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VOGLIONO FARE UN DESERTO E CHIAMARLO CITTÀ

(6 Agosto 2019)

unioneinquilini

Oggi a Bologna è il giorno dello sgombero di XM24, giorno che riporta prepotentemente alla ribalta la necessità di una riflessione sulla gentrificazione e le sue conseguenze.
Proprio in questo giorno vi voglio raccontare una storia di ordinaria residenzialità bolognese, come militante di Unione Inquilini e come semplice cittadina, perchè al rientro dalle vacanze ho trovato una discutibile sorpresina ad attendermi.
Vivo in un quartiere periferico, nello specifico Borgo Panigale. Abbastanza sicuro, tranquillo, ben servito dai mezzi nonostante la distanza di 6 km dal centro ma soprattutto decisamente più economico di tante altre zone. E' un'area densamente popolata, con palazzi di una certa dimensione ma assolutamente lontana dalle storie di degrado che caratterizzano altri contesti simili in quartieri più problematici; c'è un bel parco attrezzato e ben tenuto sotto casa e i servizi sono tutti vicini.
Il mio è un blocco abitativo notevole: parliamo di 5 ingressi e 18 locali commerciali alternati sotto un lungo portico. Di questi 18 locali commerciali quello all'angolo è occupato da un bar, due sono stati accorpati per farne un centro studi islamico, due sono occupati da una agenzia investigativa. E gli altri? Eh, gli altri... Quando sono venuta a vivere qua c'erano ancora aperte una cartoleria e un centro di riparazione e vendita elettrodomestici che nel giro di 11 mesi sono scomparsi entrambe, gli altri sono chiusi e su molti campeggia un cartello di affittasi o di vendita. Chi vive qua da tempo mi racconta che questa via era piena di vita, che c'era tutto il necessario dalla latteria al parrucchiere: ora guardo questo portico e mi viene una tristezza incredibile. Due di questi locali sono stati venduti poco tempo fa, in coppia, a qualcuno che con l'agenzia ha parlato di "investimento", quando sono partita avevano appena iniziato i lavori ed ero veramente curiosa di capire cosa ne avrebbero fatto. Oggi ho avuto una risposta: come era già successo con altri 3 sono stati trasformati in UNITA' ABITATIVE. Si avete capito bene, sono diventati miniappartamenti, affittati a quel tipo di clientela che tende a fare poche domande e a non avere troppe pretese in cambio di una casa a basso prezzo. Ci sarebbe da aprire una seria parentesi su come questo sia legale e possibile, su come sia credibile un comune il cui ufficio tecnico autorizza cambi di destinazione d'uso in maniera cosi sportiva e leggera ma mentre noi siamo qui a chiedercelo il quartiere muore fuori dall'asse commerciale di Via Lepido e dei due poli di grande distribuzione nelle immediate vicinanze. Perchè questo è un altro problema, nessuno vuole più aprire fuori da quella strada e i negozianti si condendono a caro prezzo i pochi fondi rimasti, osteggiando contemporaneamente il progetto del tram che dovrebbe partire a breve e che sarebbe un miglioramento della qualità di vita per tutti i residenti. Chi sta investendo in affitti commerciali su quella via ha paura di vedersi togliere parcheggi, spazi e di conseguenza clientela da quello che sarebbe in realtà il provvedimento PIU' LOGICO per limitare l'uso delle automobili private in una città che non è strutturata per il numero di mezzi che stanno circolando ed è al collasso (il lunedì mattina andare in centro col 13 porta via circa 50 minuti contro i 25 di un sabato). Quello che ci aspetta a Borgo è un enorme quartiere dormitorio in cui confluiranno gli ex residenti dei centralissimi quartieri della Bolognina e di San Donato quando questo processo di "riqualificazione urbana" sarà terminato e gli affitti saliranno alle stelle a unico beneficio dei palazzinari. Un quartiere morto e senza vita, di alveari in cui gli unici segni di vita saranno le luci che si accendono alle 20 quando la gente torna a casa dal lavoro.
In una città dove la lotta per la casa e la questione abitativa sono strutturali e hanno radici malate e profonde tra AirBnB e affitti agli studenti, in cui si tolgono alla cittadinanza spazi sociali (anche politicamente discutibili per carità) io mi sento di dire che ci meritiamo di meglio. Ci meritiamo piazze in cui vivere la nostra comunità, ci meritiamo un quartiere che sia nostro e che sia di tutti, aggregazione, mezzi per contrastare la crescente alienazione che il capitale cerca di imporci nel tentativo di spezzare qualsiasi forma di resistenza allargata.
Mala tempora currunt, chi lotta nun sbaja.

Sarah - Unione Inquilini Bologna

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