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Menapace e la sua strana idea del settarismo

(8 Settembre 2005)

Lidia Menapace, nel suo articolo del 6 settembre su Liberazione, ha l’impressione che alcune manifestazioni sono “un po’ settarie dato che se la prendono con l’Onu dei popoli”. Non so se, a proposito di settarismo, questo commento all’impressione della Menapace sarà pubblicato da Liberazione. Veniamo però alla questione.

E’ evidente che il predetto articolo fa riferimento all’assemblea nazionale indetta per il 10 settembre a Roma dagli organizzatori della manifestazione del 19 marzo per discutere dell’Onu. Vi fa riferimento facendo bene attenzione a non “nominarla”. Naturalmente, non si può pretendere una magnanima pubblicità da chi non è d’accordo. Si può però pretendere che anche quel poco che si dice corrisponda alla verità, soprattutto se chi lo dice vuol dare lezioni di “unitarismo” o comunque di rapporti più aperti. Né, in questo caso, Menapace può obiettarmi che gli organizzatori dell’assemblea di Roma sono stati parchi di informazioni: il testo di convocazione è in circolazione su numerosi siti internet, è stato pubblicato (a pagamento) sul Manifesto, è noto alle aree di RC dell’Ernesto e di Progetto Comunista per aver queste ultime aderito all’iniziativa.

Ebbene, dal testo di convocazione dell’assemblea e dalle motivazioni date nelle fasi di preparazione (che hanno visto la presenza dissenziente della Fiom, della maggioranza di RC e del “Ponte per”), non si evince che i “settari” prendevano di mira l’inesistente “Onu dei popoli”, ma questa Onu reale, criticando la proposta della sua riforma come fuorviante. Si può essere in disaccordo, ma è su questo che è lecito intervenire. Lo dico senza minimamente arrabbiarmi, perché a pensarci bene davvero mi sembra alquanto comico (e non un po’ settario) prendersela con una cosa che non esiste.

Mi arrabbio invece con la strana logica (quella espressa nell’articolo) della Menapace. Nella sua premessa esprime giudizi e impressioni sull’iniziativa del Tavolo per la Pace che sono condivise in larghissima parte dagli organizzatori dell’assemblea di Roma, me compreso. Questi ultimi infatti, pur avendo in altre occasioni dibattute le loro posizioni più radicali in assisi più unitarie, hanno scelto di convocarsi a Roma esattamente per quella estrema moderazione, peraltro blindata, che via via è venuta fuori nella preparazione dell’iniziativa di Perugia. Flavio Lotti è arrivato a sostenere pochi giorni fa che l’obiettivo prioritario è la difesa di questa Onu e a pubblicare istruzioni precise e inderogabili sugli slogan (non offensivi) della marcia. In altri termini, all’assemblea a difesa dell’Onu non c’era spazio alcuno per un confronto, ma forse solo qualche posto a sedere per fare da spettatori.

Ciò precisato, se Menapace è d’accordo con la severa premessa critica del suo stesso articolo, non a noi dovrebbe rivolgere l’accusa di settarismo (peraltro siamo sempre noi che organizziamo la contestazione a Camp Derby che lei ritiene giusta), ma a quelli che organizzano la difesa del più autocratico organismo noto sulla faccia della terra. Al riguardo, invito la nostra critica a leggersi “Cosmopolis” scritto dal prof. Danilo Zolo, collaboratore del Manifesto, che spiega con grande sobrietà e dati inoppugnabili la genesi, la struttura e le res gesta di quella che egli ha definito –parafrasando Morgenthau- la Santa Alleanza della nostra epoca. Da questa analisi –di un apprezzatissimo intellettuale che è stato collaboratore di La Pira- emerge che le esternazioni di Flavio Lotti sulla vocazione originaria pacifista dell’Onu e sulla demagogica possibilità di riprendersela meriterebbero ben altro che la presa di distanza espressa dai “settari” di Roma.

Spero comunque di vedere la compagna Menapace all’assemblea di Roma per ivi continuare il confronto, perché –e lo dico con profonda convinzione- gli organizzatori di questa assemblea possono avere il difetto di essere appassionati nella esposizione delle loro posizioni, ma inorridirebbero alla sola idea di doversi blindare o di passare ai loro “bambini” fogliettini imperativi sugli slogan. Per quanto posso aggiungere, penso, avendo avuto modo di conoscere la Menapace negli anni settanta, che un dissenso come il suo a tale assemblea possa stimolare a meglio analizzare la questione.

Silvio Serino

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