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contro la guerra imperialista autonomia di classe

RISTABILIRE L'INTERNAZIONALISMO!

(16 Ottobre 2019)

Sulle pelle del “popolo Curdo” si giocano tante partite.
Il nostro obiettivo non è partecipare al gioco, ma rovesciare il tavolo.

Al netto della solidarietà, del dolore e della rabbia per bombardamenti
che colpiscono popolazioni inermi, e del rispetto per i movimenti autoctoni,
rivendichiamo l'autonomia di valutazione critica del movimento rivoluzionario.

contro la guera imperialista, autonomia di classe!
RISTABILIAMO L'INTERNAZIONALISMO!

Cioè la nemicità in casa propria.
Cioè la nemicità con i padroni italiani ed europei,
e con i loro interessi nell'area medioorientale,
dalla vendita di armi alla partita del petrolio a quella del gas.
( La Turchia è il quinto partner commerciale U.E., e l'Italia solo nel 2018 vi ha esportato armi per 260 milioni di euro).

Cioè la critica dei tifosi di rivoluzioni lontane,
di liberazioni assistite e di stati in formazione.

Cioè la critica di chi, strumentalizzando tragedie umane determinate dall'internazionalizzazione capitalista, tenta di riesumare le ceneri di un “movimento senza movimenti”, cadaverico erede di un mondo che non c'è più.

La velocizzazione del combattimento competitivo tra blocchi continentali, e delle loro guerre per procura, produce un'accelerazione nella variazione di alleanze volubili di geometrie tanto variabili quanto profittualmente interessate.
Il dramma della mancanza di un vero internazionalismo dei lavoratori che si opponga alla guerra combattendo i padroni in tutti i paesi, si conferma ancora una volta.
Popoli impediti nella realizzazione del proprio destino costretti dai rapporti di forza e di potenza a "rivolgersi", di volta in volta agli americani contro l'Isis, agli europei contro i Turchi,
e così via.
La verità è che i proletari non hanno patria,
e nemmeno amici.

Sullo sfondo del crocicchio di scontri economici e militari in medio oriente c'è l'irruzione asiatica sul mercato mondiale, vero fattore sconvolgente rapporti di forza e di potenza, e dei relativi equilibri destinati al superamento.
Rapporti di forza in mutamento ed equilibri finiti ma non ancora ricostituiti determinano situazioni di alleanze fluide e variabili, suscettibili di usi e strumentalizzazioni multiple.
Di certo prosegue il disimpegno progressivo americano, una “exit strategy” espressione plastica dello storico indebolimeto occidentale e della sua copertura ideologica nel “first america”.
Anche le “alleanze” del “popolo Curdo” nella storica lotta per il proprio stato sovrano sono state e sono condizionate dalla necessità di varie “liberazioni assistite” ( ieri con gli U.S.A. contro Isis e Iran, oggi con Siria contro Turchia.....).

E' in questa complicata situazione che si inserisce l'ennesima “guerra per procura” giocata dalla competizione interimperialistica e dalle medie potenze locali, tra nemicità continentali e regionali, ed unitarietà profittuale nella conquista di materie prime e presenza e controllo dei flussi commerciali.
Tra minimalismo jankee, ricerca della solita “voce unica europea”, tentativo di rivincita russo, e penetrazione cinese si consuma l'ultimo pogrom di popolazioni destinate, senza un vero sostegno internazionalista, ad essere ancora sanguinosamente usate come merce di scambi e ricatti incrociati.
Alla tragedia del “popolo Curdo” si affianca, per certi versi corresponsabile, la tragedia dell'assenza dell'internazionalismo di classe, cioè di una politica internazionale di parte proletaria capace di sostenere le varie sezioni della classe operaia mondiale in lotta contro la classe modiale dei padroni, a partire da quelli di casa propria.

IL NEMICO è IN CASA NOSTRA!

Questa l'essenza del nostro internazionalismo, “sostituito” da una serie di “movimenti” che poco o nulla hanno a che vedere con una pratica di classe, dall'ecumenismo pietistico di stampo vaticano al solito, troppe volte visto, tifo e travestimeto estetico per “lotte armate lontane”, al “solidarismo carovanesco”, al socialimperialismo di quanti auspicano interventi di virtuali organismi internazionali o, peggio, della ben piu' reale ed interessata U.E..

Il nostro internazionalismo non è interessato, prezzolato, non nasconde la gioia tanto ipocrita e trasversale, quasi unanime nell' “appoggio alla causa Curda” della cosiddetta “civile società” istituzionale, politica e dei servitori dei media, per l'abbandono del marxismo e della rivoluzione da parte del pur lodevole ( rispetto alla crudele preistoricità dei cavernicoli fondamentalisti! ) “confederalismo democratico”, tanto progressista e liberale quanto recuperabile e compatibile da questa società comuque divisa in classi.

C'è bisogno di aggiornare l'atteggiamento strategico e tattico dell'intera griglia di interpretazione materialistica e dialettica del movimento reale, a partire dalla critica rivoluzionaria all'automatica progressività di ogni “lotta di liberazione nazionale assistita”, o per la “conquista” di uno stato sovrano.

Cè bisogno di capire che l'unica, ed unificante lotta di liberazione è quella dal lavoro e dal salario, e dal sistema di produzione,
distribuzione e consumo che lo impongono.

Cè bisogno di un moderno anticapitalismo!
Non è una attuale possibilità, ma è la prospettiva a cui lavoriamo.

Pino ferroviere

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