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“Se il diritto al lavoro è un problema di ordine pubblico, il diritto rischia di diventare solo una rivendicazione sociale”

Comunicato sulle denunce che hanno colpito i lavoratori in sciopero a Modena

(14 Febbraio 2019)

simbolo potere al popolo

E' assai grave, quello che sta avvenendo nella nostra provincia contro i lavoratori colpiti da denunce, solo per il semplice fatto che si sono permessi di rivendicare il diritto al lavoro e ad un futuro per le loro famiglie. Grave non solo per quelle persone padri e madri di famiglie che oltre a perdere il lavoro dovranno subire un processo ma anche perché apre un ulteriore precedente antidemocratico e repressivo, non solo nel nostro territorio, che va denunciato. Come è estremamente grave la mancata dichiarazione di condanna della politica locale verso tale sopruso, che ha così consentito impunemente un attacco diretto contro il diritto alla rivendicazione sindacale sancito dalla nostra Costituzione. Qui la vera questione è, come purtroppo fu negli anni 50' dove alle fonderie si trucidarono dei lavoratori disarmati, che se si pensa di gestire queste vertenze con la repressione e quindi come una questione di ordine pubblico, il rischio è che questa lo diventi realmente con tutte le più nefaste conseguenze. E' ora che si faccia un passo indietro, anche se il decreto sicurezza approvato da questo governo non sembra proprio esserne espressione. E' ora che tutte le forze politiche presenti e quelle che pensano di governare questo territorio si esprimano non attraverso insostenibili ordini del giorno dove si pone nelle medesime condizioni, lavoratori, a cui è stato accertato la negazione di un diritto; imprese che sfruttano con contratti di lavoro capestro la debolezza sancita dalla disoccupazione e forze dell'ordine che in barba al loro mandato difensivo della popolazione, agiscono a comando dei più forti contro i più deboli.

La denuncia nei giorni scorsi di un sindacalista della Fiom/Cgil, Cobas e altri lavoratori, ne è un esempio. Denunciati o licenziati senza reintegro per aver ostacolato le attività dello stabilimento incriminato durante i presidi o perché iscritti a organizzazioni sindacali confederali e/o rivendicative, esprimono un concetto di equità lontano dal diritto che gli organi di giustizia dovrebbero presidiare e difendere. Non è possibile accettare che le leggi italiane permettano aggressioni ingiustificate ma soprattutto prive di confronto con quei lavoratori trattati come delinquenti per il solo fatto di aver deciso di organizzarsi per evitare di perdere il posto di lavoro e, invece, le aziende che licenziano rimangano inattaccabili e difese nonostante gettino, a torto, nella disperazione intere famiglie. Ignorando e violando così oltremodo, l’art.41 della Costituzione – che fino a prova contraria ancora esiste in questo Paese – che prevede la responsabilità sociale dell’impresa.

Per questo, oltre ad esprimere tutta la nostra solidarietà a quei lavoratori, se saranno confermate le notizie di stampa odierne, Potere al Popolo sarà al fianco di tutte le mobilitazioni che la Fiom/Cgil, la Cgil e altri sindacati o singoli lavoratori che decideranno di attuare. E' necessario oggi prendere una posizione netta contro tutti gli atteggiamenti autoritari e irresponsabili che da parte aziendale si stanno verificando con la complicità degli organi competenti. Questura, Procura e Prefettura, nella gestione di vertenze complesse, non possono e non devono essere ridotte a guardiani e difensori del principio di sottomissione del lavoro alle logiche d'impresa. Non almeno in una città medaglia d'oro della Resistenza.

Potere al Popolo - Modena

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