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(3 Dicembre 2018)
Non da oggi, la crisi economica mondiale mette in moto strati sociali diversi. Come mostra il cosiddetto “movimento dei gilet gialli” in Francia e in Belgio, le mezze classi – settori della piccola borghesia e dell'aristocrazia operaia – scendono in campo, a volte anche con modalità violente o ribellistiche, per difendere “diritti” che hanno sempre creduto, illusoriamente, “acquisiti”. A queste reazioni, fanno riscontro – per il momento – l'assenza e il silenzio quasi totali del proletariato, vera vittima e obiettivo del disperato tentativo del modo di produzione capitalistico di uscire dalla propria crisi. Dopo decenni e decenni di pratica opportunista e riformista, sindacale e politica, di illusioni sul presente come “il migliore dei mondi possibili”, di divisioni e confusioni, di dispersione e repressione delle anche minime risposte operaie, di abitudine indotta a considerare l'“economia nazionale” come “bene supremo” da difendere e lo Stato borghese come arbitro amico, come buon padre e buona madre, invece che come arma al servizio della classe dominante, i proletari, salvo circoscritte manifestazioni coraggiose per lo più a opera degli strati più sfruttati e indifesi, ancora tacciono e assistono, inconsapevoli della propria enorme forza potenziale. Sempre più forte si fa dunque il bisogno di un rafforzamento e radicamento del partito rivoluzionario, atto a organizzare e dirigere le risposte inevitabili a una crisi destinata ad approfondirsi giorno dopo giorno ovunque nel mondo, e a farle uscire dal vicolo cieco dell'interclassismo o del ribellismo fine a se stesso, indirizzandole verso quello che è l'unico obiettivo storico da raggiungere: la rivoluzione e la presa del potere, per l'instaurazione della dittatura proletaria come ponte di passaggio alla società senza classi, al comunismo.
2/12/2018
Partito comunista internazionale
(il programma comunista – kommunistisches programm – the
internationalist – cahiers internationalistes)
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