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Raffaele De Grada 1916 2010

Raffaele De Grada 1916 2010

(4 Ottobre 2010) Enzo Apicella
E' morto all’età di 94 anni Raffaele De Grada, comandante partigiano, medaglia d’oro della Resistenza, critico d'arte.

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Le nostre differenze con Scr
(e le differenze di Scr col marxismo)

Viaggio tra i "partiti comunisti" / 2 puntata

(20 Novembre 2019)

Ted Grant

Ted Grant

Dopo l'articolo dedicato ad analizzare le posizioni del Partito Comunista di Marco Rizzo, (1) che è stato letto, sul nostro sito e su facebook, da migliaia di persone già nel primo giorno di pubblicazione, continuiamo il nostro viaggio nei "partiti comunisti" esaminando le posizioni di Sinistra Classe Rivoluzione (Scr, ex Falcemartello).
Lo scopo di questa serie di articoli è cercare di spiegare perché, a nostro giudizio, la attuale divisione in tanti "partiti comunisti" è motivata da effettive divergenze strategiche sul "che fare?", cioè su quale partito è necessario costruire nelle lotte di massa che stanno riprendendo a infiammare tutti i continenti. Lo facciamo fedeli a un metodo: confrontare programmi e posizioni, evitando sterili contrapposizioni fatte a base di caricature e insulti. Sempre rispettosi dell'impegno e dei sacrifici di compagni e compagne che militano in organizzazioni diverse dalla nostra, sempre pronti al confronto e anche, ovviamente, all'unità d'azione nella lotta.

Non è possibile almeno unire i "trotskisti"?

Se risulta più semplice notare le differenze tra il nostro progetto e quello del Pc di Rizzo, che è dichiaratamente stalinista, forse può essere meno semplice capire già a un primo sguardo le differenze che ci sono tra varie organizzazioni che si richiamano o provengono dal trotskismo.
"Perché non vi unite almeno voi trotskisti?" ci sentiamo spesso chiedere. In realtà anche in questo caso vale il metodo marxista: non fermarsi alla definizione che ciascuno dà di sé ma verificare la corrispondenza tra il nome e la cosa, tra l'apparenza e la sostanza. Per farlo non si può che esaminare i programmi e l'azione concreta di ogni organizzazione. Lo scopo non è quello di proclamarsi "più rivoluzionari" degli altri ma di capire quali sono le differenze di fondo, di stimolare il confronto, di consentire a ogni militante una scelta fondata. Tutto questo nella constatazione che il partito rivoluzionario con influenza di massa, che è un bisogno urgente (tanto più in questa fase convulsa), ancora non c'è. Né noi abbiamo la pretesa, come Pdac e come Lit - Quarta Internazionale, di esserlo, pur convinti di essere uno strumento fondamentale, e in gran parte unico, per riuscire in una impresa che necessariamente dovrà attraversare processi di fusione tra organizzazioni diverse, scissioni, confronti programmatici. Del resto è questo il percorso che seguì quel partito che per noi resta un modello: il Partito bolscevico che guidò la classe operaia alla vittoria nell'Ottobre 1917.
Quattro sono le organizzazioni che provengono o rivendicano il trotskismo in Italia (escludendo i gruppi che semplicemente animano qualche blog): oltre al Pdac, Sinistra Anticapitalista, il Pcl e Scr. E' di quest'ultima che ci occupiamo in questo articolo.

Due punti di consonanza con Scr
Delle organizzazioni citate, Scr è l'unica, oltre a noi, che ha una concezione del partito di militanti ed è pure l'unica a far parte, come Alternativa Comunista, di una organizzazione internazionale reale, presente in diversi Paesi, centralizzata attorno a un programma comune, con reali congressi mondiali. Non sono questioni comuni o secondarie: tanto che, appunto, non caratterizzano le altre organizzazioni che abbiamo citato.
Un motivo in più per chiarire, dal nostro punto di vista, le differenze programmatiche principali tra noi e Scr. Insistiamo: ci riferiremo non a questa o quella differenza di analisi, non a questioni secondarie, che non spiegherebbero l'esistenza di organizzazioni distinte. Ci riferiremo alle differenze di tipo programmatico e strategico, cercando di usare come metro di paragone non noi stessi ma le concezioni programmatiche di quel trotskismo che, in qualche modo, tanto noi come Scr rivendichiamo.

Il percorso per costruire il partito: Lenin o Alan Woods?
Scr è oggi una organizzazione di partito indipendente: ma questa condizione è un fatto relativamente nuovo, che risale agli ultimi anni, dopo la sua uscita (nel 2016) da Rifondazione. Infatti, da quando è nata nell'86, 33 anni fa, Scr (o Falcemartello, col nome che aveva precedentemente) ha avuto una vita all'esterno di un altro partito solo negli ultimi 3 anni. (2)
Anche il Pdac ha fatto per anni "entrismo", cioè ha raccolto forze, dentro un altro partito (Rifondazione), prima di costituirsi come organizzazione indipendente. Ma quella che per noi è stata una tattica (fu Trotsky a elaborarla negli anni Trenta), per Scr è una strategia. Cioè l'attuale vita "esterna" è per Scr un'eccezione, mentre la norma è costruirsi dentro ad altre organizzazioni. E l'eccezione attuale è dovuta non a una scelta ma a una necessità: al momento, dopo la crisi verticale di Rifondazione, Scr non ha ancora trovato nessuna organizzazione in cui fare entrismo. Tuttavia, che la regola per loro sia quella dell'entrismo lo conferma il fatto che una larga maggioranza delle organizzazioni che fanno parte della Imt (International marxist tendency, l'organizzazione di cui Scr è sezione italiana) attuano come tendenze dentro a partiti riformisti, così come Scr ha fatto per gran parte della sua vita.
Quella che potrebbe sembrare una questione di tattica nella costruzione del partito ha in realtà per la Imt motivazioni programmatiche. Fu Ted Grant, il fondatore di questa corrente internazionale (morto nel 2006), a definire l'entrismo quale strategia di costruzione del partito rivoluzionario in un testo del 1959: "Problems of entrism" (3) che ha continuato a ispirare la Imt fino ad oggi.
Il ragionamento di Grant era grossomodo questo: tanto nei momenti di assenza delle lotte come nelle prime fasi del riesplodere delle lotte, le masse restano o si dirigono verso i partiti riformisti perché prima di comprendere la necessità della rivoluzione devono "fare l'esperienza" del riformismo. Compito dei rivoluzionari è dunque stare in questi partiti riformisti, fare da pungolo dell'ala sinistra di questi partiti e aspettare lì dentro il risveglio delle masse. Solo in quel momento potranno nascere dei partiti rivoluzionari: o come evoluzione dei vecchi partiti riformisti, che saranno indotti dalla dinamica oggettiva a rompere con l'ala destra, o come scissioni dei marxisti da quei partiti.
L'errore di questo ragionamento - a nostro avviso - sta nel fatto che muove da tre premesse errate: primo, che i partiti riformisti siano i partiti "naturali" della classe; secondo, che il riformismo sia uno stadio inevitabile che la classe operaia deve vivere e superare; terzo, che le masse siano un blocco omogeneo che matura la propria esperienza contemporaneamente.
Si tratta di una concezione opposta a quella utilizzata da Lenin nella costruzione del Partito bolscevico. Vediamo le tre premesse citate confrontandole col metodo di Lenin.
Per Lenin i partiti riformisti erano partiti operai-borghesi, cioè partiti con una base operaia, una tradizione e una simbologia legata al movimento operaio, ma una direzione piccolo-borghese e un programma borghese. Per questo Lenin (a differenza della Imt e di Scr) identificava il ruolo dei partiti riformisti come quello di "agenzie della borghesia nel movimento operaio", cioè di strumenti consapevoli in mano a burocrazie che vendono la forza delle lotte della classe (una forza che ingannano e deviano verso il campo morto della collaborazione di classe, assicurandosi che non oltrepassi mai la soglia della proprietà privata dei mezzi di produzione) in cambio di privilegi, piccoli o grandi, per la loro casta.
A partire da questa caratterizzazione Lenin non considerava questi partiti come "naturale" espressione della classe e non nutriva nessuna illusione su una "riforma" di questi partiti o sulla possibilità di evoluzione al loro interno di una corrente progressiva diretta da un settore della burocrazia. Per questo l'obiettivo dei rivoluzionari era per Lenin quello di distruggere politicamente questi partiti per guadagnarne la base che, a differenza delle burocrazie, non ha interessi di classe differenti da quelli dei rivoluzionari.
James Cannon, che fu il principale dirigente della Quarta Internazionale ai tempi di Trotsky, aggiungeva, in risposta alle concezioni simili a quelle della Imt e di Scr (già diffuse ai suoi tempi) che il compito dei trotskisti non è quello di accompagnare le masse nell'esperienza riformista. E spiegava il concetto con questa battuta: "se un uomo prende un veleno, non c'è bisogno di accompagnarlo nell'esperimento. E' meglio dirgli: non è buono. E non offrirsi di provarlo personalmente." (4)
Sempre Cannon (nello stesso testo) replicava alle concezioni del tipo di quelle della Imt in questo modo: "C'è chi crede che il riformismo sia uno stadio inevitabile dello sviluppo della classe. Però la concezione marxista è un'altra. Noi sosteniamo la costruzione del partito rivoluzionario formulandone il programma sulla base dei suoi scopi storici. Noi stiamo insieme alle masse quando lottano, ma quando non lottano e seguono il riformismo ci separiamo e diciamo: vi state sbagliando."
Infine, l'idea che le masse siano un blocco che fa contemporaneamente la medesima esperienza nella lotta di classe è l'esatto rovesciamento della concezione su cui Lenin (e, prima di lui, Marx) basò la sua idea di costruzione di un partito d'avanguardia. Per Marx ed Engels, e in seguito per Lenin e Trotsky, non esistono "le masse" ma settori differenti che, in momenti differenti, entrano in lotta. Per usare una metafora impiegata da Trotsky: "cerchi concentrici di numero crescente e di coscienza decrescente". Il cerchio più piccolo è l'avanguardia che il partito cerca di organizzare, per poi trascinare nel processo i cerchi più larghi, di coscienza inferiore. Tutto questo in un processo che non è statico ma dialettico ed è appunto il processo della lotta di classe, coi suoi flussi e riflussi. Eliminando la dialettica dal processo di costruzione del partito rivoluzionario rimane la concezione di Ted Grant, Alan Woods (l'attuale principale dirigente internazionale della Imt) e di Scr: un processo di costruzione a tappe, evolutivo. Qualcosa che oltre a essere molto lontano dalla concezione leninista soprattutto non si è mai verificato nella storia.
Per trovare una giustificazione per così dire "teorica" di questa concezione estranea al leninismo, la Imt e Alan Woods (specie nei suoi libri sulla Storia del bolscevismo, ora in traduzione anche in italiano da parte di Scr) presentano una ricostruzione che non corrisponde ai fatti storici. Siccome la crescita del bolscevismo come organizzazione di fatto indipendente, separata e contrapposta al menscevismo, fin dal 1903, è oggettivamente in contraddizione con la teoria del partito della Imt, Woods sostiene che, "contro una concezione settaria", Lenin e i bolscevichi si separarono effettivamente dai menscevichi solo nel 1912. In realtà chi volesse studiare sulle fonti primarie la storia del bolscevismo scoprirebbe che questa affermazione è falsa. Il primo a negarla fu proprio Lenin in un libro famoso (L'estremismo, malattia infantile del comunismo) quando affermò "Il bolscevismo, come corrente del pensiero politico e come partito politico, esiste dal 1903." (il corsivo è nostro). Infatti è vero che ci furono momenti di parziale ricongiunzione e che la nascita formale del Partito bolscevico fu solo nel 1912 ma già nel periodo in cui i bolscevichi erano formalmente ancora una "frazione" di uno stesso partito (il Posdr) con i menscevichi, le due frazioni funzionavano come partiti distinti, con propri organismi (che si riunivano effettivamente, a differenza di quelli comuni), una propria struttura, finanze separate, stampa separata. Il collegamento tra bolscevichi e menscevichi era essenzialmente in funzione della comune appartenenza alla stessa Internazionale (la Seconda).

La questione dello Stato e del potere: uno spartiacque

Richiede meno parole ed è più semplice da spiegare l'altra grande questione che ci divide da Scr. Non perché sia secondaria: anzi, è esattamente la questione centrale, che fin dai tempi di Marx definisce uno spartiacque tra le posizioni dei rivoluzionari conseguenti e quelle dei riformisti o, per usare una espressione di Lenin poi ripresa da Trotsky, dei "centristi", cioè di coloro che oscillano tra riforme e rivoluzione, sostenendo a parole concezioni rivoluzionarie ma poi cadendo in una pratica riformista.
La concezione della Imt e di Scr dello Stato è opposta a quella del marxismo riassunta da Lenin in Stato e rivoluzione e praticata dai bolscevichi nel corso del 1917. Vediamo.
Per Lenin i comunisti non possono sostenere in nessuna forma, neppure criticamente, dei governi, nazionali o locali, nel capitalismo. Fu grazie a questa posizione di principio (che Marx aveva indicato come la lezione principale della Comune di Parigi del 1871) che i bolscevichi guadagnarono nel 1917 la maggioranza nei soviet alla necessità di rovesciare il governo "delle sinistre". Fu questo il nocciolo di tutta la battaglia di Lenin dalle sue "Lettere da lontano" (scritte al gruppo dirigente del partito dalla Svizzera) e poi col suo rientro in Russia e le "Tesi di aprile": "Nessun sostegno al governo provvisorio", perché è un governo borghese mascherato. Ed è utile ricordare che pure quel governo era (a differenza di esempi più recenti) composto dai partiti della sinistra che avevano fatto una rivoluzione (quella di Febbraio) e aveva il sostegno della maggioranza dei soviet.
Identica alla posizione di Lenin fu pure quella sostenuta (con la vita) nella successiva rivoluzione del 1918-1919 in Germania da Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht. Una posizione che Rosa condensava in un insegnamento fondamentale: i comunisti possono andare al governo solo sulle macerie del sistema capitalistico, cioè dopo aver "rotto" con la rivoluzione la vecchia macchina statale e averla sostituita con una di tipo completamente differente: la dittatura del proletariato.
Questa stessa posizione programmatica fu poi codificata dalla Terza Internazionale nelle tesi dei suoi primi congressi: prima dell'avvento di Stalin che invece riportò nel movimento operaio la collaborazione di classe coi governi nel capitalismo, sotto la dicitura di "governi di fronte popolare", una politica che tante sconfitte ha provocato nella storia, dalla Spagna degli anni Trenta al Cile di Allende, eccetera.
Scr e la Imt riprendono invece la vecchia concezione "centrista": quella dei "governi in disputa", condizionabili dalle masse. Cioè, pur facendo opposizione ai governi borghesi "ordinari", sostengono la possibilità che, sotto la pressione delle masse, i governi borghesi "di sinistra" possano evolvere in una direzione progressiva. Vedremo nel prossimo capitolo alcuni esempi concreti.

Le conseguenze pratiche di concezioni teoriche sbagliate
Da quanto abbiamo detto fin qui, qualche lettore potrebbe pensare che si tratti di questioni importanti ma prive di conseguenze nell'immediato. Purtroppo non è così. Come ricordava Lenin, un errore di un millimetro nella teoria si trasforma in un errore di metri nella pratica. Vediamo come ciò sia vero riferendoci alle due questioni strategiche che abbiamo esaminato fin qui: la questione del partito e quella dell'atteggiamento dei rivoluzionari verso lo Stato borghese e i suoi governi.
Iniziamo col partito. La concezione della costruzione del partito attraverso l'entrismo permanente (salvo eccezioni, come nella situazione attuale, anomala per la Imt, di Scr) e la concezione dei partiti riformisti come partiti "naturali" della classe si sono tradotte in passato e si traducono oggi in politiche disastrose.
Per limitarci a un solo caso prenderemo l'esempio della politica seguita dalla Imt in Gran Bretagna. Si tratta di un caso di particolare importanza se si considera che si tratta della sezione diretta da Alan Woods, principale teorico della Imt.
In Inghilterra la corrente da cui proviene la Imt (il Cwi) iniziò molti decenni fa, sotto la direzione di Ted Grant, l'entrismo nel Labour Party. Sulla base della teorizzazione di Grant che abbiamo già richiamato, era un entrismo di lungo periodo, in attesa di una evoluzione con rotture di quel partito. Ma a spaccarsi fu, nel 1992, il Cwi: perché un'ala all'epoca più a sinistra (diretta da Peter Taaffe) propose dopo decenni di uscire dal Labour Party e ritornare in superficie. Di fronte a questa posizione, una minoranza guidata da Ted Grant e Alan Woods ruppe, dando vita alla Imt (con cui si schierò il gruppo italiano, l'attuale Scr). L'organizzazione inglese della Imt è rimasta così sempre nel Labour Party. Si chiama Socialist Appeal.
E fin qui stiamo parlando di quella che potrebbe sembrare una questione di tattica di costruzione del partito. Se non fosse che, in piena sintonia con le fondamenta di questo entrismo permanente, e cioè in accordo con la visione non leninista del ruolo e della natura dei partiti socialdemocratici o di origine socialdemocratica, la Imt, guidata da Alan Woods, sostiene nel Labour Party l'attuale leader del partito, Jeremy Corbyn, e persino una prospettiva di suo governo.
Come si può leggere in decine di articoli di Socialist Appeal e di Scr, secondo la Imt il ruolo dei rivoluzionari in Inghilterra è stare nel Labour Party per sostenere Corbyn contro l'ala destra del partito. Stiamo parlando - per chi non lo sapesse - di un partito che, tra l'altro, di "laburista" ha ormai solo il nome e che è l'omologo del Pd italiano. E' cioè uno dei due partiti su cui si basa la borghesia inglese per governare secondo la logica dell'alternanza, o dei due forni. Certo, con la gestione di Corbyn, il Labour Party si è dato una riverniciata di sinistra, che lo ha aiutato a uscire dalla crisi profonda in cui era. Ma appunto solo di vernice si tratta.
Il manifesto di Corbyn ("For the many, not the few") promette una serie di riforme e persino alcune nazionalizzazioni: con indennizzo. Il tutto finanziato con una tassazione dei "più ricchi", che tuttavia non pone in discussione né la proprietà privata delle grandi industrie né delle banche; che non pone in discussione il regime borghese né le sue istituzioni (né la Nato). In altre parole: un programma con tinte neo-keynesiane, preparato dai consiglieri economici di Corbyn, come Ann Pettifor o Martin Wolf, sostenitori di una riproposizione delle teorie anti-marxiste di Lord Keynes. Un programma che, parafrasando e rovesciando Marx, non si propone di "espropriare gli espropriatori" ma solo di tassarli un po' di più, in nome di un impossibile "capitalismo dal volto umano": in uno dei principali Paesi imperialisti del mondo...
Ma la conseguenza di questa posizione della Imt (il famoso metro nella pratica nato dal centimetro di errore nella teoria) è ancora più grave e ci riporta al secondo tema strategico: quello del potere.
La sezione inglese della Imt, diretta da Woods, si batte per un governo diretto dal Labour Party di Corbyn "su un programma socialista". (5) Questo scrivono, proprio in queste settimane, i compagni inglesi di Scr: "Un governo Corbyn dovrà mobilitare la classe lavoratrice in risposta al sabotaggio delle grandi aziende, per portare avanti la trasformazione socialista della società. Questa è l'unica risposta possibile alla crisi del capitalismo. Solo in questo modo il Labour Party potrà realizzare il suo programma e trasformare radicalmente la vita della maggioranza delle persone in Gran Bretagna. Questo è ciò per cui dobbiamo batterci." (6) Mentre il titolo di un altro articolo di queste settimane rompe il tradizionale understatement britannico e proclama addirittura: "E' la lotta della nostra vita: mobilitiamoci per la vittoria di Corbyn!" (7)
Queste posizioni sono patrimonio di tutta la Imt e sono sostenute pienamente anche da Scr. Scr, a sua volta, le ha declinate sul piano italiano ad esempio sostenendo (all'epoca in cui si chiamava Falcemartello) che a Napoli la giunta di De Magistris avrebbe potuto essere spinta "dalla dinamica" a scontrarsi coi poteri forti. Per questo suggerivano a Rifondazione (di cui all'epoca facevano parte) di "combattere una battaglia egemonica anche a partire dall'attuale collocazione in maggioranza", sfruttando " una posizione di obiettivo vantaggio, quale unico partito di sinistra all'interno della coalizione di De Magistris". (8) Tutto questo mentre De Magistris, dietro una retorica "di sinistra", imponeva a Napoli una politica di austerity, con tagli ai servizi pubblici.
Persino una volta uscita da Rifondazione Scr perseverò nella linea del "sostegno critico" alla giunta borghese di De Magistris: "Sosteniamo De Magistris nella sua lotta contro le ipotesi speculative e di saccheggio della città, nella sua discontinuità rispetto alla logica di potere prodotta dal Partito democratico, in ogni suo provvedimento a favore delle classi disagiate. Ma non sospendiamo la nostra critica ai limiti della sua esperienza amministrativa". (9)
E' forse utile a questo punto ricordare che, a parte l'assurdità (per dei marxisti) di pensare che una delle più grandi città d'Italia possa "sfuggire" di soppiatto o per una sorta di "dinamica oggettiva" alla grande borghesia, o peggio che possa farlo uno dei principali Paesi imperialisti d'Europa come è la Gran Bretagna, bisogna purtroppo far presente che questa teoria su governi o Stati "neutri", condizionabili dalla dinamica della lotta di classe (è questo che sostiene Scr con la Imt, ammettendo infatti che "certo Corbyn non è marxista"), non è particolarmente nuova e costituisce la quintessenza del riformismo di ogni epoca. Proprio sostenendo questa teoria, secondo Lenin, Kautsky cercava di trasformare Marx "in un liberale da dozzina", meritandosi proprio per questo da parte di Lenin l'appellativo di "rinnegato del marxismo".
Non serve certo ricordare ai dirigenti di Scr come nel 1917 il governo Kerensky si presentasse agli occhi del centrismo dell'epoca come "condizionabile". Era (ripetiamolo) a differenza di un eventuale governo Corbyn un governo nato in un processo rivoluzionario e sostenuto dai soviet... Nondimeno Lenin e Trotsky lo considerarono un governo borghese e non pensarono nemmeno per un istante di sostenerlo più o meno criticamente o di "condizionarlo" ma svilupparono una opposizione intransigente fino a quando furono in grado di rovesciarlo per sostituirlo con un governo operaio.
I compagni interessati ad approfondire questa storia - cioè la vera storia del bolscevismo - potrebbero limitarsi anche soltanto a leggere le famose "Tesi di Aprile" con cui Lenin nel 1917 armò programmaticamente il Partito bolscevico preparandolo all'Ottobre. La Tesi numero 3 non lascia spazio ad equivoci: "Non appoggiare in alcun modo il governo provvisorio; dimostrare la completa falsità di tutte le sue promesse, soprattutto di quelle concernenti la rinuncia alle annessioni. Smascherate questo governo invece di 'rivendicare' - ciò che è inammissibile e semina illusioni - che esso, governo di capitalisti, cessi di essere imperialistico." (10)
Persino di fronte al tentativo di golpe del generale Kornilov, Lenin non cambiò posizione e, a differenza di quanto a volte pretendono di sostenere alcuni, non offrì nessun sostegno al governo. Anche questa non è una interpretazione nostra: è quanto precisa con la consueta chiarezza Lenin (prevenendo future interpretazioni di certi "leninisti") in una famosa lettera del 30 agosto 1917 al Comitato centrale del suo partito: "E anche adesso non dobbiamo sostenere il governo Kerensky. Verremmo meno ai nostri principi. Come, ci si domanderà, non si deve dunque combattere Kornilov? Certamente bisogna combatterlo. Ma non è la stessa cosa. Vi è un limite tra le due posizioni (...). Noi facciamo e faremo la guerra a Kornilov come le truppe di Kerensky, ma non sosteniamo Kerensky, anzi smascheriamo la sua debolezza. Qui sta la differenza. E' una differenza abbastanza sottile, ma essenziale e che non si può dimenticare."
Una differenza "essenziale", spiega Lenin: e definisce (preventivamente) la posizione della Imt come una "inammissibile" rottura dei principi basilari del marxismo. E per chi non avesse capito Lenin ulteriormente chiarisce: "Quanto alle frasi (...) sul fronte unico della democrazia rivoluzionaria, sull'appoggio al governo provvisorio, ecc. ecc., bisogna combatterle implacabilmente (...)." (11)
"Implacabilmente". Questo è Lenin, questa è la vera storia del bolscevismo.
Per il bolscevismo (per il marxismo) nel capitalismo possono esistere solo governi e giunte borghesi; i governi neutri o "condizionabili" dalla dinamica o dalle masse sono pura fantasia. Di qui il "principio" della opposizione a qualsiasi governo (nazionale o locale) nel capitalismo: non un principio astratto (non ce ne sono nel leninismo) ma la condizione indispensabile per non "seminare illusioni" tra le masse e riuscire a guadagnare i lavoratori alla lotta per un governo operaio, che potrà essere costruito solo dopo aver rovesciato per via rivoluzionaria il capitalismo e cioè solo dopo la "rottura" della macchina statale borghese.

Ambasciatori del "socialismo bolivariano"
Un altro esempio delle gravi conseguenze a cui può portare la rimozione della concezione del partito d'avanguardia di tipo bolscevico e della concezione marxista dello Stato riguarda la posizione di Scr e Imt sul Venezuela.
La Imt è stata per tutti gli anni del governo Chavez una delle principali organizzazioni sostenitrici del regime dittatoriale di Chavez e del suo cosiddetto "socialismo del XXI secolo".
Alan Woods si è presentato orgogliosamente per anni come consigliere di Chavez.
Quando Chavez, nel 2004, ha fondato il Psuv (Partito Socialista Unito del Venezuela), il gruppo sostenitore della Imt partecipò e confluì nel partito unico di regime. La logica è quella spiegata da Alan Woods in un testo disponibile anche in traduzione italiana sul sito di Scr: "Tesi sulla rivoluzione e la controrivoluzione in Venezuela". (12)
Non abbiamo modo qui di dilungarci su che cosa sia stato il regime di Chavez e cosa continui a essere il Venezuela sotto il tallone del suo erede Maduro. Tanto con Chavez che oggi con Maduro in Venezuela non c'è mai stata nessuna rottura dello Stato borghese, né nessun esproprio sotto controllo operaio di aziende e multinazionali, né alcuna reale rottura con l'imperialismo (solo frizioni). Anche all'epoca di Chavez nei sindacati controllati dal regime non erano possibili elezioni interne. Il regime di questo "socialismo bolivariano" non prevedeva, nemmeno ai tempi di Chavez, l'organizzazione dei lavoratori in strutture di tipo consiliare (soviet). Nulla da stupirsi, dato che la "rivoluzione" di Chavez non ha mai infranto ("spezzato", avrebbe detto Marx) lo Stato borghese. Tanto con Chavez come con Maduro il Venezuela ha continuato a essere strangolato dal pagamento del debito estero, che entrambi hanno sempre pagato con puntualità (col sangue dei lavoratori).
Oggi con Maduro e ieri con Chavez il Venezuela è stato ed è un regime che reprime e schiaccia le masse proletarie. La fame e la miseria da cui le masse scappano sono il risultato di venti anni di "chavismo", l'altro lato della medaglia di una borghesia (la cosiddetta "boli-borghesia" o borghesia "bolivariana") che nel frattempo si è arricchita sfruttando le risorse petrolifere del Paese, socia minore della borghesia imperialista. Tutto ciò non ha nulla a che fare col socialismo. E' appunto contro questo regime (tra i più feroci dell'America Latina) che si sono mobilitate le masse anche nei mesi scorsi: purtroppo quando ciò e avvenuto la Imt condannava quelle mobilitazioni, come hanno fatto gli stalinisti di tutto il mondo, vedendo in esse solo le manovre dell'opposizione borghese e dell'imperialismo.
Oggi la Imt e Scr, dopo aver sostenuto per anni il "socialismo bolivariano", facendosene propagandisti nel mondo, sono critici del regime di Maduro: ma questo soltanto perché a loro dire... avrebbe in qualche modo tradito il suo predecessore Chavez, di cui hanno difeso e diffuso per anni l'immagine, totalmente fantasiosa, di "combattente per il socialismo". In ogni caso, la "critica" non si spinge a rivendicare l'abbattimento da parte delle masse di questo regime per sostituirlo con un autentico governo operaio.
Tra le centinaia di testi pubblicati da Scr (che all'epoca si chiamava Falcemartello) e dalla Imt a sostegno di questa caricatura di socialismo basti ricordare l'imbarazzante testo scritto in morte del dittatore, nel 2013, dal titolo: "Hugo Chavez è morto: la lotta per il socialismo è viva!". Riportiamone alcuni eloquenti brani: "Noi piangiamo per Hugo Chavez ma non dobbiamo lasciare che le lacrime ci accechino. (...) Quando il cordoglio sarà finito, la lotta dovrà continuare. Chavez non si aspetterebbe nulla di meno. (...) Noi ci impegnamo a continuare e intensificare la lotta per difendere la rivoluzione bolivariana. (...) Hugo Chavez è morto prima di completare il grande progetto che si era prefissato: il compimento della rivoluzione socialista in Venezuela."
Come se non bastasse, la Imt si spese molto anche per il fantomatico progetto di una... Quinta Internazionale (non è un errore di battitura: si parla della Quinta, non della Quarta di Trotsky). Leggiamo dallo stesso testo: "Nel giugno 2010, durante il congresso del Psuv, Chavez proclamò la necessità urgente di una Quinta Internazionale. (...) Dedicò alla questione una parte importante nei suoi discorsi perché la considerava essenziale. E aveva ragione. E' morto prima di poter mettere in pratica questa idea (...). La Tmi si impegna a portare avanti la lotta per costruire questa Internazionale rivoluzionaria dei lavoratori." (13)
In altre parole: la Imt e Scr si propongono come fedeli esecutori testamentari di Chavez, impegnati a "completare" il suo "grande progetto" di una "rivoluzione socialista" in Venezuela, nonché il suo desiderio di costruire una "Quinta Internazionale" e vogliono farlo seguendo gli insegnamenti di questo ex colonnello che, al potere, accumulò con la sua famiglia e i suoi compagni di partito una immensa fortuna.

Ma Scr è trotskista?

Nelle scorse settimane Alan Woods è stato in Italia per una serie di conferenze organizzate da Scr, di presentazione della traduzione del suo libro sulla storia del bolscevismo.
Woods è sicuramente un buon oratore e un buon conoscitore della storia del movimento operaio (per quanto a volte la adatti, per così dire, alle necessità della sua politica). Anche noi pensiamo che la storia del bolscevismo vada studiata da tutti i rivoluzionari per trarne insegnamenti preziosi per risolvere, come i bolscevichi seppero fare, lo storico problema di costruire una nuova direzione del movimento operaio, alternativa a quelle riformiste.
Ma ci chiediamo: l'esempio dato da Lenin e Trotsky può in qualche modo essere conciliato con le posizioni che abbiamo descritto in questo articolo?
Come si concilia, chiediamo, la rivendicazione del bolscevismo con la concezione che Woods, la Imt e Scr hanno della costruzione del partito? Con la loro concezione del riformismo e di possibili evoluzioni di un settore della burocrazia? Con l'accodamento al riformismo di sinistra al posto di una battaglia a morte contro tutte le correnti burocratiche? Con la loro attesa decennale che nel Labour Party sorga una "sinistra" che rompa con la "destra" (entrambe frazioni di un partito ormai compiutamente borghese)? Come si concilia il Marx della dittatura del proletariato e il Lenin di Stato e rivoluzione con la teoria sulla presunta possibilità di condizionare i governi e le giunte all'interno del capitalismo? O con l'invocazione di un governo Corbyn per la Gran Bretagna? O, infine, col sostegno, prima completo, oggi critico, al brutale regime nazionalista e populista, anti-operaio, del Venezuela? E cosa c'entra la Quinta Internazionale annunciata a suo tempo da Chavez con la Quarta Internazionale di Trotsky? E, intendiamoci, non è un problema di "numeri" ma, come spiegava Trotsky, di programma: il programma della "rivoluzione bolivariana" di Chavez cosa c'entra con il programma del marxismo rivoluzionario? E il programma di Scr e della Imt, impegnati a realizzare il progetto di Chavez, che relazione intrattiene con il programma trotskista della rivoluzione permanente?
In altre parole, come dicevamo all'inizio, è lodevole che Scr e la Imt vogliano costruire un partito di militanti e un'Internazionale centralizzata. Certo: ma per fare cosa? Con che programma?
Con tutto il rispetto che dobbiamo specialmente ai giovani che si stanno impegnando con il sacrificio della militanza su questa via chiediamo: davvero tutto questo può essere definito "trotskismo"?


Note
(1) L'articolo di Fabiana Stefanoni sul Pc di Rizzo si può leggere a questo link
www.alternativacomunista.it/politica/viaggio-tra-i-%E2%80%9Cpartiti-comunisti%E2%80%9D-/-1-puntata-quando-stalinismo-fa-rima-con-opportunismo
(2) Secondo quanto scrive l'autore di un libro sul trotskismo, in realtà il gruppo di Falcemartello (attuale Scr) sarebbe nato dopo una breve esperienza entrista persino nel Psi di Bettino Craxi nei primi anni Ottanta (un partito che di socialista conservava solo il nome, essendo ormai pienamente un partito borghese liberale). Il nucleo che poi diede vita a Falcemartello si sarebbe formato a Ferrara come "corrente marxista del Psi" diretto da un dirigente poi trasferitosi in Gran Bretagna. Non abbiamo trovato altre fonti a confermare questa notizia: ma certo il fatto, se confermato, non sarebbe in contraddizione con la logica generale che motiva l'entrismo permanente della Imt e che spieghiamo nell'articolo. Il testo in questione si può leggere a questo link
http://nuovointernazionalismo.blogspot.com/2016/01/falcemartello-abbandona-trentanni-di.html
(3) Il testo di Ted Grant, "Problems of entrism", che fonda la strategia entrista seguita nei decenni successivi dalla sua corrente, si può leggere a questo link www.tedgrant.org/archive/grant/1959/03/entrism.htm
La medesima strategia di costruzione del partito è spiegata in quest'altro testo della Imt: "A brief history of the Imt" (Una breve storia della Imt) che si può leggere al link https://web.archive.org/web/20120617224628/http://www.marxist.com/history-marxist-tendency.htm
(4) Il testo in cui James Cannon risponde a concezioni sul riformismo simili a quelle in seguito sviluppate dalla Imt si può leggere a questo link www.marxists.org/history/etol/document/swp-us/idb/swp-1946-59/v10n02-1948-ib.pdf
(5) La rivendicazione di un governo Corbyn è contenuta in decine di articoli e testi, si veda ad esempio "What we are fighting for", disponibile al link www.socialist.net/socialist-appeal-stands-for.htm
(6) Uno degli articoli più recenti della sezione inglese della Imt su questo tema, dal titolo "Gran Bretagna, cresce la marea Corbyn: possiamo vincere", si può leggere a questo link www.socialist.net/the-corbyn-surge-begins-we-can-win.htm o anche, nella traduzione italiana, sul sito di Scr a questo link www.rivoluzione.red/gran-bretagna-cresce-la-marea-corbyn-possiamo-vincere/
(7) L'articolo è disponibile a questo link www.socialist.net/we-face-the-fight-of-our-lives-mobilise-for-a-corbyn-victory.htm
(8) Questa posizione è espressa nel documento "Per il partito di classe", presentato da Falcemartello (oggi Scr) all'VIII Congresso di Rifondazione. Il documento può essere letto a questo link
http://web.rifondazione.it/viii/wp-content/uploads/2011/10/2011documento2.pdf
(9) Si veda l'articolo "La candidatura di De Magistris a Napoli: la nostra posizione", 13/05/2016 reperibile al link
www.rivoluzione.red/la-candidatura-di-de-magistris-a-napoli-la-nostra-posizione/
(10) V.I. Lenin, "Tesi di Aprile" (1917), in Opere complete, Editori Riuniti, 1967, volume 24, p. 10 e sgg.
(11) V.I. Lenin, "Al Comitato Centrale del Posdr" (30 agosto 1917), in Opere complete, Editori Riuniti, 1967, volume 25, p. 273 e sgg.
(12) La traduzione italiana delle "Tesi sulla rivoluzione e la controrivoluzione in Venezuela" è disponibile sul sito di Scr a questo link www.marxismo.net/index.php/autori/ted-grant-2/215-tesi-sulla-rivoluzione-e-la-controrivoluzione-in-venezuela-2
Nel testo si riconosce che il Venezuela di Chavez è "ancora uno Stato borghese", ma per precisare subito dopo che "è uno Stato borghese con caratteristiche peculiari. La più peculiare è che la borghesia ha - almeno temporaneamente - perso il controllo del proprio Stato." (sic).
(13) La dichiarazione della Imt in morte di Hugo Chavez (2013) può essere letta, in traduzione italiana, sul sito di Scr a questo link https://old.marxismo.net/venezuela/america-latina/venezuela/la-dichiarazione-della-tendenza-marxista-internazionale-sulla-morte-di-hugo-chavez

Francesco Ricci - PdAC

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