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Il governo liberal-populista prepara un nuovo attacco ai lavoratori

Respingiamolo con il fronte unico di lotta

(13 Aprile 2019)

scintilla

Dietro le cortine fumogene della Flat Tax, dello sblocco dei cantieri e della “legittima difesa”, il governo reazionario di Salvini e Di Maio prepara una micidiale offensiva al movimento operaio e sindacale.

Il Consiglio dei Ministri del 28 febbraio 2019 ha approvato dieci disegni di legge di delega. Uno di essi delega il Governo ad adottare uno o più decreti legislativi di semplificazione e riassetto delle norme in materia di lavoro.

Tra le previsioni di questa delega c’è la eliminazione dei “livelli di regolazione superiori a quelli minimi richiesti per l’adeguamento alla normativa europea”.

Cosa significa? Significa azzerare i diritti della classe operaia e di tutti i lavoratori sfruttati, abolire tutte le conquiste ottenute a costo di aspre lotte pagate col sangue e i sacrifici, per farli tornare indietro di decenni.

Questo perché la normativa europea si limita a fissare solo requisiti minimi di regolazione, mentre gli Stati borghesi, sotto la spinta della lotta di classe, sono stati costretti nel tempo a modificare, aumentandoli, i diritti dei lavoratori.

Cancellare ogni norma migliorativa rispetto i minimi previsti dal diritto comunitario comporta una pesante regressione su tutti i fronti.

Due esempi. La legislazione italiana prevede che il congedo obbligatorio per maternità è di 5 mesi, mentre la direttiva UE sulla protezione delle lavoratrici madri prevede solo un minimo 3 mesi e un congedo obbligatorio di 2 settimane.

Se il governo decidesse di livellare il diritto italiano con quello UE, le lavoratrici italiane si vedrebbero ridotte le tutele in caso di maternità in maniera drastica.

Stesso discorso sulle norme in materia di salute e sicurezza, che verrebbero in gran parte cancellate. Una deregolamentazione completa, persino peggiore dell’infame Jobs Act!

E nelle materie non regolate dall’UE? In questi casi il governo avrebbe mano completamente libera nell’azzerare ogni livello di tutela.

Ad esempio, potrebbe eliminare completamente la tutela contro i licenziamenti individuali, la disciplina del Tfr, il diritto sindacale, materie sulle quali la UE non interviene, se non in minima parte.

L’intento dei populisti reazionari al governo è chiaro: abbattere ogni argine di difesa, ogni tutela, annientare i diritti e il potere contrattuale dei lavoratori.

La politica di Lega e M5S punta ad aumentare la concorrenza al ribasso fra lavoratori, ridurre ulteriormente il valore della loro forza-lavoro e i loro diritti, distruggere i sindacati che lottano, eliminare la libertà di sciopero e trasformare le fabbriche in caserme nelle quali regna l’arbitrio sfrenato dei padroni.

Ecco la contropartita che viene richiesta per le minime concessioni populiste come quota 100 e RdC. Una contropartita che significa smantellamenti dei diritti residui, intensificazione dello sfruttamento, riduzione dei salari e aumento della competizione con i lavoratori degli altri paesi europei e del mondo, inasprimento della repressione e della violenza poliziesca contro chi si oppone a questo stato di cose.

Ecco qual è il “cambiamento” che vuole il governo gialloverde: quello a favore dei capitalisti e dei parassiti della società!

I signori populisti avevano promesso pensioni migliori, aumenti salariali, riduzione di tasse, lavoro…ma i fatti parlano chiaro: vogliono farci tornare indietro di un secolo, portarci a condizioni di lavoro peggiori e a un livello di vita ancora più basso, miserabile. Questa è la strada intrapresa per reggere nella sfrenata competizione globale.

Il progetto del governo reazionario italiano è simile a quello attuato dal fascista Orban in Ungheria. I demagoghi populisti al potere fanno finta di combattere la UE, ma in realtà applicano le sue politiche neoliberiste, antioperaie e antidemocratiche.

Il populismo è un arma affilata del grande capitale per trasformare gli operai, i lavoratori sfruttati, i giovani disoccupati, le donne del popolo in schiavi della società capitalista, privi di qualsiasi diritto e di qualsiasi tutela.

Col disegno di legge delega che fa retrocedere i diritti dei lavoratori ai minimi europei viene a galla il contenuto reale del demagogico slogan “Prima gli italiani”, che vuol dire “Prima i profitti dei capitalisti” e tutto il resto – cioè i lavoratori italiani e stranieri – vadano a morire ammazzati!

Il DDL voluto dal governo gialloverde è la prosecuzione accelerata della politica seguita dai governi borghesi di centrodestra e di centrosinistra, dei cedimenti dei riformisti e dei socialdemocratici. E’ neoliberismo d’assalto. Se passerà avrà un enorme impatto negativo sulla classe operaia.

La risposta che dobbiamo dare a questi progetto antioperaio non sta sul piano del “diritto costituzionale”, ma su quello della lotta di classe aperta e dura.

La lotta non si fa cercando una sponda fra le associazioni degli imprenditori “illuminati” che puntano a “innovare e migliorare i prodotti”, ma difendendo in modo intransigente i nostri interessi e diritti di classe, rifiutando di fare altri passi indietro, esigendo forti aumenti salariali e la riduzione generalizzata dell’orario di lavoro, il blocco dei licenziamenti, l’assunzione dei disoccupati, mobilitandoci con il fronte unico di lotta operaia per battere l’offensiva del capitale e del suo governo populista.

Prepariamoci a una lotta operaia durissima, fuori dagli schemi riformisti e dalle mediazioni parlamentari.

Altro che voto per le europee! Ci vogliono i “gilet rossi” del proletariato per spazzare via il governo neoliberista e reazionario di Salvini e Di Maio!

Da Scintilla n. 98 – aprile 2019

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