pressione o ricattabilità occupazionale, per prestazioni fuori dal piano di intervento personalizzato…). In generale anche se svolta in forma cooperativa da enti gestori terzi, o in forma di assistenza indiretta, la questione della salute e sicurezza sul-del lavoro, degli ambienti dove si svolge la prestazione professionale e lavorativa di intervento.
Questione relativa all’uso non controllato a sufficienza, del fenomeno di utilizzo di c.d. “volontari-volontarie”, in sostituzione e non in affiancamento di forza lavoro contrattualizzata e formata adeguatamente, fattore di rischio per creazione e consolidamento di sacche di lavoro “grigio”, “al nero”, non regolato da contrattualizzazione e verifica accertata del rapporto di lavoro…
Criticità sulla carenza di un superamento reale degli orientamenti e indirizzi per l’assistenza domiciliare, di quanto già rilevato nel 2012 con le Giunte dell’epoca e quella successiva, della D. G.S. 355/2012.
Art. 2 punto 17 sui Centri per la vita indipendente, non è ben specificato il rapporto se sostitutivo o integrato, con i modelli delle strutture residenziali per anziani (case di riposo, comunità alloggio, Rsa di natura sanitaria, altre forme di sperimentazione per il superamento delle case di riposo-cronicari), con altre strutture collegate come centri diurni, anche specializzati per le patologie di Alzheimer, demenza senile o parziale non autosufficienza, nonché sul modello di gestione (uso improprio del c.d. volontariato, che spesso diventa una forma non contrattualizzata né normata rispetto ai lavoratori-trici in regola, secondo il nostro ordinamento giuridico?)

COBAS LAVORO PRIVATO
UNIONE SINDACALE ITALIANA USI
CUB Confederazione Unitaria di Base
Associazione USICONS

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