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Ex ILVA: l’unità di lotta degli operai è la via per difendere occupazione, salario, salute e ambiente

(28 Novembre 2019)

scintilla

Lo scorso 14 novembre il monopolio ArcelorMittal ha comunicato il piano di fermate degli altiforni e del treno nastri dell’ex Ilva di Taranto.

Un evidente ricatto per perseguire i suoi obiettivi di revisione del piano industriale, in linea con gli interessi dell’oligarchia finanziaria che controlla la maggioranza delle azioni.

Il colosso mondiale dell’acciaio, alle prese con la sovrapproduzione del settore, il calo della domanda e dei prezzi, ha infatti approfittato dell’abolizione dello “scudo penale” per avanzare verso una massiccia distruzione di forze produttive e svincolarsi da qualsiasi impegno contrattuale.

Il pesante ridimensionamento del più importante polo siderurgico d’Europa, è l’ultimo capitolo dell’irreversibile declino dell’imperialismo italiano e della crisi organica della borghesia, che continua a fare lo scaricabarile mostrando irresponsabilità, incapacità e mancanza di strategia, pronta come sempre a rovesciare il peso dei suoi fallimenti sulle spalle della classe operaia e le masse popolari.

Al tempo stesso è l’ennesima dimostrazione che la sola alternativa reale per uscire dalla crisi e trasformare radicalmente la nostra società è l’espropriazione dei monopoli capitalistici e la socializzazione dei mezzi di produzione.

La commedia che si sta recitando a Palazzo Chigi rivela che il governo populista-riformista è pronto a cedere di fronte alle pretese di ArcelorMittal, concedendo nuove immunità giuridiche a padroni e manager, aprendo a riduzione delle quote di produzione, cassa integrazione massiccia, interventi di sostegno finanziario, detassazione e sgravi che saranno pagati da tutti i lavoratori.

La vertenza dimostra allo stesso tempo che i modelli di azione sindacale riformisti e opportunisti sono agonizzanti.

Le centrali sindacali collaborazioniste cedono costantemente terreno e sono sempre più aliene dalla vita e dalle necessità dei lavoratori.

A Taranto, mentre prosegue la scellerata politica di divisione della classe per sigle e siglette, i burocrati sindacali sono arrivati al punto di inginocchiarsi davanti alla multinazionale, per continuare a produrre senza alcuna tutela della salute e della vita degli operai in fabbrica e della popolazione.

Quando Palombella, Bentivogli e Landini dicono che “non bisogna dare alibi al monopolio”, significa che sono pronti ad accettare altri accordi peggiorativi, lasciando mano libera ad ArcelorMittal su occupazione, salari e diritti.

Dopo aver svenduto migliaia di posti di lavoro (ben 3.330 con l’accordo sindacale del 6/9/2018, magnificato da tutti i servi dei padroni), ora non sanno fare altro che continuare a vendere la pelle dei proletari e dei cittadini.

Ciò ovviamente non placherà l’aggressività del monopolio.

Lo scenario che si profila per gli operai di Taranto, così come degli altri stabilimenti ex ILVA, è pesantissimo. Ormai è questione di vita o di morte per la classe operaia.

O si cambia linea, realizzando il fronte unico di lotta sulla base del rigetto totale dei piani di ArcelorMittal, della difesa intransigente degli interessi di classe, recuperando nella lotta la fiducia nella propria forza; oppure le condizioni materiali degli operai degraderanno sempre più, mentre crescerà il già vasto esercito di disoccupati (in Puglia il tasso di disoccupazione è al 22%).

Chi diffonde illusioni sulle nazionalizzazioni borghesi, sulla via giudiziaria o sulla “acciaieria green”, vuole rendere la classe operaia semplice spettatrice delle manovre fra capitalisti e governo.

All’ex ILVA, come altrove, l’unica alternativa è la lotta dura, diretta dagli stessi operai organizzati, su parole d’ordine chiare e combattive:

NO ai licenziamenti, nessun posto di lavoro deve essere perso!

NO alla CIG, pagamento regolare dei salari al 100%!

Basta incidenti e veleni, sicurezza in fabbrica e risanamento ambientale a spese dei padroni e dello Stato!

Esigiamo lo sciopero generale per difendere il lavoro, contro il capitale e i suoi comitati di affari di Palazzo Chigi!

Bisogna prepararsi all’occupazione dell’ex ILVA e delle altre fabbriche per bloccare chiusure e licenziamenti!

Per battere ArcelorMittal e il governo Conte, che fa gli interessi del grande capitale, bisogna costruire l’unità di tutti gli operai e attorno ad essi delle masse popolari, superando la contrapposizione lavoro-ambiente e mettendo in campo forme di lotta che non si limitino a quelle decise a tavolino dalle corrotte burocrazie sindacali.

Questa unità è l’unità degli sfruttati e degli oppressi contro gli sfruttatori e gli oppressori, l’unità di chi combatte la borghesia contro coloro che vogliono conciliarsi con essa, l’unità del programma storico di emancipazione dei lavoratori.

Da “Scintilla”, n. 103 – nov. 2019

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