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Venezia: una iniziativa sulla questione palestinese, molto riuscita

(30 Novembre 2018)

palestina ca' foscari (vera)

Mercoledì 28 novembre si è tenuta a Venezia, in un’aula di Ca’ Foscari, un’iniziativa sulla “questione palestinese oggi”, che ha avuto un’ottima partecipazione di studenti (soprattutto), di attivisti e di pubblico interessato.

I relatori, Jamil Hilal (sociologo dell’università di Bir Zeit e militante della causa palestinese) e Jeff Halper, un antropologo israeliano fondatore di un movimento contro la distruzione delle case dei palestinesi, hanno svolto un’esauriente e aggiornatissima analisi della situazione in Palestina, e criticato senza mezzi termini il “settler colonialism” israeliano dalla sua nascita ad oggi, la politica di apartheid instaurata dallo stato di Israele contro i palestinesi, e la radicalizzazione in atto, con il governo Netanyahu e con il crescente peso politico del movimento dei coloni, di una politica di stato etnicista, di vera e propria pulizia etnica, di negazione dei diritti e perfino dell’esistenza stessa dei palestinesi (è stata richiamata l’espressione di I. Pappe, “genocidio incrementale”), che si è formalizzata con la decisione del 19 luglio di dichiarare Israele lo “stato nazionale del popolo ebraico”. Molto importante anche la denuncia del fatto che Israele testa sulle masse palestinesi i prodotti bellici di ultima generazione da vendere poi a scala mondiale per implementare il fulcro della sua produzione industriale che è costituito dalla produzione bellica e di apparati securitari di spionaggio e controllo delle popolazioni.

Entrambi i relatori hanno dimostrato che lo stato di Israele ha sistematicamente raso al suolo la possibilità di veder nascere sul suolo della Palestina storica “due stati” secondo la formula “due popoli, due stati”, per cui la sola opzione praticabile è, a loro avviso, quella di un solo stato democratico bi-nazionale con pari diritti per palestinesi (inclusi, ovviamente, i palestinesi della diaspora desiderosi di tornare) e israeliani. Ed entrambi i relatori hanno sottolineato come Israele, benché sia è decisamente più forte, anche per l’appoggio che riceve dagli stati occidentali e da diversi stati arabi, non riesce a vincere, non può vincere, perché la resistenza dei palestinesi è stata tale da impedirgli di fare quello che è avvenuto nella colonizzazione dell’America del Nord, in larga parte dell’America del Sud e dell’Australia, ossia il pressoché totale sterminio degli autoctoni.

Molto interessante è stato l’intervento di Jamil Hilal anche quando ha spiegato come l’istituzione della “autorità palestinese”, sebbene non abbia portato alla nascita di un vero e proprio stato, ha approfondito le divisioni di classe all’interno della popolazione palestinese sia della Cisgiordania che di Gaza, con la formazione di una classe media impiegata soprattutto in ambito amministrativo che è divenuta un elemento di difesa dello status quo, e quindi conservatore, non certo rivoluzionario. Ha però sottolineato come ci sia un grande fermento tra i giovani, anche nell’ambito della produzione culturale per tenere viva la causa palestinese, e si è detto ottimista per il futuro. Da parte sua Jeff Halper ha parlato esplicitamente di apartheid e non succede tutti i giorni di sentire da un cittadino israeliano una denuncia senza mezzi termini di questa intollerabile situazione.

Nel vivace dibattito che è seguito, gli interventi dei collettivi studenteschi Nur e Briati, del Comitato Freniamo le ruote dell’occupazione, della Comunità palestinese, di Cinema senza diritti e di Assopace hanno puntato il dito sulla strettissima e sempre più estesa collaborazione tra gli apparati economici, politici, militari e accademici (Techion, ad esempio) di Israele e dell’Italia, rinsaldati dalle recenti decisioni di dare il via libera al gasdotto East Med, che dovrebbe portare a Otranto gas estratto dai giacimenti israeliani e ciprioti e dallo scambio di prodotti bellici tra i due stati (droni israeliani per l’Italia, jet di Finmeccanica per Israele). E’ stata anche esposta la frenetica attività della destra israeliana in Italia, legata oltre che alla Lega di Salvini all’intero arco costituzionale (il Pd in particolare), e dei suoi circuiti di informazione deformata e intimidatoria di impianto sionista, ed è stata anche citata la formazione in Italia di un comitato di avvocati per Israele intenzionato a passare al setaccio e criminalizzare tutta l’informazione critica nei confronti del colonialismo israeliano e della sua macchina di oppressione e di sfruttamento.

Il “messaggio” all’assemblea del Comitato permanente contro le guerre e il razzismo di Marghera può essere riassunto così:

Sempre dalla parte delle masse palestinesi oppresse da Israele, con la loro irriducibile resistenza, per la loro lotta di liberazione nazionale e sociale;
Un forte appello alla parte non sfruttatrice della popolazione israeliana a svegliarsi e separare il proprio destino da quello dello stato colonialista-militarista di Israele;
Per la soluzione della “questione palestinese” è necessaria una grande sollevazione sociale di area delle masse oppresse e sfruttate che metta in discussione l’intero ordine capitalistico-imperialista nell’area stessa, e instauri non una “classica” democrazia borghese, ma una “democrazia” dei lavoratori, e cioè il potere delle classi lavoratrici.

L’assemblea si è conclusa con l’impegno a dare continuità a questa iniziativa.

Venezia, 29 novembre 2018

pungolorosso.wordpress.com

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