">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Capitale e lavoro    (Visualizza la Mappa del sito )

Addio mondo

Addio mondo

(13 Settembre 2012) Enzo Apicella

Tutte le vignette di Enzo Apicella

PRIMA PAGINA

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(Flessibili, precari, esternalizzati)

Livorno, 28 novembre: presentazione di Basta Salari da fame!

(14 Novembre 2019)

basta salari da fame livorno

Giovedi 28 novembre dalle ore 21 presso il Thisintegra (Via Ganucci 3 Livorno) come Potere al Popolo Livorno, presenteremo il nuovo libro di Marta e Simone Fana.

Vi aspettiamo dalle ore 20 per aperitivo.

Con la partecipazione di:
- Marta Fana (Autrice)
- Aurora Trotta (Consigliera comunale Potere al Popolo)
- Fabrizio Zannotti (Segretario Generale CGIL Livorno)
- Giovanni Ceraolo (Coordinamento USB Livorno)
- Valentina Barale (Consigliera Comunale Buongiorno Livorno)

Modera la presentazione Frida Nacinovich (Giornalista e scrittrice)

Basta salari da fame! Ripercorre la questione salariale in Italia dal secondo dopoguerra fino ai nostri giorni. È una ricostruzione di un pezzo della nostra storia attraverso le immagini del passato e I numeri del presente, analizzati con gli occhi di chi crede che una battaglia non combattuta è una battaglia persa in partenza.
Siamo partiti qualche anno fa con l’idea che l’Italia aveva bisogno di una campagna a tutto spiano contro il lavoro povero in tutte le sue forme, dagli appalti al lavoro gratuito, dai tirocini al demansionamento. Crediamo sia necessario dire senza mezzi termini che nessun lavoratore, neppure part time, può essere povero, può cioè guadagnare meno di mille euro al mese.

Oggi in Italia si guadagna meno di trent’anni fa, a parità di professione, di livello di istruzione, di carriera. Vale per tutti, tranne per quella minoranza che sta in alto. Questo dovrebbe essere il problema. Ci è stato detto che bisognava rendere il mercato del lavoro più flessibile e abbassare i salari per aumentare la competitività delle aziende e saremmo stati tutti più ricchi: l’abbiamo fatto ma siamo solo più poveri e ricattabili.

Quelli che hanno salari orari di tre, quattro, sei euro lordi l’ora. Quelli costretti al lavoro gratuito o a un tirocinio a 400 euro al mese. Quelli sottoinquadrati e i troppi costretti a un part-time involontario, spesso fittizio. Ormai il mercato del lavoro è una giungla con una sola certezza: stipendi bassi e precari. Paghe da fame per un lavoro povero.

E se fosse proprio questo il problema che impedisce alla nostra economia di crescere? E se ricominciassimo a parlare di lotta salariale? È sull’impoverimento dei lavoratori, infatti, che molte imprese continuano ad accumulare profitti agitando di volta in volta il nemico esterno più utile alla propria retorica: gli immigrati, le delocalizzazioni, la tecnologia. Una narrazione che nasconde un interesse politico, diretto a garantire l’alto contro il basso della società, i profitti dei pochi contro i salari dei molti. Ma la consapevolezza che le crescenti diseguaglianze originano dai salari e dalle retribuzioni è tornata con forza nel dibattito pubblico e alimenta le lotte dei movimenti sociali a livello globale.

Tra le poche certezze della politica economica italiana c’è sicuramente la svalutazione salariale, perseguita con tenacia e costanza da tutti i governi che si sono succeduti dal 1992 a oggi. È tempo di cambiare strada.

Potere Al Popolo Livorno

5274