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    M5S E PD AL MASSIMO POSSONO FARE UN GOVERNO GIALLO-ARANCIONE

    (27 Agosto 2019)

    Eugenio Scalfari

    Eugenio Scalfari

    Da tempo, impropriamente, diversi giornali hanno iniziato a denominare un possibile governo M5S-PD come governo giallo-rosso.
    Dunque, se fosse veramente così, il Presidente del Consiglio non potrebbe che essere Totti.
    Al di là della burletta ad uso dei tifosi, emerge che oggi i giornali, ed i mass media in generale, assegnano ai partiti la caratteristica di essere rossi, cioè attenti alle esigenze dei lavoratori, senza tenere in alcun conto le politiche concrete messe in atto, ma solo per tradizione, comodità, pigrizia intellettuale. Un partito che in passato ha avuto una storia, continua ad essere considerato sempre nello stesso modo, metodo valido per i partiti che pur rinnovandosi non rinnegano le loro radici, ma altamente scorretto per quelli che nel corso delle loro evoluzioni hanno rinnegato più volte la propria storia. I dirigenti del Partito Democratico in questo sono aiutati da un potente strumento di propaganda chiamato “la Repubblica,” che attraverso il suo fondatore Eugenio Scalfari compone e scompone, a suo piacimento e con una fervida immaginazione, il Pantheon dei riferimenti politico-culturali del PD. Così il PD viene dipinto come rosso, la cosa però poi provoca l’immediata reazione dei lavoratori quando quel partito governa. Se il partito rosso è quello che riduce le tutele dei lavoratori con l’abrogazione dell’articolo 18, che angaria i lavoratori difendendo la riforma Fornero, accrescendo la disoccupazione giovanile per poi insultare i pensionati come peso ed i giovani come bamboccioni costringendoli all’emigrazione. Se il partito rosso è quello che con il pareggio di bilancio blocca la spesa sociale, impedendo allo Stato ed alle amministrazioni locali di poter intervenire in modo adeguato sui bisogni dei cittadini. Se poi questo partito rosso, chissà perché, si ritrova all’opposizione e tra i tanti provvedimenti sceglie di attaccare quelli come quota 100 (insufficiente misura propagandistica limitata nel tempo ed a discapito dei lavoratori) e reddito di cittadinanza (scorretto e limitato strumento di sostegno al reddito), da cui cittadini in difficoltà aspettano un ristoro. Ed infine se il primo atto del nuovo segretario di questo partito, da tutti osannato come sinistra ritrovata, apre un guerra contro una comunità territoriale, politica e sociale che da anni denuncia l’irresponsabilità, i guasti, l’antieconomicità di un progetto come quello della TAV in val di Susa scegliendo di supportare la volontà predatoria dei padroni. Allora chi lavora per vivere, a cui quotidianamente raccontano che tutto quello che abbiamo detto viene fatto dal partito rosso, ineluttabilmente quando si tratta di votare rinuncia, oppure vota giallo, blu, verde...nero.
    Oggi la funzione storica di un possibile governo M5S-PD è solo quella di difesa della democrazia, impedendo che realizzi il golpe istituzionale tentato da Salvini con il tentativo di precipitare il Paese alle elezioni in ottobre. Di fronte alla crisi sistemica prodotta dal tentativo di costruire il bipolarismo nel nostro Paese, i lavoratori hanno il dovere di supportare i democratici di qualsiasi schieramento nell’impedire che il combinato disposto: di informazione limitata e di parte, grandi risorse economiche da investire sui social per orientare l’opinione pubblica, leggi elettorali che premiano minoranze trasformandole in maggioranze, sia utilizzato da forze eversive che non si riconoscono nella Costituzione, ma che nei loro atti hanno spesso tentato di forzarne e limitarne i dettami. Detto ciò è evidente che per superare la crisi di sistema sia necessaria una legge elettorale proporzionale naturale e la rimozione dei provvedimenti autoritari e antiumani emanati. Poi ovviamente i “democratici” governeranno rispondendo esclusivamente alle lobby che li finanziano o li supportano e tra cui non troviamo i lavoratori. Insomma un onesto e democratico governo giallo-arancione che farà più per i padroni di quanto non faccia per i lavoratori, ma che potrebbe ripristinare gli strumenti della nostra democrazia.
    Ritengo quindi deprimente che il deputato Fratoianni metta in atto la sua ennesima capriola tattica, in attesa del congresso del suo partito che deciderà se tornare nell’ovile delle alleanze con il PD oppure continuare ad impegnarsi nella costruzione dell’alternativa con la lista “La Sinistra”. Poiché così facendo impedisce la possibilità di azione e di espressione pubblica sulla crisi di governo de “La Sinistra”, di cui fa ancora formalmente parte. La richiesta di Fratoianni di “verificare la possibilità di costruire subito una proposta per il Paese” con un coinvolgimento nelle trattative M5S-PD, oltre a mettere in difficoltà la lista “la Sinistra”, fa emergere il dubbio che la presenza di SI o di LEU nel futuro possibile governo consentano quindi di poterlo definire rosso.
    Da destra, dal PD, dalla sinistra, tutti dicono che bisogna salvare il Paese, i cittadini, il lavoro, senza mai entrare nello specifico a quale Paese, i cittadini, il lavoro si riferiscano. Affinché le parole tornino ad avere un senso univoco e non siano simboli che alludono allegoricamente a realtà di cui non sono più espressione. E’ necessario perciò determinare le specifiche scelte politiche concrete che permettano ad un partito, o un governo, di poter essere definito come rosso: 1) un’imposta sui grandi patrimoni di quell’1% di italiani che possiede il 25% della ricchezza nazionale, 2) il ripristino della progressività del sistema fiscale, chi meno ha meno paghi 3) lotta alla grande evasione ed elusione fiscale 4) la cancellazione delle leggi che limitano il diritto ad un lavoro stabile e sicuro e della riforma Fornero 5) la realizzazione di politiche industriali pubbliche e una spinta nella riconversione ecologica delle economia 6) la riduzione dell’orario di lavoro e un sistema di indicizzazione automatica dei salari (scala mobile) e l’adeguamento delle pensioni minime al reale costo della vita 7) l’istituzione del reddito minimo garantito 8) un piano per la messa a disposizione di alloggi sociali 9) la piena parità di accesso, diritti, mansioni, retribuzioni nel mondo del lavoro e nella rappresentanza politica delle donne 10) l’equiparazione dei diritti delle persone LGBTQI a quelli delle persone eterosessuali 11) la cancellazione delle normative che contrastino con l’umanità e la solidarietà. Vedremo quale parte di questo decalogo Fratoianni proporrà al confronto con Zingaretti e Di Maio e nel caso quali saranno i punti accolti. Cari Mass Media, in particolare “la Repubblica”, quando il programma del governo si baserà su gran parte di questi punti potrete assegnargli la patente di Rosso.

    Marco Bizzoni

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