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4 Novembre

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(4 Novembre 2009) Enzo Apicella
91° anniversario della fine del Primo Macello Mondiale

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Viva la Resistenza Irakena

Non siamo mica gli americani.. che loro possono sparare agli indiani...

(3 Settembre 2005)

In questi giorni in Irak si sta consumando l’ennesimo tentativo delle truppe d’invasione di creare uno Stato fantoccio, incrementando le divisioni etnico religiose, e ipotizzando lo smembramento dello Stato irakeno. La strategia delle truppe d’invasione è stata quella di distruggere l’entità statale unitaria, si è sciolto l’esercito, si è cercato volutamente di distruggere la memoria del popolo irakeno (lo sciacallaggio ai musei), e dove non vi erano divisioni le si sono inventate (sciiti e sunniti) attraverso la balcanizzazione della politica sul modello della ex Jugoslavia. Il popolo irakeno prima di essere mussulmano, cristiano, sciita, sunnita, kurdo, ecc si riconosceva nell’essere parte di uno Stato unitario con una sua storia.
Le truppe d’invasione (sotto il comando statunitense) sono portatrici di neo colonialismo, che in nome del benessere occidentale distrugge un popolo e lo depreda delle sue richezze. I motivi dell’invazione sono molteplici ma ruotano attorno al petrolio e alla politiche monetarie ad esso collegate. I processi di crisi in atto spingono le nazioni imperialiste ad incrementare politiche di rapina e dominio, a scapito dei popoli del mondo. Ciò che resiste a tutto questo, sia uno Stato, un popolo o una classe sociale, viene classificato come terrorista, in questo modo si fomentano le divisioni e si generano psicosi di massa (vedi ad esempio la fobia antislamica).

In Italia il movimento contro la guerra, ha dimostrato una vivacità e intensità notevoli, ma non è riuscito a raccogliere la sfida del movimento di resistenza antimperialista in Irak: portare con maggiore decisione la protesta contro i propri governanti. Chiedere l’immediata fine dell’occupazione è sostenere la legittima resistenza di un popolo. Il popolo irakeno è il solo legittimato a decidere del proprio destino, della sua forma di governo, dell’uso delle materie prime (prima dell’invasione il petrolio in Irak era sotto il controllo statale) e dei mezzi con cui si difende, ogni valutazione che non tiene conto di questo è un’accettazione delle logiche neo colonialiste. Un movimento popolare e impetuoso in Irak spaventa, poichè rompe gli schemi della politica borghese. Ogni forma di resistenza può esistere ed essere vincente solo se ha il consenso del popolo, e questo in Irak è il vero elemento che terrorizza le truppe d’invasione. La volontà di un popolo non sarà mai domata, nè con i cannoni nè con tutta la propaganda possibile, le masse popolari in Irak, al di là delle loro svariate collocazioni politiche, sono ritornate attraverso la resistenza ad essere agenti attivi della storia.

Rilanciare un movimento contro la guerra, è un dovere di tutti i cittandini democratici e di tutti i lavoratori. Anche noi in Italia in modo più soffice, viviamo un’ingiustificata presenza militare straniera: siamo disseminati di basi USA, che sono sempre e solo servite a a difendere e a mantenere il controllo della potenza USA, autonominatasi guardiana e giudice del mondo.
Il movimento contro la guerra, chiedendo l’immediato ritiro delle truppe dall’Irak e dall’Afghanistan, appoggia la resistenza dei popoli oppressi, ma al tempo stesso deve tradurre questo su un piano locale chiedendo la liberazione dell’Italia dalle truppe USA. I Comunisti Italiani si battono per raggiungere questi obiettivi, consci che solo una sinistra forte può mettere sul piatto queste richiste. Le divisioni, i particolarismi possono quindi aiutare solo quelli che vogliono una presenza italiana in Irak.

Contro la guerra in Irak e Afghanistan per la resistenza antimperialista
A casa le truppe italiane Fuori le basi USA dal territorio italiano

sezione P.Impastato partito dei comunisti italiani-Bologna
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