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Gilets Jaunes: alcune note

(4 Dicembre 2018)

Il movimento è iniziato come rifiuto dell’aumento del prezzo del carburante. Le prime recriminazioni facevano rilevare il divario tra la città (Parigi in primo luogo) e i territori interni, Mentre cioé la popolazione di Parigi ha a disposizione una rete di trasporti pubblici, gli abitanti dei piccoli centri e delle campagne, non hanno altra soluzione che muoversi in auto, anche perché le tratte interne dei servizi pubblici sono state in gran parte dismesse. L’aumento, anche di una piccola percentuale, pesa sui bilanci della popolazione, che ha già subito le misure governative sulla diminuzione del salario reale. Il governo Macron, dicono i GJ, ha messo un minuto per abolire la tassa patrimoniale, e allo stesso tempo ad aumentare le trattenute sociali sul salario. La gente non accetta più questo regolare attacco alle proprie condizioni di vita. E ha deciso di passare alla controffensiva cominciando col bloccare le vie di comunicazione. Secondo rilevazioni oltre il 70 per cento della popolazione appoggia la mobilitazione dei GJ e nessuno si é lamentato per i disagi conseguenti al blocco.

Il movimento è sorto spontaneamente a partire da un appello su Facebook di un autista chiamando a dimostrare indossando appunto un gilet giallo, e si é esteso poi per mezzo del web a tutto il Paese. Attraverso una “déclaration” il movimento ha chiarito alcuni punti fermi della propria azione. Anzitutto il movimento è di tutti ma non è consentito a nessuno di parlare o prendere decisioni a nome del movimento. In questo senso sono stati rifiutati sia i partiti che i sindacati a prendere parte in quanto forze organizzate: aderenti a partiti e sindacati possono certamente aderire e partecipare a titolo individuale come cittadini. Per quanto riguarda i sindacati la misura è rivolta principalmente verso le organizzazioni sindacali nazionali, mentre a livello locale molte organizzazioni sindacali hanno aderito al movimento. A questo proposito é utile ricordare la fine del Maggio '68 sancito dagli Accordi di Grenelle tra i grandi sindacati, il padronato e il governo: per una manciata di miglioramenti salariali e normativi il movimento conobbe la sua fine. Certo, forse memori di questa esperienza storica, i GJ hanno dall’inizio messo le mani avanti. Non solo ma la “déclaration”stabilisce altresí che il movimento non ha rappresentanti abilitati a trattare col governo e quindi prendere decisioni valide per un accordo. Il movimento è invece impegnato al momento a eleggere esponenti delle varie regioni che possano funzionare come punti di riferimento territoriali. Esponenti che funzioneranno come messaggeri nel caso di incontro col governo. La richiesta centrale del movimento è essere ricevuti dal presidente per discutere le misure sociali prese e da intraprendere. Questa richiesta é legittima anche in quanto già da anni i governi hanno dichiarato per iscritto che esso amministra non “in nome del popolo” ma “insieme al popolo”. Parole che sono rimaste chiaramente sulla carta.

Il movimento contesta le misure decise dal governo a favore dei ricchi a spese del popolo. Il quale non è stato mai consultato. La richiesta perciò è di essere ricevuti dal presidente per presentare le proprie richieste. (Questo argomento ricorda un po’ la rivendicazione del Terzo stato nel confronti del re, al tempo della Rivoluzione.) E' stato posto in chiaro che, allorquando il presidente avrà espresso le sue posizioni in seguito a un probabile incontro, queste saranno esaminate e discusse da tutta la popolazione prima di prendere una decisione. Anche a questo scopo è in gestazione il progetto da parte dei GJ di organizzare delle Assemblee cittadine, che potranno certamente portare avanti piú organicamente la lotta.

La mobilitazione dei Gilets Jaune ha finora non solo passato i confini ma anche esteso in campo nazionale le adesioni come quelle degli studenti e degli abitanti delle banlieues. Tutti con le proprie rivendicazioni ma uniti nella ribellione contro il governo Macron.


4/12/18

Nicolai Caiazza

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