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(18 Agosto 2012) Enzo Apicella

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Per un Satyagraha globale contro i cambiamenti climatici

(27 Maggio 2019)

pontara quale pace

Giuliano Pontara, “Quale pace?“, 2016:
“Il pensiero nonviolento verte in primo luogo sull’ azione, sull’azione nonviolenta, tant’è vero che il contributo più originale fornito da Gandhi è la pratica e teoria della strategia nonviolenta che egli, coniando un neologismo, chiamò satyagraha

Il Satyagraha, la lotta nonviolenta, è molto più efficace del termine nonviolenza per spiegare il significato vero delle idee e dell’ opera di Mohandas K. Gandhi. La parola nacque nel 1908 in Sudafrica da una sorta di brainstorming, un concorso di idee, lanciato dal Mahatma per sostituire l’espressione “resistenza passiva” che fino a quel momento veniva usata per indicare le lotte nonviolente ma che non esprimeva compiutamente il loro aspetto attivo, innovativo, costruttivo e rivoluzionario.

Satyagraha è una parola composta da satya, verità, e graha, attaccarsi fortemente, e una sua bella traduzione è “la forza della verità”.
Il termine Satyagraha dimostra anche l’importanza fondamentale della verità nella nonviolenza. Per Gandhi: “verità e nonviolenza sono due facce della stessa medaglia” e titolò “Storia dei miei esperimenti con la verità” la sua autobiografia scritta attorno al 1925. Una verità che per gli uomini, con i loro limiti, non può che essere relativa, perché G. pensava come uno scienziato, mentre solo Dio possiede la Verità assoluta, perché G. era prima di tutto uno spirito religioso. Ma, secondo il Mahatma, la ricerca sincera della verità, pur trovando solo verità relative, porta quasi sempre l’azione a risultati positivi, è comunque l’unica strada giusta da percorrere e certamente non è dannosa.

Mi piacerebbe dunque che prendesse forma l’idea di un
Satyagraha globale contro i cambiamenti climatici,

una definizione che unirebbe tra loro lo sciopero mondiale per il clima dei giovani di Fridays for Future, le disobbedienze civili degli attivisti di Extinction Rebellion, movimento internazionale nato in Inghilterra, tutte le altre lotte contro i cambiamenti climatici presenti sul pianeta e troppo isolate, e soprattutto tutte le lotte che verranno.

La lotta nonviolenta del Satyagraha globale contro il climate change dovrebbe essere portata avanti:

- dagli amici della nonviolenza, per i quali la nonviolenza è un ideale o addirittura un progetto di vita,
- ma anche da chi sceglie il satyagraha solo in questo unico, enorme, conflitto,

come avvenne per il Satyagraha per la liberazione dell’India, che fu sviluppato da Gandhi e dai suoi seguaci più coerenti, insieme a moltissimi altri indiani che hanno adottato la lotta nonviolenta solo in quella occasione.

Come tutte le lotte nonviolente, per essere vincente il Satyagraha per il clima dovrà essere ben impostato e ben condotto. Ma la sua guida non dovrà essere di un leader carismatico, bensì di un “Gandhi collettivo “ e nessuna strategia dovrà essere calata dall’alto, ma saranno le strategie migliori, meglio impostate e meglio portate avanti, che daranno il contributo maggiore alla vittoria.

Gli ambiti interessati dal Satyagraha dovranno essere diversi, dal locale al globale, e il S. non dovrà solo esprimere ai politici una richiesta ad agire in una forma tale che questi non potranno rifiutare, ma dovrà comprendere una multiforme attività collettiva che dovrà portare, in ogni caso, al risultato dell’ abbassamento delle emissioni e del cambio radicale che garantirà un futuro al pianeta, un futuro, oggi non sicuro, che dovrà essere anche migliore del presente.

Le lotte nonviolente per il clima già ci sono, e, anche se oggi prevale il pessimismo, lo sviluppo futuro del conflitto è tutto da vedere e al momento imprevedibile. E’ sicuro invece che il tema, in qualsiasi caso, rimarrà nella storia dell’ umanità e del mondo. Ognuno di noi deve dare la sua parte di contributo, che sarà di una dimensione infinitesima, ma, se i contributi infinitesimi saranno milioni, l’esito finale di questa enorme questione sarà positivo per tutti.

Marco Palombo

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