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(18 Giugno 2019)
Quando maoismo fa rima con postfascismo
Al peggio non c'è mai un limite, recita un vecchio adagio.
La riprova è stata la pubblica indicazione di voto per un candidato sindaco di Fratelli d'Italia (Francesco Ferrari) da parte del Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo (CARC) a Piombino in occasione del ballottaggio comunale.
Non si tratta di uno scherzo, e neppure di un incidente di natura casuale o locale. Persino il segretario nazionale dei CARC si è speso in prima persona a sostegno del candidato fascista. L'argomentazione, ridotta all'osso, è la seguente: "i comunisti stanno dove stanno le masse popolari; siccome a Piombino le masse stanno con un sindaco fascista, noi sosteniamo questo sindaco contro il PD. Tanto PD e fascisti sono la stessa cosa, l'uno vale l'altro, e poi nella coalizione di centrodestra ci sono contraddizioni nelle quali inserirsi...", ecc. ecc.
Perché non vi siano equivoci sulla linea, il segretario nazionale dei CARC ha sentito il bisogno di precisare solennemente che “i comunisti non devono aver paura di sporcarsi le mani nel partecipare a manifestazioni promosse da PD, confederali, Lega, CasaPound” (avete capito bene: Lega e CasaPound). Il fine infatti è “contendere loro la direzione della massa popolare... per fare dell'Italia un nuovo paese socialista”. È in fondo la stessa ragione per cui i CARC sul piano nazionale hanno prima sostenuto il M5S e ora sostengono (“criticamente”) il governo Salvini-Di Maio, il governo più reazionario dell'ultimo mezzo secolo. Le vie del socialismo, evidentemente, sono davvero infinite.
Purtroppo non c'è da scherzare. Se volessimo sarebbe facile osservare il risvolto grottesco dell'argomentazione. Se i comunisti “stanno sempre con le masse popolari”, indipendentemente dalla natura progressiva o reazionaria del loro movimento e direzione, i CARC avrebbero dovuto schierarsi nel 1922 con la marcia su Roma (naturalmente per... “contendere” il movimento fascista a Mussolini); avrebbero dovuto schierarsi col movimento di Piazza Maidan in Ucraina (naturalmente per... “contenderlo” ai fascisti); dovrebbero stare col movimento di Guaidò in Venezuela (naturalmente per... "contenderlo” all'ambasciata USA). Ovunque il governi liberali (o nazional-borghesi) spianano la strada alla destra – e accade purtroppo assai spesso – i comunisti dovrebbero schierarsi... con la destra, inclusi i fascisti, nel nome del popolo. È il caso di dire: roba da matti.
Purtroppo però non si tratta di follia. C'è infatti una radice lontana in questi argomenti nella lunga storia del movimento operaio: la radice dello stalinismo e delle sue oscillazioni senza principio sulle questioni più elementari. Normalmente la scuola ideologica staliniana sostiene storicamente la politica dei fronti popolari antifascisti, cioè la subordinazione dei lavoratori ai liberali e alla sinistra borghesi nel nome della lotta al pericolo fascista: fu la politica che nella guerra di Spagna (1936-'39) disarmò la rivoluzione a tutto vantaggio del generale Franco, o che nel Cile di Allende spianò la strada a Pinochet.
C'è tuttavia una variante nello spartito ideologico staliniano che è la politica opposta del “socialfascismo”: la politica promossa da Stalin e dall'Internazionale Comunista stalinizzata tra il 1929 e il 1933, secondo cui socialdemocratici e fascisti sono “fratelli gemelli”, e dunque indistinguibili. Fu la politica che portò il KPD (Partito Comunista Tedesco) nel 1931 a sostenere un referendum promosso dai nazisti contro il governo Brüning. Fu la politica che in altri tempi, nel 1989, portò il KKE in Grecia a governare con la destra.
Gli argomenti dei CARC sono in fondo la riproduzione in sedicesimo di quello spartito disastroso, un tempo tragedia e oggi farsa. A riprova, in ogni caso, che la storia non riguarda solo il passato.
Partito Comunista dei Lavoratori
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