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LE FIABE DEI NEOLIBERISTI SONO NARRATE DA LINGUE BIFORCUTE

(20 Agosto 2019)

ribellione bansky

“C’era una volta...” così iniziavano le fiabe per bambini, divenute tali dopo aver esaurito la loro funzione di spiegazione delle credenze nelle società più antiche. Oggi, nell’era del totus oeconomicus, il prof. Giavazzi, sul Corriere della Sera1 riprende il genere, affrontando la ripercussione in termini di costi economici sulle generazioni future, nel caso si mantenga immutato l’attuale modello si sviluppo capitalista. Il professore entra nel vivo della sua fiaba economica con questa frase: «Professore, perché dovremmo farci noi carico dei debiti accumulati dalla vostra generazione? Quelle spese vi hanno consentito di vivere al di sopra dei vostri mezzi, mentre noi non ne abbiamo tratto alcun beneficio...». Da anni questo è l’incipit favorito dei chierici della religione neoliberista. Il professore, da credente e sacerdote dell’ideologia suddetta, non ha potuto far altro che ammettere che le facili risposte dell’economia borghese potevano dare altre interpretazioni ma che comunque esse sarebbero state false.

Per amplificare, poi, l’idea schiacciante del disinteresse della società sui giovani, il professore richiama un altro must del pensiero neoliberista quello dell’ingiustizia di una spesa sociale di cui beneficiano soprattutto gli anziani. Ed ecco così il professor Giavazzi ergersi a paladino dei giovani che non votano, messi sotto scacco da: un primo debito, quello di quando gli Italiani vivevano al di sopra delle loro possibilità con cene, feste, vacanze, divertimenti, un secondo debito quello degli Italiani che non muoiono e vanno in pensione, che annualmente occupa un quarto della spesa pubblica, ed infine l’ultimo debito, quello che stiamo contraendo attualmente contribuendo al cambiamento climatico.

Il Pontifex Maximus Giavazzi, dopo aver imposto i limiti della sua religione economica, chiede quindi di dare speranza ai giovani dando risposte alle loro domande, se compatibili con i dettami imposti dal neoliberismo. In sostanza chiede che il boia ascolti le richieste dei condannati su come tagliare la loro testa, chiede che il norcino ascolti le richieste dei suini su come fare le salsicce, chiede alla peste di verificare se qualche moribondo preferisca morire di colera.

Tornando seri non possiamo non urlare ai giovani che i professori come Giavazzi: “VI STANNO INGANNANDO”. La loro falsa scienza, diffusa a piene mani in tutte le istituzioni politiche e culturali non è altro che il frutto di un rapporto di potere che costruisce una falsa realtà, un’ideologia, resa realistica attraverso il dominio dei media; dei padroni e dei loro chierici. Sta a voi, giovani, accettare questa realtà o SOVVERTIRLA a partire dalla conoscenza di alcuni fatti: 1) il debito fatto dalle generazioni precedenti, dal 1960 al 1981 il debito pubblico arrivò al massimo al 60% del pil, dal 1982 iniziò a crescere arrivando nel 1990 al 95,22%. crescendo ulteriormente ed esplodendo nelle dimensioni attuali dal 2008, cioè negli anni in cui si utilizzarono le politiche di austerità e si introdusse il pareggio di bilancio in Costituzione2. 2) la spesa sociale a cui allude il prof Giavazzi riguarda in primo luogo le pensioni, l’INPS vede alcune casse pensionistiche in attivo, si autosostengono, ed altre in passivo necessitano di contributi dello Stato. La cassa con il passivo più alto è quella dei dipendenti pubblici, per ragioni legate alla sua gestione. Il buco economico di questa cassa è dovuto al “mancato versamento dei contributi (fino al 1995) da parte delle amministrazioni centrali dello Stato”3 e a causa delle politiche limitative della sostituzione dei lavoratori che vanno in pensione nel pubblico impiego che hanno generato meno persone in lavoro attivo (sebbene ve ne sia bisogno) rispetto a quelle in pensione. 3) Che cosa fa lo Stato con le tasse riscosse? Su questa punto il professore glissa. Quando si parla di vil moneta i chierici non desiderano sporcarsi le mani pubblicamente. Eppure è un tema che riguarda il debito statale che i giovani dovrebbero conoscere. Nel 2018 l’11% delle tasse sono state utilizzate per pagare gli interessi degli speculatori finanziari4. Fatto 100 dell’ammontare delle tasse nazionali incamerate dallo Stato 89 sono stati spesi per il funzionamento statale, mentre gli gli altri sono serviti per arricchire i ladri che speculano in finanza, gli stessi che stabiliscono se continuare ad abbattere le foreste, consumare suolo con speculazioni immobiliari, continuare nella crescita della civiltà dei rifiuti che sta portando alla devastazione ambientale. Sono i politici che aderiscono al mondo di valori di questi soggetti, che dovrebbero ascoltare i giovani e dare risposte alle loro domande Professor Giavazzi?

I giovani, come gli anziani e tutta la gradazione anagrafica dei lavoratori, sono ad un bivio: o accettano la falsa coscienza che viene proposta dal pensiero unico dei mass media, o iniziano ad INDIGNARSI E RIBELLARSI a chi li vorrebbe servi in lotta, l’un contro l’altro, per i residui di ricchezza che cadono dalle tavole dei padroni. Per far ciò non vi è che uno strumento, la POLITICA, il solo mezzo che consente di ottenere con la lotta comune risultati per tutti.


1 Giavazzi Francesco, Le speranze (ignorate) dei ragazzi, Corriere della Sera, 15 agosto 2019

2 https://www.blia.it/debitopubblico/index.php

3 http://www.economy2050.it/inpdap-buco-10-miliardi-portato-inps/

4 https://www.ilsole24ore.com/art/dalle-pensioni-sanita-dove-vanno-tutte-tasse-che-versiamo–AEBrtbRE

Marco Bizzoni

Fonte

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