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Erre moscia

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(25 Aprile 2010) Enzo Apicella

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(Ora e sempre Resistenza)

Luigi Balsamini, Gli Arditi del popolo, Dalla Guerra alla difesa proletaria contro il fascismo, 1917-1922

(Casalvelino Scalo, Galzerano, 2018, I ed. 2002, pp. 446, € 20.00)

(16 Ottobre 2019)

balsamini arditi

Se si eccettua Arditi non gendarmi! di Marco Rossi (1997), che qui cura la prefazione, Gli Arditi del popolo è la seconda monografia di livello nazionale sulla prima organizzazione squadristica antifascista, dopo quella, seminale ed esemplare, di Eros Francescangeli, uscita nel 2000. È, difatti, di due anni dopo la prima edizione di questo volume, pubblicato dalla Galzerano, casa editrice in larga parte occupata dalle vicende storiche dell’anarchismo e del sovversivismo. Volumi monumentali, densi e corposi, per cui il saggio in oggetto non ha inteso essere da meno.

Luigi Balsamini, classe 1977, è di professione bibliotecario presso l’Università di Urbino e ricercatore di storia in collaborazione con diversi istituti scientifici e riviste specializzate. Ha all’attivo varie monografie sui movimenti libertari, con particolare riferimento alle Marche Settentrionali.

Il tempo trascorso dalla prima edizione di questo volume, con il consolidarsi della fortunata serie di studi storiografici in materia d’arditismo popolare, ha imposto una riedizione, interamente rivista ed ampliata, andata alle stampe lo scorso anno.

Ad oggi è sicuramente il lavoro più esaustivo sull’argomento, per la dettagliata trattazione. Approfondite risultano, infatti, le disamine delle varie posizioni politiche (socialiste, comuniste, popolari, repubblicane ed anarchiche) dinanzi all’arditismo popolare, dedicando ad esse specifici paragrafi. Di rilievo assoluto anche le parti biografiche in relazione ai principali esponenti degli Arditi del popolo, dove, indubbiamente ed ovviamente, spicca la figura del loro ispiratore e fondatore, il tenente Argo Secondari. Una personalità, questa, certo sui generis, come le tante che vissero e determinarono quell’epoca, ma indubbiamente leale ed onesta sino all’ultimo; affermazione che non può sicuramente essere estesa a tutte le persone che le erano a fianco. Curiose quanto tragicomiche, inoltre, le circostanze che ne comportarono l’internamento a vita in manicomio, qui riportate.

Con un massiccio utilizzo della documentazione, trascritta anche per intero in appendice o riprodotta nell‘apparato fotografico, si analizza la parabola degli Arditi del popolo e di organizzazioni coeve ed analoghe. Tutto, se ne desume, è nato in seno all’arditismo di trincea, ispirazione e modello nei contenuti e nelle forme. Poi, l’arditismo popolare, la “meteora nel cielo incandescente”, complice anche la repressione e l’immediata messa fuorilegge, ha avuto una rapida trasformazione, dovendosi spesso adattare a particolari situazioni e circostanze. Si evince particolarmente dai documenti prodotti dalle articolazioni locali.

Direttamente associata all’arditismo bellico, alle istanze di interventismo democratico e rivoluzionario che il fascismo andava disattendendo, c’è sicuramente l’Impresa fiumana, di cui si è recentemente celebrato il centenario. Ebbene, soprattutto nelle prese di posizione che portarono alla nascita degli Arditi del popolo, così come nei loro primi documenti, è indubbio lo spirito di continuità con gli aneliti di ribellione all’imperialismo, al pescecanismo, ai ceti privilegiati e di sostegno alle masse oppresse, che avevano trovato spazio ed argomentazione nella Città di vita.

Silvio Antonini

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