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(28 Maggio 2011) Enzo Apicella
Fincantieri chiude gli stabilimenti di Sestri Ponente e di Castellammare di Stabbia e annuncia 2.500 licenziamenti.

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(Lotte operaie nella crisi)

Primo Maggio: viva la solidarietà e la lotta degli sfruttati e degli oppressi di tutti i paesi!

(30 Aprile 2019)

Questo Primo Maggio – giornata della solidarietà internazionale del proletariato – è contrassegnato dall’aggravamento su scala internazionale delle contraddizioni più importanti della nostra epoca: quella fra lavoro e capitale; quella fra i diversi gruppi del capitale finanziario e le diverse potenze imperialiste; quella fra l’imperialismo e i popoli e le nazioni dipendenti.

Sulla base di queste contraddizioni il sistema capitalista-imperialista è impantanato in una crisi sempre più profonda che colpisce ogni ambito della vita sociale - l’economia, la politica, la cultura, la morale, etc. - e acuisce la crisi ambientale.

Il periodo della relativa stabilizzazione del capitalismo, ottenuto dopo la grande crisi del 2008, con fiumi di denaro pubblico per salvare i monopoli, è ormai alle nostre spalle.

Le misure applicate dai governi borghesi e dai capitalisti non hanno portato a una crescita duratura dell’economia, ma solo all’intensificazione dello sfruttamento, alla concentrazione di enormi ricchezze nelle mani dell’oligarchia finanziaria, all’impoverimento delle masse lavoratrici.

Conseguenza delle politiche imperialiste è anche l’emigrazione di massa dall’Africa, dall’Asia, dall’America Latina, un fenomeno che avviene anche in Europa (in Italia il numero dei giovani che emigrano all’estero è ai livelli degli anni ’50 dello scorso secolo).

Oggi, sotto l’azione delle leggi intrinseche del capitalismo si prepara una nuova crisi di sovrapproduzione, aggravata dalle misure protezioniste che pongono barriere allo sviluppo universale delle forze produttive.

Le classi dominanti cercheranno anche stavolta di scaricare tutto il suo peso sulle spalle delle classi lavoratrici e dei popoli oppressi. Le conseguenze politiche e sociali saranno gravi e i piani per salvare gli interessi dei monopoli capitalistici saranno più complessi, dato il livello dei debiti pubblici e le nuove condizioni di scontro interimperialista.

A livello politico, la crisi del capitalismo si esprime come reazione su tutta la linea. Si diffondono i fenomeni quali lo sciovinismo, il razzismo, il fascismo, la soppressione delle libertà dei lavoratori, l’arbitrio sfrenato dei padroni, il fondamentalismo religioso, la destabilizzazione, i colpi di Stato. Sono le conseguenze di un sistema agonizzante, incapace di offrire risposte ai gravi problemi dei lavoratori e dei popoli e per questo sempre più feroce.

Fanno parte della tendenza reazionaria le politiche dei populisti, dei riformisti, dei vertici sindacali collaborazionisti che cercano di immobilizzare e dividere la classe operaia per difendere gli interessi dei padroni.

L’offensiva capitalista procede parallelamente all’intensificarsi dei pericoli di guerra. La lotta per l’egemonia mondiale e una nuova ripartizione del mondo, delle zone d’influenza, dei mercati e delle materie prime, vede una significativa accelerazione attraverso la guerra commerciale fra due potenze imperialiste rivali: gli Stati Uniti e la Cina.

Gli Stati Uniti, il più aggressivo e guerrafondaio brigante imperialista, pretendono di conservare ad ogni costo l’ordine mondiale imperniato sul dollaro e la loro potenza militare. Moltiplicano le ingerenze e le minacce di invasioni militari, portano al potere i loro vassalli di estrema destra, stracciano accordi ed escono da organismi internazionali, riarmano e militarizzano intere regioni (il Mar del Sud della Cina, il Pacifico del Sud, l’Oceano Indiano, il Golfo, il Baltico, l’Est europeo) per “contenere” i loro rivali, accrescendo così la tensione mondiale ed esacerbando conflitti regionali (Afghanistan, Iran, Corea, Medio Oriente, etc.). Queste azioni mettono in luce le difficoltà di una superpotenza che è sempre più isolata, incapace di invertire la caduta del saggio di profitto e frenare la declinante supremazia mondiale, anche a costo di maggiore sfruttamento, guerre e saccheggi.

Da parte sua la Cina dominata da miliardari capitalisti è in un processo di espansione: avanza nei suoi progetti geo-strategici, come la “nuova via della Seta”, sostiene i propri monopoli, esporta ingenti capitali in numerosi paesi del mondo, conquista mercati di sbocco e si impadronisce di fonti di materie prime, amplia la sua influenza politica reazionaria nel mondo e riarma a sua volta.

La disputa fra Stati Uniti e Cina non ha nulla a che vedere con la lotta fra due sistemi, quello capitalista e quello socialista. E’ un grave errore mettere la classe operaia e i popoli al carro di questa o quella potenza imperialista, fare assegnamento su un imperialismo allo scopo di opporsi all’altro.

Anche la lotta fra Stati Uniti, Russia e Germania si inasprisce. Il capitalismo monopolistico russo si è rafforzato negli ultimi anni e non accetta di giocare un ruolo subalterno, dando impulso a una politica interventista e alla “diplomazia delle armi” in Medio Oriente e altrove. La Germania imperialista non vuole più essere un gigante economico e un nano politico-militare. Altre potenze imperialiste e capitaliste, fra cui l’Italia, militarizzano sempre più la società e si pongono su un piede di guerra.

Tutto ciò determina un processo accelerato di corsa al riarmo, con sistemi molto sofisticati, e un incremento della spesa militare paragonabile solo con i livelli della Seconda guerra mondiale.

In questo scenario denso di pericoli si accentua la tendenza alla ripresa della lotta della classe operaia, dei contadini poveri, delle donne e della gioventù, dei popoli oppressi.

Significativi scioperi e manifestazioni si sono verificati in India, Francia, Germania, Ungheria, Iran, Turchia, Cina, Argentina, etc. nonostante la dura repressione.

La lotta dei popoli contro l’imperialismo e la corrotta borghesia si sviluppa in Venezuela, in Palestina, in Kurdistan, in Algeria, in Sudan, etc.

In numerosi paesi, compreso il nostro, cresce a differenti livelli la resistenza dei lavoratori e dei popoli contro i licenziamenti, le riduzioni di salario, i tagli alle spese sociali, l’ingiustizia fiscale, le aggressioni politiche e militari, il razzismo e la xenofobia, la negazione dei diritti delle donne.

Questa situazione ci impone il compito di mobilitare progressivamente e organizzare la classe operaia contro l’offensiva capitalista, la reazione politica e i pericoli di guerra imperialista, sostenendo le lotte per migliorare le condizioni di lavoro e di vita, per affermare i diritti dei lavoratori, rafforzando la fiducia nelle nostre forze, dando impulso all’unità che serve per moltiplicarle, spiegando alle masse la necessità dell’azione generale, della lotta rivoluzionaria per il potere politico.

L’ampiezza delle contraddizioni economiche e sociali pone come decisiva la questione dell’egemonia del proletariato - la classe più rivoluzionaria della società il cui interesse è legato all’interesse di tutte le altre classi non dominanti - anche in un periodo in cui il suo movimento è relativamente debole e disorganizzato.

E’ fondamentale battersi perché il proletariato non sia alla coda della borghesia e della piccola borghesia, ma si affermi come classe dirigente della rivoluzione sociale, raggruppando attorno a sé i lavoratori e gli strati popolari più sfruttati e malcontenti, per spezzare il dominio dell’oligarchia finanziaria e costruire un nuovo e superiore ordine sociale.

Mettere in pratica questo concetto significa lottare perché il proletariato si trasformi in una forza indipendente, intervenire in ogni problema sociale, approfittare di ogni occasione per esporre le necessità vitali e urgenti della classe operaia rivendicando l’alternativa rivoluzionaria come la sola via di uscita dal moribondo capitalismo, contro le illusioni revisioniste e riformiste.

Questa multiforme attività potrà essere svolta solo da un autentico Partito comunista, fermo nei principi e flessibile nella tattica, capace di mettersi alla testa della lotta degli sfruttati e degli oppressi e dirigerla verso i suoi scopi immediati e storici.

Lottiamo dunque per ricostruire il Partito comunista sulla base del marxismo-leninismo, con lo sforzo congiunto dei comunisti e dei migliori elementi del proletariato. La situazione reclama chiarezza, lotta e unità per non lasciare il proletariato sotto la direzione degli opportunisti e dei reazionari, per avanzare sulla via del Partito e risolvere i compiti odierni, assumendo le responsabilità internazionaliste che ci riguardano.

Abbasso il capitalismo e l’imperialismo! Viva la solidarietà proletaria internazionale e la lotta per l’emancipazione completa della classe operaia!

Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia

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