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(15 Gennaio 2011) Enzo Apicella
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Agenzie fiscali: nel guazzabuglio degli accordi sindacali di fine luglio.

(3 Settembre 2005)

Non è semplice districarsi nel labirinto degli accordi sulla produttività e sindacali firmati negli ultimi giorni di luglio all’Agenzia del Territorio, Dogane ed Entrate.

Piuttosto che inerpicarsi in spregiudicate difese trionfalistiche degli stessi o evidenziare impercettibili differenze e distinguo tra un accordo e un altro, oppure inventarsi improbabili aggiustamenti, almeno in questa fase, preferiamo compiere un ragionamento generale sulla vera natura e finalità del salario accessorio: naturalmente, pur consci della blindatura di tali accordi, non ci sottrarremo al compito di fornire indicazioni, quando si apriranno le trattative nei singoli uffici, per cercare di appianare il più possibile le differenze retributive.

Il Fondo Politiche di Sviluppo (ex FUA) non è frutto della gentile elargizione dell’Amministrazione, ma è finanziato direttamente (attraverso una quota degli aumenti contrattuali) ed indirettamente (attraverso i c.d. risparmi di gestione) da tutti i lavoratori: tutti, pertanto, dovrebbero avere diritto alla medesima quota.

Eppure accade che, all’Agenzia del Territorio, l’accordo sulla produttività esclude l’ufficio di Trieste dalla corresponsione dei compensi, per il mancato conseguimento degli obiettivi: i lavoratori di questo ufficio, che, come tutti, hanno contribuito al finanziamento dell’FPS, non accederanno a nessuna quota del salario accessorio!

A questo si aggiunga che le convenzioni, strumento attraverso il quale Ministero ed Agenzia stabiliscono gli obiettivi necessari per accedere al salario accessorio, è l’ennesimo strumento per erodere salario ai lavoratori. Difatti, mentre le somme del FPS sono pressochè costanti da anni, gli obiettivi da raggiungere per accedere a tali somme sono aumentati di anno in anno: ovvero si lavora di più e si guadagna meno.

Ma l’incertezza circa le quote di salario contrattate, non riguarda soltanto il quantum della retribuzione (considerata la forbice retributiva da ufficio a ufficio e da lavoratore a lavoratore), ma anche il quando della prestazione lavorativa: tali compensi, infatti, riguardano il 2004, ma, considerati i tempi necessari per la contrattazione ufficio per ufficio, e i cronici ritardi nella corresponsione, tali somme verranno corrisposte con il consueto estremo ritardo.

L’ altra voce della quale è composto il salario accessorio, le indennità di professionalità, sono, poi, lo strumento utilizzato dall’Agenzia per legittimare il mancato riconoscimento del diritto alla carriera: invece di affrontare la questione dell’ordinamento professionale e riconoscere il sacrosanto diritto alla carriera, si colmano lacune organizzative retribuendo in maniera forfettaria, lavorazioni che necessiterebbero di un inquadramento professionale ed economico superiore.

In realtà il salario accessorio consente ai dirigenti di premiare i lavoratori più “fedeli alla linea” e dividere il personale, impedendo qualsiasi tipo di rivendicazione collettiva.

Dinanzi a questa situazione non vi sono scorciatoie ed aggiustamenti in corso d’opera:

1) deve essere riconosciuto il diritto alla carriera per tutti e l’inquadramento di tutto il personale verso l’alto;

2) tutto il salario accessorio deve essere stabilizzato in busta paga, senza sperequazioni e corporativismi di sorta.


Ed inoltre, in questa matassa, non ci convince nemmeno l’accordo falsamente “progressista” del Territorio riguardo i Contact Center dove non vorremmo, che sull’altare di una sperimentazione “nuovista” tutta da verificare, si nascondesse l’ennesimo prezzo salato da pagare per i lavoratori.

Ed inoltre ancora peggio alle Dogane con la dilazione dell’istituto RSP sino al 30 settembre 2005 o il finto accordo che procrastina al 31-12-2005 la conclusione delle procedure di mobilità del 2004 e pregresse, senza dare una (diciamo una!!!) risposta positiva e trasparente alla moltitudine di lavoratori che da anni rimangono nella stessa sede senza la possibilità di poter spostarsi verso uffici e città più gradite.

Questo accavallarsi di accordi, verbali, pezzi di carta negativi oppure vuoti, inutili e fumosi quando vanno bene, non risolvono e non danno soluzioni dignitose al personale delle Agenzie Fiscali.

Ci viene il fondato sospetto/certezza che servono solo per tenere in piedi l’organigramma, le strutture e il ruolo delle compagni sindacali dei nostri uffici.

COBAS Pubblico Impiego
Finanze e Agenzie Fiscali
aderente alla Confederazione COBAS

Fonte

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