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Sotterranei della giustizia

Sotterranei della giustizia

(14 Novembre 2009) Enzo Apicella
Tre medici e tre agenti penitenziari indagati per la morte di Stefano Cucchi

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PER RICORDARE L’ESECUZIONE DI NICOLA SACCO E BARTOLOMEO VANZETTI…

(24 Agosto 2019)

comunicatousi

Ricordiamo anche quest’anno, l’esecuzione di NICOLA SACCO e di BARTOLOMEO VANZETTI, (23 agosto 1927), due esponenti del movimento anarchico americano, di origine italiana, aderenti al movimento definito degli “anti-organizzatori” di Galeani e simpatizzanti anche di I.W.W. (Industrial Workers of the World, il sindacato rivoluzionario americano). Non è un ricordo rituale, il nostro e non intende esserlo.

I due anarchici furono giustiziati senza prove concrete, per dare la classica “sentenza esemplare” di stampo repressivo, con una ingiusta condanna e un’esecuzione capitale che, solo dopo molti anni il sistema giudiziario e la politica americana, riconobbero come uno dei grandi errori giudiziari commessi.

Le proteste e le manifestazioni di sostegno a “Nick e Bart” furono enormi a livello mondiale per chiedere la revisione del processo e la sospensione della pena capitale. Anche in Italia, non solo per ottenere la revisione del processo, ritenuto come non equo e pregiudizievole, ma per affermare la verità e la giustizia in quello che, con molta illusione, definiva gli Stati Uniti e il suo modello anche giudiziario, come “il paese della libertà e delle opportunità” e delle rigorose garanzie processuali.

I vari Governi statunitensi, si resero protagonisti di feroci repressioni, (fin dal 1886, con i ”martiri di Chicago” e le condanne capitali, la repressione del movimento sindacale che chiedeva, tra l’altro, la riduzione dell’orario di lavoro a 8 ore giornaliere…), anche fomentando campagne di denigrazione di ogni tentativo, organizzato e non, di emancipazione delle classi lavoratrici e dei settori popolari, dal pesante sfruttamento del modello capitalistico americano (il capitalismo liberista e selvaggio, senza regole e senza limiti…), di mantenere una sottomissione di stampo razziale, oltre che condurre una spietata campagna, finalizzata a eliminare il dissenso, per combattere il “pericolo dei rossi” (Red Scare), comprendendo con questa definizione qualsiasi movimento di ispirazione socialista, comunista o anarchica, con l’ulteriore effetto del contrasto dei movimenti per i diritti civili, dei neri afroamericani, degli immigrati di origine ispanica e dei nativi indiani americani…

STORIE DI ALTRI TEMPI, una certa “storia” non si ripete? Sarà una serie di coincidenza, però è oggettivo che ogni volta che si manifesta una crisi, strutturale (o transitoria – congiunturale come nel passato), i detentori del potere, del dominio economico, finanziario e delle istituzioni statali, individuano il classico “nemico esterno” contro cui le classi lavoratrici e i settori sfruttati e impoveriti dalla crisi, sono indirizzati a scagliarsi, per dirottare l’attenzione sulle reali cause. Si fomenta l’odio sociale, razziale, l’intolleranza contro gli “stranieri” , i “diversi”, coloro che non si omologano a regole fatte da chi domina, coinvolgendo i soggetti subalterni, ma che poi non fanno applicare, quando sono toccati gli interessi padronali, degli speculatori, o dei loro amici, finanziatori e sostenitori, ai quali sono concesse scappatoie o sotterfugi formalmente “legali”, che sostanzialmente, mantengono inalterato un sistema di diseguaglianze e ingiustizie ai danni dei tanti, per permettere il benessere dei pochi.

L’arresto di Nicola (in realtà il nome di battesimo reale era Ferdinando) Sacco e di Bartolomeo Vanzetti, attivisti anarchici di origini italiane (Sacco era pugliese, della provincia di Foggia, Vanzetti piemontese, della provincia di Cuneo), il 5 maggio 1920, servì anche come depistaggio dell’assassinio di Andrea Salsedo, militante anarchico e sindacalista, che “…precipitò il 3 maggio 1920, dalla finestra del Bureau of Investigation di New York”…L’episodio di Salsedo…per noi in Italia, RICORDA con una serie di circostanze, QUELLO CHE ACCADDE IL 15-16 DICEMBRE 1969, DALLA FINESTRA DELLA QUESTURA DI MILANO, CON GIUSEPPE “PINO” PINELLI, con la campagna di depistaggio della strage di Stato di Piazza Fontana (12 dicembre 1969), ancora impunita come tante “stragi di stato” o le più recenti “disgrazie annunciate”, sulle opere pubbliche o le ricostruzioni delle zone terremotate (oggi è anche il terzo anniversario del terremoto che ha colpito Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo), i cui responsabili se la caveranno sempre con poco, rispetto ai danni effettivi provocati.

Il tutto con il condimento di una costane “caccia ai sovversivi”, “ai disfattisti”, anche sui mass media, sui social e sui mezzi di informazione, per stroncare la possibilità della ripresa del conflitto sociale e di classe, la saldatura tra le lotte di sopravvivenza e di resistenza, del movimento operaio e sindacale, con le lotte sociali o studentesche, o di movimenti di opinione e di informazione alternativa, ai movimenti territoriali su beni comuni, di contrasto alle grandi opere inutili, o di intervento serio sui cambiamenti climatici, con i suoi effetti devastanti per miliardi di persone. Campagne di denigrazione e di calunnia, un vero e proprio DEPISTAGGIO, ieri come oggi, dalle questioni e contraddizioni fondamentali . Ecco perché questo non è un ricordo rituale, ma è inserito nell’attualità e nei quotidiani compito di chi i aut organizza, lotta e contrasta il peggioramento delle condizioni di lavoro e di vita, oggi, per un altro futuro, per riflettere e trovare le energie, i rapporti di forza collettivi, verso lo sviluppo di un processo di reale trasformazione dello stato di cose presenti.

Anche noi gatti-e neri-e dell’Usi, CONTINUIAMO nell’autorganizzazione, a LOTTARE PER LA LIBERTA’, LA GIUSTIZIA SOCIALE, LA LIBERAZIONE DALLO SFRUTTAMENTO DELLE PERSONE E DELLA NATURA….

24 agosto 2019

Segreteria nazionale collegiale Confederazione Usi Unione Sindacale Italiana fondata nel 1912 Udine/Milano/Roma/Caserta

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