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NO MUOS

NO MUOS

(10 Agosto 2013) Enzo Apicella
Un centinaio di manifestanti no-Muos è riuscito a sfondare la recinzione e ad entrare nella base militare americana di Niscemi, in Sicilia.

Tutte le vignette di Enzo Apicella

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(Il saccheggio del territorio)

CONTRO LE GRANDI OPERE DEI FARAONI DEL CAPITALISMO, Rilanciamo le lotte comunitarie per la difesa dell’ambiente e del territorio

Riflessioni dopo la manifestazione del 23 marzo

(24 Marzo 2019)

striscione contro le grandi opere inutili

Il Governo del Cambiamento è il governo della resa dei conti con le lotte territoriali contro le grandi opere, che in questi anni hanno espresso le mobilitazioni più interessanti, in Italia e non solo.

Niente di più intollerabile per i crociati della legalità giallo-verde, di comunità che si organizzano senza bisogno dello Stato, dimostrando la possibilità di orizzonti radicalmente diversi da quelli attuali.

La politica de “La pacchia è strafinita”, varata da un Ministro dell’Interno che quasi tutta l’opinione pubblica riconosce come un Premier de facto, è un durissimo attacco alle forme di lotta che escono dagli schemi istituiti.

E’ la resa dei conti delle classi dominanti contro chi lotta per il superamento dei modelli economici basati sul profitto, e sulla crescita economica all’infinito.

Dopo i migranti e la libertà di circolazione delle persone (spacciata per “lotta all’immigrazione clandestina e ai trafficanti di esseri umani”), gli spazi sociali “dove si nascondono i criminali” e le lotte “che intralciano il regolare operato del governo”, un’altra pericolosa eresia deve essere messa all’indice, in nome del Contratto Lega-Cinque Stelle: le mobilitazioni territoriali che rivendicano l’autonomia dalle loro decisioni dal governo, centrale o locale.

E’ questo l’horror vacui che tiene stretti in un viscido abbraccio Salvini e Di Maio. In disaccordo a volte sulle forme, ma in totale sintonia nella sostanza del rilancio delle aziende e del mercato, con la repressione degli spazi di dissenso che escano dalle logiche imprenditoriali e governative.

Così, persino nella retorica antisistema di un Di Battista, la questione della lotta contro la TAV in Val Susa non riguarda più la critica a un modello tecnologico di sviluppo basato sullo sfruttamento delle risorse e del lavoro della gran parte della popolazione mondiale. Ma riguarda “l’analisi costi-benefici di un’alta velocità che potrebbe invece essere utile ad altri collegamenti e ad altri territori”.

Uno specchietto per le allodole quello del tira e molla sulla Torino-Lione, che sta infatti oscurando la ripresa di tutti gli altri progetti a forte rischio di impatto ambientale come il TAV terzo Valico, la TAP in Puglia, il MUOS in Sicilia ed il corridoio Roma-Latina.

Proprio nel momento in cui la catastrofe ecologica bussa sempre di più alle porte, dobbiamo sviluppare pratiche comunitarie che permettano di sperimentare oltre le condizioni, le tecnologie e saperi imposti dal potere.

E offrire strumenti per una presa di coscienza più ampia
a fenomeni di resistenza globale come lo sciopero dei giovani per il clima dello scorso 15 marzo.

CUSA – umanesimoAnarchico

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