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La peste

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(23 Novembre 2010) Enzo Apicella
“La Peste”. Un libro-inchiesta denuncia le infiltrazioni camorristiche nel ciclo dei rifiuti, le convenienze della politica e gli interessi della massoneria

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LA CRISI DEI RIFIUTI DI ROMA NON È UN’EMERGENZA, È CAPITALISMO

(2 Settembre 2019)

roma rifiuti

La crisi dei Rifiuti che attanaglia Roma non è il semplice risultato di incapacità gestionale del Comune né della sua azienda municipalizzata. L’assenza di risolutività del piano emergenziale previsto dalla Regione Lazio e la necessità di prolungare l’ordinanza con misure straordinarie per la Capitale, confermata dall’assessore regionale ai Rifiuti, evidenziano che ormai si è giunti ben oltre il fallimento di scelte organizzative o politiche; ben oltre anche le categoria del fato avverso, che si accanisce sull’AMA costringendola a chiudere impianti.
La crisi dello smaltimento dei Rifiuti di Roma è il nodo ineluttabile a cui si è giunti dopo aver consentito per anni ai privati di occuparsi, in alcuni casi da posizioni di monopolio, della chiusura del ciclo dei rifiuti.
Per poter affrontare la crisi è necessario che la politica nelle istituzioni risponda ad una domanda: lo smaltimento dell’immondizia è un servizio dell’amministrazione pubblica oppure è soltanto uno dei tanti segmenti del mercato economico?
Se la risposta cade sulla prima parte, cioè sullo smaltimento dei rifiuti come servizio pubblico, non si capisce perché l’amministrazione pubblica non sia in grado di individuare siti adatti in luoghi non antropizzati (se non spiegando questa incapacità con gli appetiti dei potenti padroni della monnezza) e perché la municipalizzata debba essere una SPA, cioè una società di diritto privato che vede svanire 150mila euro delle tasse sui rifiuti solo per pagare 3 componenti di consiglio di amministrazione; che stabiliscono in modo pressoché soggettivo quanti e quali debbano essere i dirigenti e che assumono dipendenti senza necessità di svolgere concorsi, ma su base soggettiva e che, infine, rispondono solo al titolare delle azioni, il Sindaco, e non al Consiglio Comunale che rappresenta i cittadini ed i lavoratori che pagano interamente le tasse per l’esecuzione del servizio.
Se invece la risposta alla domanda precedente è, come accaduto fino ad oggi e continua ad accadere, che la chiusura del ciclo dello smaltimento dei rifiuti viene inteso come un normale segmento del mercato da far gestire ai privati, l’esito naturale è quello che abbiamo di fronte ai nostri occhi l’EMERGENZA RIFIUTI.
I privati attivi nell’industria dei rifiuti si comportano come monopolisti, le scelte politiche effettuate delle amministrazioni avvengono spesso in ossequio al signore dei rifiuti o della sua volontà, l’emergenza quindi non è altro che il normale modo di funzionamento del capitalismo, che non tollera il controllo delle istituzioni pubbliche e con le emergenze si assicura il potere di ricatto nei confronti dei controllori.
Come gestire il ciclo dei rifiuti oggi? La domanda è giusta, ma ogni risposta che il ministro Costa, il Presidente della regione Lazio Zingaretti e la sindaca di Roma Raggi, continuano a proporre è sbagliata. Costa assicura la disponibilità a realizzare più impianti, Zingaretti predispone di mantenere o riavviare siti, inquinati e inquinanti, di Albano e Colleferro; dove in caso di nuova crisi emergenziale sono già disponibili anche i macchinari per la riaccensione dell’inceneritore. L’ordinanza della regione Lazio ha consentito di eliminare la vergogna dei cumuli di immondizia ripulendo la città, soprattutto nelle zone centrali; quelle sotto gli occhi di chi sta sopra. Ancora nulla si muove di alternativo rispetto il provvedimento regionale che consente di mantenere un equilibrio, che in economia domestica è l’equivalente di mettere la polvere sotto il tappeto.
L’assenza di visione globale della giunta Raggi impedisce, con merito, di “valorizzare i rifiuti”. Locuzione con cui si nascondono coloro che chiedono moderni inceneritori, rigassificatori, impianti a biogas, cioè impianti che generando tossicità per i cittadini che abitano nei territori intorno agli impianti, ma grandi profitti per i loro padroni che li definiscono come non inquinanti. Ma impedisce anche di mettere in atto quella prospettiva di RIFIUTI ZERO che è l’unica soluzione moderna. Ecologica perché consapevole che le risorse della terra non sono infinite. Economicamente vantaggiosa, perché gran parte dei rifiuti sono costituiti di plastiche, prodotti del petrolio che importiamo. Non soggetta ai monopolisti professionisti, perché per realizzare una politica di Riuso, Riciclo, Riduzione e Recupero è necessario mobilitare le comunità, ricostruendo la consapevolezza dei cittadini. Realizzare una raccolta riciclata reale ed efficiente, ridurre l’utilizzo degli imballaggi, da normare in modo da essere totalmente riciclabili, ripristinare il metodo della riconsegna dei vuoti, utilizzare l’umido totalmente per la produzione di compost, etc, consentirebbe di realizzare quell’economia circolare la cui caratteristica è quella di eliminare gli sprechi, ma soprattutto di generare benessere della società e non profitti per pochi.

Marco Bizzoni

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