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(27 Settembre 2011) Enzo Apicella

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INDUSTRIA 4.0 E LOTTA DI CLASSE

(1 Dicembre 2018)

Editoriale del n. 71 di "Alternativa di Classe"

made in china 2025

Nella seconda metà del Settecento la macchina a vapore ed il carbone, un secolo dopo l'elettricità, il motore a scoppio e il petrolio, quindi l'energia atomica, l'arrivo dei primi computer e internet. Sono i 'lampi' che hanno segnato le prime tre rivoluzioni industriali.
Quella in corso è considerata la quarta, con l'innovazione digitale che entra nelle fabbriche e diviene fattore decisivo per l'aumento della competitività del manifatturiero nella società capitalistica. Il presente si popola di robot. Grandi gruppi industriali adottano le nuove tecnologie.
La Germania è stata la prima nazione nel mondo a definire una strategia nazionale per digitalizzare la manifattura (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno V n. 57 a pag. 2). Era il 2011. Un anno dopo, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna.
In Italia nel 2016, con il Governo Renzi, è stato presentato il Piano nazionale industria 4.0. Il mercato dei progetti di “Industria 4.0” in Italia nel 2017 raggiunge un valore compreso fra i 2,3 e i 2,4 miliardi di Euro, di cui l'84% realizzato verso imprese italiane ed il resto come export, mostrando una crescita del 30% rispetto al 2016.
E' opinione comune che l'epicentro della rivoluzione digitale sia l'occidente capitalistico. Ma gli eventi degli ultimi anni mostrano che la Cina sta diventando leader nella costruzione della società digitale. Le nuove tendenze del mondo del lavoro nello stadio più avanzato del capitalismo vanno ormai cercate in Cina.
“Made in China 2025” è il nome con cui il governo cinese ha ribattezzato il Programma di avanzamento digitale e tecnologico dell'economia, varato nel 2015. In dieci anni il Programma ha l'obiettivo di trasformare “la fabbrica del mondo” in una mega industria 4.0. Investimenti in internet, super computer, intelligenza artificiale (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno IV n. 45 a pag. 4), robotica, automazione industriale: la Cina vuole diventare indipendente dalle importazioni in una serie di settori strategici per l'industria. I robot industriali dovranno passare dal 50% del 2020 al 70% in cinque anni.
La Cina vuole mettere in discussione il primato tecnologico occidentale. Gli USA se ne stanno accorgendo, e la guerra commerciale in atto si sta trasformando in “guerra tecnologica”. La Cina non produce robot e automazione solo per le proprie fabbriche, ma anche per l'esportazione. Secondo ricerche recenti sui trend del mercato dell'intelligenza artificiale nel 2018, le “start up” (cioè le imprese alla ricerca di un nuovo tipo di business) cinesi hanno superato quelle americane per quanto riguarda la raccolta di fondi. La Cina raccoglie il 48% dei finanziamenti mondiali, superando gli USA, fermi a quota 38%.
Sarà all'interno della potenza imperialista cinese che il mondo del lavoro, tanto quello tradizionale, quanto quello ultraprecario e deregolamentato della gig economy, troverà nuovi strumenti e nuove contraddizioni da affrontare.
L'ideologia ufficiale della Repubblica popolare cinese parla della costruzione del “socialismo con tratti cinesi”; in realtà si tratta di costruzione e sviluppo del capitalismo e dell'imperialismo con tratti cinesi. Il capitalismo cinese usa le più recenti tecnologie dell'informazione, e vuole diventare in breve tempo un modello per tutti i Paesi capitalistici.
In Italia il Piano, elaborato dall'ex ministro Calenda, prevedeva sgravi fiscali e agevolazioni di vario genere alle imprese per l'acquisto di macchinari d'avanguardia e tecnologie. Nella versione finale del disegno di legge di bilancio presentato dal governo Lega+5Stelle, figura un maxi articolo 19, nel quale sono previste norme dedicate alla Nuova Sabatini, per la quale è previsto un RIFINANZIAMENTO complessivo per 480 milioni di Euro. La Nuova Sabatini è l'agevolazione messa a disposizione dal Ministero dello sviluppo economico con l'obiettivo di facilitare l'accesso al credito delle imprese ed ACCRESCERE LA LORO COMPETITIVITA'.
Il comma 20 dell'art.19 è dedicato ad Intelligenza artificiale e Internet ”Per perseguire obiettivi di POLITICA ECONOMICA CONNESSI AL PROGRAMMA INDUSTRIA 4.0”. La disposizione prevede l'istituzione di un fondo per ”Interventi volti a favorire lo sviluppo tecnologico e le applicazioni di Intelligenza artificiale”, con una dotazione di 15 milioni di Euro per gli anni 2019-2020-2021. Ancora tanti soldi per i padroni!!
La quarta rivoluzione industriale ridisegna l'economia capitalistica e investe non solo il mercato, ma l'intera società, le istituzioni borghesi, i centri del sapere, la scuola. Nella società capitalistica tutte le innovazioni tecnologiche amano presentarsi come una opportunità di liberazione del genere umano dalla fatica, dalla miseria e dal bisogno. L'ultima innovazione, la rivoluzione digitale, l'industria 4.0, è la più potente di tutte, perché non solo permette di produrre, sempre più velocemente e a più basso costo, nuovi e più numerosi beni e servizi, ma anche perché, modificando il rapporto tra le persone e gli strumenti tecnologici, modifica le caratteristiche della stessa vita quotidiana dell'individuo contemporaneo.
Occupazioni, comportamenti, stili di vita, mentalità e morale comune, stanno cambiando di pari passo con la diffusione dell'informatizzazione dell'economia della società borghese, degli apparati politici di sorveglianza e di consenso. Le tecnologie finora non hanno liberato l'uomo dal lavoro. Sono state utilizzate per aumentare la produttività e i profitti.
Negli ultimi anni i salari dei lavoratori si sono ridotti e la disoccupazione distrugge le famiglie. Noi ci proponiamo di valutare la questione da un punto di vista di classe: quello dei proletari, del <>, delle persone viventi che rendono possibile la produzione e alimentano la mega macchina digitalizzata.
Ci troviamo dentro una MUTAZIONE EPOCALE DEI RAPPORTI DI PRODUZIONE. Per quanto automatizzate e intelligenti siano, le nuove macchine hanno sempre bisogno di chi insegna loro come riconoscere simboli e immagini, come raccogliere, codificare e classificare i dati, come “nutrire gli algoritmi”. L'algoritmo è un concetto fondamentale dell'informatica, perché è alla base della nozione di calcolabilità. L'algoritmo è un procedimento che risolve un determinato problema attraverso un numero finito di passi elementari, in breve tempo.
La rivoluzione digitale interesserà in profondità tutti i sistemi produttivi. L'economia digitale rende le relazioni produttive sempre più funzionali alla valorizzazione dei capitali investiti. La prestazione lavorativa cambia. Dall'operaio massa, alla folla anonima di lavoratori occasionali ma perennemente a disposizione, flessibili e specializzati, precari, saltuari, ma sempre sotto pressione. Nella catena di montaggio (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno I n. 10 a pag. 5) taylorista, i lavoratori erano considerati appendici delle macchine, come ora lo sono degli algoritmi. Con l'aggravante che l'orario di lavoro non finisce mai, e il luogo di lavoro è in ogni dove.
In questa fase storica, il dominio del capitale si fa particolarmente aggressivo, grazie al controllo dei processi globali di innovazione ed alla minaccia delle delocalizzazioni verso Paesi a basso costo del lavoro. Tutte le imprese, e non soltanto le società di servizi come Foodora, Deliveroo, Uber, ecc., utilizzeranno sempre più piattaforme digitali, al fine di integrare le varie componenti delle loro attività, dalle strutture fisse al lavoro. Esse si organizzeranno per mezzo di sistemi di programmazione algoritmica, all'interno dei quali troveranno spazio la robotica e l'intelligenza artificiale, a parziale sostituzione di uomini e donne.
Con la rivoluzione digitale dell'industria 4.0 il lavoro non è finito. Sta finendo un modello di lavoro salariato retribuito, mentre si moltiplica il lavoro precario, anche attraverso l'automazione, il lavoro a termine, le applicazioni mobili ( le app), al di là dello schema predeterminato del Contratto di lavoro. La questione dei “cottimisti digitali” rappresenta un tema cruciale: il lavoro dei facchini, il lavoro a chiamata nei trasporti, nelle pulizie e nelle cure familiari, costituiscono il nuovo capitalismo delle piattaforme.
Il settore della distribuzione sta creando un esercito di nuovi poveri. Il cottimo tecnologico e la prestazione psico-fisica computerizzata saranno applicate alla forza-lavoro nel corso delle prossime generazioni. Le automobili potranno un giorno anche guidarsi da sole, ma nell'ufficio della piattaforma digitalizzata dovranno lavorare un nuvolo di uomini e donne a mappare strade, installare sensori e radar, effettuare sopralluoghi, mantenere cavi e satelliti, implementare la sicurezza informatica.
In Italia, per le aziende che hanno investito in sistemi informatici, le plusvalenze hanno trovato fondamento nello sfruttamento di forza-lavoro di migranti. Laureati e diplomati resi ricattabili per la vulnerabilità del loro status e le politiche reazionarie di gestione dei confini.
Gli addetti nel settore della logistica sono finiti nella tagliola del sistema delle cooperative. Tale sistema ha permesso di eludere le tutele e le garanzie contrattuali previste dal CCNL.
A comporre il sistema vi sono attori diversi. Molte sono le “finte” cooperative, create esclusivamente per aggirare la legislazione in materia; in vari casi sono società che nascono, spariscono o cambiano nome con estrema rapidità e grandi vantaggi anche sul piano fiscale. Queste cooperative ogni due anni cambiano nome, così non pagano i contributi in barba ai lavoratori oppure ricorrono a prestanome diversi. Magari trovano proprietari di 80 anni che non sono perseguibili.
Occorre raggiungere i tanti lavoratori che vivono in un contesto di frammentazione, che impedisce loro di lottare e di ottenere risultati significativi. Occorre che la battaglia diventi la più ampia possibile, con una visione generale in grado di mettere in discussione l'insieme di questo sistema di sfruttamento, basato sulla ricerca del massimo profitto.
Il capitale sta portando un violento attacco alle condizioni di lavoro e di vita, facilitato dal comportamento delle burocrazie sindacali, che, al tavolo della trattativa nazionale del comparto della logistica, accettano di fatto le richieste padronali e nascondono ai lavoratori la svendita di diritti.
Servono lotte vere, fatte di scioperi, di picchetti, di coordinamenti tra le diverse realtà. Lotte che sappiano spostare i rapporti di forza a favore dei lavoratori della logistica (e non solo) e conseguire tangibili risultati sulle condizioni di lavoro e contrattuali. Contro qualsiasi riforma populista che provenga dalle consorterie borghesi, si tratta, in primo luogo, di organizzare la lotta dei lavoratori per obiettivi immediati di classe.

Alternativa di Classe

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