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Ventiquattro ore senza di noi

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SUGLI "SCIOPERI GENERALI" D'AUTUNNO DEL SINDACALISMO DI BASE

(24 Settembre 2019)

Il 3 luglio scorso il SI Cobas ha pubblicato una lettera aperta rivolta al “sindacalismo di base” volta alla organizzazione di un “vero sciopero generale nazionale il prossimo autunno”.

Nel testo ci sono sembrati positivi i seguenti punti:

1) alcune fra le rivendicazioni generali che, secondo il SI Cobas, dovrebbe portare avanti l'azione di sciopero: aumenti salariali, riduzione generalizzata dell'orario di lavoro, salario ai lavoratori disoccupati;

2) l'agitazione dell'obiettivo della costruzione di una rete internazionale del sindacalismo conflittuale per combattere con l'unità delle lotte dei lavoratori al di sopra dei confini nazionali la concorrenza al ribasso fra i salariati e le ideologie padronali del nazionalismo – oggi detto “sovranismo” – e del razzismo.

La lettera – annunciata il 23 giugno scorso a Firenze dai compagni del SI Cobas durante i lavori dell'ultima assemblea nazionale del “Coordinamento Lavoratori e Lavoratrici Autoconvocati per l'Unità della Classe”, di cui il nostro gruppo di opposizione interna all'Usb fa parte – voleva apparire come un invito pubblico ad un'azione sindacale generale e unitaria del sindacalismo di base.

Se il suo contenuto fosse stato coerente con questo dichiarato intento non potrebbe averci visto che concordi e convintamente sostenitori dell'iniziativa che essa promuove. Invece si trattava di un mazzo di rose con dentro un coltello che una parte del sindacalismo di base rivolgeva contro l'altra, in particolare contro l'Usb. La lettera non era altro che un nuovo capitolo della guerra che le dirigenze del sindacalismo di base si fanno da anni le une contro le altre, danneggiando il movimento sindacale di classe.

Questa guerra – certamente per il SI Cobas e l'Usb – origina dalle diverse posizioni politiche delle loro dirigenze. Uno scontro inevitabile ed anche pienamente legittimo, se sapesse rimanere nel campo della contrapposizione critica e polemica, senza travalicare questo confine, giungere a dividere gli scioperi e quindi a danneggiare il movimento di lotta dei lavoratori.

La lettera infatti si affrettava a dichiarare che l'Usb non farebbe più parte del sindacalismo di base in ragione di una serie di accuse che per altro – in parte – condividiamo.

È vero, ad esempio, che la nostra dirigenza si è compromessa con una parte delle forze del governo in carica, e di quello passato, nella speranza di ottenere un riconoscimento sindacale e, in ragione d'esso, dei risultati migliorativi per le condizioni della classe lavoratrice.

Questa linea d'azione secondo noi è profondamente sbagliata, è estranea al sindacalismo di classe, in quanto il riconoscimento di un sindacato di classe da parte del padronato e del suo regime politico può avvenire solo in virtù della forza che esso è in grado di mettere in campo con le lotte dei lavoratori, non attraverso “sponde” partitiche parlamentari.

Senza una forza organizzata dei lavoratori alle spalle il riconoscimento sindacale non porta alcun vero risultato ed anzi si rivela un pericolosa trappola atta a corrompere ed ingabbiare il sindacato.

Agendo in questo modo, inoltre, i dirigenti dell'Usb hanno assecondato le illusioni di parte dei lavoratori circa il governo del falso cambiamento ed hanno così ostacolato il loro già difficile ritorno sul terreno della lotta di classe.

* * *

Da queste critiche i dirigenti del SI Cobas si sono però affrettati a trarre la facile quanto erronea conclusione secondo cui la via migliore per combattere l'opportunismo sindacale della dirigenza Usb sarebbe quella di evitare l'organizzazione scioperi unitari fra i due sindacati.

Il nostro gruppo di opposizione interna a Usb ha sempre riconosciuto i meriti del SI Cobas nell'aver saputo organizzare centinaia e centinaia di duri scioperi, ai cui picchetti abbiamo anche diverse volte partecipato, e ci siamo impegnati a diffondere questo esempio nelle file del nostro sindacato.

In quest'opera ci siamo scontrati con un ambiente generale interno alla nostra organizzazione – che origina da una precisa volontà della dirigenza – volto a tenere ignari gli iscritti rispetto a quanto di buono compiva il SI Cobas o persino a metterlo in cattiva luce, alzando un muro di sospetto e diffidenza fra i lavoratori delle due organizzazioni sindacali.

Noi siamo fermamente convinti che i nostri compagni lavoratori iscritti all'Usb avrebbero solo da guadagnare dallo scioperare e dal manifestare insieme ai lavoratori mobilitati dal SI Cobas perché potrebbero vedere ed apprezzare la forza operaia che questo sindacato ha saputo costruire, riconoscendo in quei lavoratori dei loro naturali compagni di lotta e sentendo così essere più forte il sindacalismo conflittuale nel suo complesso.

Dall'unità d'azione riceverebbe un colpo il muro di ignoranza e diffidenza costruito ad arte – come se già non bastassero quelli eretti dai padroni per dividere i lavoratori – , risulterebbe indebolito l'opportunismo sindacale e si rafforzerebbero quei gruppi di iscritti in seno all'Usb che sono più o meno apertamente critici verso la condotta della attuale dirigenza.

Siamo altrettanto convinti che quanto accaduto in una manciata di magazzini logistici nel piacentino – dove lavoratori iscritti a SI Cobas e Usb si sono scontrati per ragioni che entrambe le dirigenze non sono state in grado di spiegare – non sia tale da poter condizionare i rapporti fra gli iscritti ai due sindacati su un piano generale, nazionale ed intercategoriale, come invece hanno voluto concludere entrambe le dirigenze che hanno usato strumentalmente quegli episodi per proferire sentenze di condanna senza appello sul complesso dell'altra organizzazione.

Con la lettera aperta del 3 luglio con cui si precludeva un'azione generale unitaria col nostro sindacato, i dirigenti del SI Cobas non hanno fatto che compiere un gradito favore alla dirigenza Usb, non mettendola nella scomoda posizione di dover accettare o rifiutare un invito ad uno sciopero unitario ed offrendole invece una efficace giustificazione – “non scioperiamo con loro perché non ci vogliono” – da offrire in pasto a chi fra gli iscritti di Usb si ponesse la questione del perché il nostro sindacato non aderisce allo sciopero generale promosso da una parte del sindacalismo di base.

Non si dica che questo sia un caso: è l'identico copione che ripete da almeno 3 anni!

Di fatto le due dirigenze si comportano in modo speculare collaborando alla divisione del movimento operaio e del sindacalismo conflittuale.

L'11 luglio – soli otto giorni dopo la pubblicazione della lettera “aperta” – prontamente a Milano si sono incontrati in riunione i dirigenti di Cub, SI Cobas, Sgb, Slai Cobas milanese ed Usi Ait.

Erano quindi assenti – oltre alla dirigenza dell'Usb – anche quelle di Confederazione Cobas, Cobas Sanità Università Ricerca, Unicobas, Adl Varese, Sial Cobas, Adl Cobas ed Usi, la maggior parte delle quali ci risulta non abbiano ricevuto né la lettera – che d'altronde non reca destinatari – né l'invito a partecipare alla riunione.

Il giorno dopo – 12 luglio – i sindacati presenti alla riunione, escluso lo Slai Cobas, hanno inviato alla commissione di garanzia la comunicazione di proclamazione dello sciopero generale di tutte le categorie per venerdì 25 ottobre.

Il 16 luglio il SI Cobas ha annunciato in un comunicato che, come già fatto l'anno scorso, organizzerà una manifestazione nazionale non il giorno dello sciopero ed insieme agli altri sindacati con cui lo ha proclamato – come fece nel 2017 a Milano – bensì il giorno successivo, sabato 26 ottobre, a Roma.

Come detto si è andato ripetendo lo stesso copione proposto negli ultimi anni: proclamazione dello sciopero generale da una parte del sindacalismo di base, con largo anticipo ed escludendo l'altra parte in un ottica di guerra fra organizzazioni.

Ciò – va sottolineato – implicherà il non secondario effetto negativo di escludere la possibilità che i gruppi di opposizione interni alla Cgil aderiscano compattamente allo sciopero, indebolendolo ulteriormente.

* * *

Questa condotta dei dirigenti del SI Cobas a nostro giudizio trae origine da ragioni analoghe a quelle dei dirigenti dell'Usb e cioè da un comune grave errore di concezione della natura del rapporto fra sindacato e organizzazioni politiche proletarie.

Nella situazione attuale di estrema debolezza di tutti i gruppi politici che si candidano alla guida della classe lavoratrice, entrambe le dirigenze pensano di poter raggiungere questo necessario risultato attraverso la scorciatoia di far svolgere al sindacato una funzione promotrice del partito che loro vorrebbero creare.

Per questo convocano manifestazioni nazionali il giorno successivo allo sciopero – il sabato – con rivendicazioni in parte sindacali ed in parte proprie del loro fronte di organizzazioni partitiche. I lavoratori, in gran parte, partecipano a queste manifestazioni per quanto di buono ha saputo fare il sindacato, non per le parole d'ordine politiche forzatamente infilate dalle dirigenze che però credono di accelerare la storia con questi giochetti illusionistici.

In questo modo invece la storia viene rallentata perché la crescita del sindacalismo di classe e delle sue organizzazioni viene frenata da una loro affiliazione a fronti partitici la quale tende a dividere i lavoratori – che vogliono lottare per i loro bisogni elementari quali salario, ritmi, orario, sicurezza, salute – sulla base delle idee politiche, e ciò avviene sia per quelli all'interno del sindacato, sia per quelli ancora all'esterno ma che vi si vorrebbero avvicinare e che più facilmente possono cadere vittime delle insinuazioni interessate di padroni e sindacati di regime volte a presentarlo come un organismo partitico sotto mentite vesti sindacali.

Il nostro gruppo di opposizione in Usb parteciperà alle giornate di sciopero che saranno promosse da una parte o dall'altra del sindacalismo di base e, se mai vi fossero, anche a quelle promosse dal sindacalismo di regime, perché per noi la strada per rafforzare il sindacalismo di classe e combattere l'opportunismo sindacale è quella dell'unità d'azione dei lavoratori, non della guerra fra sindacati gestiti come fossero organizzazioni partitiche.

Diversamente da quanto fatto gli anni scorsi però, non ci batteremo dentro il nostro sindacato affinché aderisca allo sciopero del 25 ottobre perché la forza di una tale battaglia è oggi troppo esigua, nelle condizioni attuali di scarsa mobilitazione della classe lavoratrice e a fronte del ripetersi dello stesso copione per il terzo anno consecutivo nei rapporti fra sindacati di base.

Abbiamo portato questa nostra posizione all'interno del Coordinamento Lavoratrici e Lavoratori Autoconvocati per l'Unità della Classe che l'ha condivisa, proponendo di sostenere tutte quelle iniziative territoriali, aziendali, categoriali che marcino nella direzione dell'unità d'azione di tutto il sindacalismo conflittuale e dei lavoratori, come ad esempio quella promossa dalla Federazione Usb Lavoro Privato di Firenze col comunicato del 17 luglio, che ha portato alla convocazione di una assemblea cittadina di tutto il sindacalismo di base il 26 settembre, volta alla organizzazione di lotte unitarie contro i sempre più frequenti episodi di ritorsione padronale contro lavoratori e militanti sindacali combattivi.

* * *

La costruzione di un vero sciopero generale nazionale oggi è un obbiettivo alquanto difficile da raggiungere e nessun sindacato di base è in grado di centrarlo da solo. La ricerca dell'unità nell'azione e nella lotta tra tutte le organizzazioni sindacali e i gruppi di lavoratori decisi a scendere in sciopero per difendere le loro condizioni di vita e di lavoro, superando ogni divisione di categoria, di settore, di sigla sindacale, si impone sempre più urgente. Lo sciopero generale non può essere una pura manifestazione di dissenso ma deve rappresentare un atto di forza.

Per discutere di questo problema i nostri compagni hanno promosso una lettera-appello inviata all'Esecutivo Nazionale Confederale di Usb il 16 agosto scorso, in cui si richiedeva la convocazione di un'assemblea nazionale degli iscritti, previamente ad ogni decisione presa nel merito delle mobilitazione generali dei mesi prossimi.

L'appello ha raccolto 97 adesioni di iscritti e delegati da varie città: Napoli, Potenza, Matera, Roma, Piombino, Genova, Vicenza, Milano, Varese, Novara.

Non avendo ricevuto alcuna risposta, in data 2 settembre abbiamo inviato nuovamente ai compagni dell'Esecutivo l'appello, sollecitando una risposta, che non è mai pervenuta.

Per i nostri dirigenti, evidentemente, 97 delegati ed iscritti al sindacato non meritano nemmeno una replica. Una mancanza di rispetto che implica una evidente negazione del sano rapporto fra base e dirigenza che dovrebbe informare un sindacato di classe in ogni aspetto della sua attività.

Il 12 settembre l'Esecutivo nazionale Usb ha proclamato dello sciopero generale in occasione della giornata mondiale in difesa del clima del 27 settembre.

A prescindere dal merito circa il senso di chiamare i lavoratori allo sciopero per una questione di tale complessità ciò che si evidenzia è ancora una volta il mancato coinvolgimento della base del sindacato nel percorso verso le mobilitazioni, pratica che la richiesta di un'assemblea nazionale degli iscritti intendeva combattere.

Notiamo infine come la nostra dirigenza non si faccia scrupolo a scioperare insieme ad altri sindacati, sia di base che di regime, per questioni d'ordine generale che non sono a portata di mano del movimento sindacale e come invece si opponga all'azione di lotta unitaria dei nostri iscritti con quelli degli altri sindacati quando questa serve a difendere bisogni immediati dei lavoratori certamente più a portata di mano.

Una contraddizione che crediamo metta in luce come la nostra dirigenza dia più importanza all'immagine mediatica del sindacato che alla costruzione di un reale rapporto coi lavoratori.

Lunedì 23 settembre 2019

Coordinamento Iscritti Usb per il Sindacato di Classe

Fonte

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