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(13 Dicembre 2012) Enzo Apicella

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    11 NOVEMBRE: TRUFFERENDUM!

    (9 Novembre 2018)

    ma vaffanculo (autobus)

    Dietro l'ideologia della “partecipazione” e della “democrazia diretta”
    i promotori del referendum tifosi del SI privatistico e gli “oppositori” pubblici
    del NO, cercano di dare lustro e spazio ad una “regola” che lo stesso sistema di potere si è occupato di smentire nel recente e remoto passato.
    Ma ai tifosi dell'urna comunque declinata non basta e non serve nessuna lezione: dalle decine di referendum pilotati dai sindacati di stato puntualmente favorevoli ai loro contratti bidone, agli ultimi esempi di referendum “vinti” sull'acqua pubblica ma smentito nei fatti e sulla “modifica costituzionale” già ampiamente contenuta nel “pareggio di bilancio” imposta dal vincolo europeo.
    Adesso è il momento dell'Atac, da tempo attraversata da pulsioni privatiste e “risparmiatrici” fatte pagare ad utenti e lavoratori, che si vorrebbero trasformare in clienti e controllori antagonisti tra loro, invece che uniti nella stessa lotta per un servizio puntuale, economico e sicuro.
    Si vorrebbe sostituire alla battaglia di classe per un trasporto sociale la battaglia di carta pro o contro qualcosa che già c'è: un trasporto costoso, e pericoloso.

    portati, trasportati o deportati?
    TRUFFERENDUM

    Ci dicono che sono servizi, autobus, metro, treni.
    Ma, a parte che costano troppo e funzionano poco, servizi per chi? E perchè?
    Forse che servono ai padroni per de-portarci nei loro posti di lavoro, o nelle loro scuole, o nei loro quartieri, o nei loro divertimentifici?
    Vogliamo dire che questi servizi, anche se fossero “pubblici”, e magari piu' puntuali e piu' sicuri, sempre e comunque ci tras-porterebbero nei luoghi costruiti per noi dai padroni della metropoli.
    Avremo la certezza di arrivare puntuali al lavoro e a scuola, senza doverci giustificare con l'azienda o col professore, badgiando in orario e rispettando la campanella.
    Una sorta di paradiso in terra per uno sfruttamento senza ritardi, dove tutto funziona …....e i treni arrivano in orario!

    Certo, adesso ci tocca pagare caro, con biglietti abbonamenti e fiscalità alla fonte, un trasporto schifoso e pericoloso, che per altro unisce la repressione dei lavoratori del settore (vedi licenziamento della coraggiosa e combattiva autista Micaela Quintavalle) all'inasprimento delle sanzioni (ad opera di un esercito di novelli controllori sguinzagliati sulle vetture) per i “portoghesi” senza biglietto.

    Al posto di inutili partecipazioni referendarie, vere e proprie armi spuntate di distrazione di massa, dovremmo cercare di ricreare un minimo di rapporti di forza rispetto ai padroni Atac, unendo le rivendicazioni di tranvieri e utenti sul terreno della gratuitità del servizio, e della sua sicurezza.
    Insomma, non paghiamo piu' per essere deportati nei luoghi di sfruttamento fisico e mentale .

    Sulla pelle di tranvieri e utenti si giocano la loro partita elettorale, inscenando un referendum consultivo che,
    con una soglia ridicola, cerca di imporre un processo di privatizzazione già in corso da anni, che sta producendo repressione per i lavoratori e malservizio per i clienti.
    P.D. e partito radicale da una parte tifosi del si privatistico, sindacati di stato-governo comunale ed attacchini della destra e sinistra radicale per il no “sociale” si contendono appalti e scranni comunali nell'ennesimo, inutile, chiamata di correo della “società civile”.
    Intanto il trasporto rimane una tragedia quotidiana per pendolari, lavoratori e studenti, costretti a pagare molto per arrivare tardi e male sui luoghi di sfruttamento fisico,
    e mentale!
    Intanto i lavoratori Atac lavorano di piu' e peggio, senza poter aprire bocca pena repressione e licenziamento, come l'ultimo licenziamento di Micaela Quintavalle dimostra.
    Non c'è scampo al ritmo della metropoli,
    e ai suoi sistemi di mobilità, pubblici o privati che siano, comunque pagati da abbonamenti, biglietti e fiscalità generale.
    L'unica alternativa è quella di demolire la città,
    i suoi luoghi di detenzione lavorativa, scolastica, ricreativa,
    di disertare le false alternative tra farsi sfruttare ed educare in orario, o in ritardo.
    L'unica alternativa è quela di provare ad immaginare di vivere in un altro modo, spostandosi per vedere il mondo,
    e per vivere in un altro modo.
    In bus, in treno, in nave, o in aereo.
    Ma mai con i piedi per terra!

    Pino ferroviere

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