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Miserie (senza splendori) dei sinistri intellettuali italiani

A proposito del defunto intellettual-parrmiggiano Bertolucci e di Ultimo Tango a Zagarol

(30 Novembre 2018)

morandini 2017

Ringrazio sentitamente l’amico, compagno, fratello (e chi più ne ha ne metta) Leo...ardo da Roma per aver postato su FB una scena di Ultimo tango a Zagarol, parodia del troppo incensato(e censurato) Ultimo tango a Parigi del testé defunto Bernardo Bertolucci, in odor di sinistra santità.

Film che non ebbi la (s)ventura di vedere (c’era di meglio).

Era l’anno di grazia 1972. Avevo un’età di mezzo. Non avevo conosciuto i casini (bordelli, postriboli, case chiuse ...) e, inconsapevole, vivevo la rivoluzione sessuale (all’italiana). Quindicenne, avevo letto La Rivoluzione Sessuale di Wilhelm Reich, pubblicata da Feltrinelli nel 1963. E ci ragionavo sopra.

A Parma, il ventiduenne Bertolucci (sfiorato dalla nostalgico del fascino del bordello), subiva la bigotta «linea» delle sacrestie provinciali del partitone nazional-popolare del Palmiro (Togliatti). Difensore di una retriva morale familistica (e misogina). Con qualche eccezione per le élites ...

Le traversie giudiziarie del filmastro bertolucciano non mi turbavano. Cristo! Nelle piazze d’Italia il sangue scorreva, grazie a celerini e fasci. C’era poco da ballare il Tango a Parigi!

Forse, per snobismo intellettuale, non cercai neppure sacrosante distrazioni (visti i tempi) in Ultimo tango a Zagarol. Io ero un fan del Principe Totò, in arte De Curtis, e disprezzavo i due guitti siciliani. Feci male.

Ora vengo a sapere che il film, interpretato dal Marlon/Franco, riscosse, a sorpresa, un certo successo anche da parte della critica, fino ad allora assai poco tenera nei confronti delle pellicole di Franco Franchi: «provocatoriamente» Goffredo Fofi affermò di preferire il film di Nando Cicero all’originale e persino Francis Ford Coppola e Robert De Niro ne furono entusiasti. È in questo senso sintomatica la rivalutazione posteriore anche di Morando Morandini che se nel suo Dizionario del 1998 ancora assegnava al film una stella definendolo una "noiosa parodia", nella versione più recente del 2017 gliene assegna "due e mezzo", definendolo più una cupa "rilettura" che una semplice satira dell'originale, lodando l'interpretazione di Franco Franchi.

Dopo quasi mezzo secolo, i giudizi di «femmine e maschi» (dotati di qualche sensibilità) stroncano senza appello il parigino tango. E il suo autore.

Su una sponda apparentemente opposta, troviamo Novecento. Ancora peggio: si passa dal maschilismo alla truffaldina mistificazione politica che, implicitamente, fa da sponda al maschilismo, giustificandolo, se non legittimandolo. Ma questo è solo un aspetto di contorno di una nefasta cultura che ha prodotto l’odierno imperante sovranismo, con il buon Salvini & Co.

Do you remember il celodurismo(1) leghista da bordello di provincia?

Tanto caro ai fasci d’antan e ai loro nipotini sinistrorsi, stile Bertolucci.

In breve.

In Novecento, Bertolucci offre l’immagine del fascismo agrario emiliano, la componente più retriva e di comodo, perché nasconde la vera anima «progressista» del fascio, quella legata al grande capitale industriale NORDISTA, con al seguito molti intellettuali emergenti e futuri politicanti della Repubblica democratica nata dalla Resistenza (un certo Giorgio Napolitano, per esempio). L'esasperato estetismo (un po' dannunziano) supplice alla povertà della sostanza.

Milano, 30 novembre 2018.


(1) Celodurismo: grido di protesta del partito denominato Lega Nord, con riferimento traslato al carattere «maschio» del partito stesso [Enciclopedia Treccani].

Dino Erba

Fonte

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