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Terza udienza del processo contro gli immigrati del cpt di via Corelli

Un processo contro... i CPT, i rastrellamenti, le deportazioni, le leggi di guerra!

(21 Settembre 2005)

Giovedì 22 settembre si terrà la terza ed ultima udienza del processo contro gli immigrati accusati di danneggiamento aggravato in seguito alla rivolta scoppiata lo scorso 23 maggio nel CPT di via Corelli a Milano.

Sottolineiamo che attualmente si trovano in carcere solo 5 dei 21 imputati e precisamente coloro che nella prima udienza del 31/05 sono ricorsi al rito abbreviato e colui che ha scelto per il patteggiamento della pena. I restanti 16 imputati sono tutti liberi: 10 di loro non sono mai stati incarcerati ma trattenuti nel CPT e rilasciati allo scadere dei sessanta giorni previsti dalla Bossi-Fini; gli altri 6 imputati sono stati rinchiusi a San Vittore dopo la prima udienza ma liberati in seguito alla sentenza del riesame del 26/07. Una sentenza che, oltre a mettere in luce l’illegittimità del provvedimento di custodia cautelare, ha soprattutto evidenziato come tale misura sia stata presa esclusivamente perché gli imputati sono immigrati. La sentenza del riesame ha addotto infatti, tra gli altri motivi, che il pericolo di fuga “lungi dall'essere ancorato a circostanze specifiche idonee a palesare il timore che XXX e gli altri coimputati si sottraggano alla eventuale esecuzione della sentenza di condanna, appare appoggiare esclusivamente sulla generica constatazione che i medesimi sarebbero cittadini stranieri".

In attesa della sentenza definitiva, si può già affermare che il protrarsi dei tempi di svolgimento della farsa processuale ha permesso a una parte degli imputati, trattenuti presso il CPT di Milano, di guadagnare tempo sufficiente per essere rilasciati, agli altri di non finire immediatamente reclusi in carcere con la promessa di un insignificante sconto di pena e infine, ha permesso a coloro che erano stati trattenuti in carcere "cautelarmente" di poter scegliere se presenziare o meno all’ultima udienza e, comunque, “a piede libero”, stando fuori dalle gabbie.

Riteniamo quindi che l'aver intrapreso il processo con rito ordinario abbia portato già ad un primo successo e sia stata una scelta corretta e coerente con la natura stessa della rivolta.

Infatti sia il rito abbreviato che, soprattutto, il patteggiamento della pena non avrebbero permesso di praticare quel ribaltamento del senso politico del processo che, fin dall'inizio, anche se con molti limiti, c'eravamo proposti come obiettivo: mettere sotto accusa i CPT e l’ apparato politico-giuridico che li ha istituiti cercando al contempo di evitare la palude delle responsabilità individuali in merito ai reati contestati.

Nonostante il carattere prevalentemente spontaneo della rivolta e l’evidente assenza di punti di riferimento politici chiari tra gli immigrati protagonisti delle rivolte, l’intreccio fra la radicalità della loro lotta e lo sviluppo di battaglie politiche "esterne", che non hanno mai perso di vista il soggetto agente (gli immigrati stessi) e gli obiettivi dichiarati (la libertà per tutti i prigionieri e la chiusura dei CPT), ha avuto ripercussioni non indifferenti sugli scenari politici più complessivi.

Basti pensare alle preoccupate accuse avanzate da esponenti della classe politica dirigente (dal Prefetto di Milano al ministro Pisanu) nei confronti dei presunti sobillatori esterni delle rivolte, o alla corsa ai ripari da parte dei governatori regionali del centro-sinistra che hanno dovuto cominciare a puntare l’indice sulla legge Bossi-Fini preoccupati che la lotta politica potesse avanzare, arrivando a mettere in discussione il ben più corposo impiantamento politico-giuridico rappresentato dalla loro legge, la Turco-Napolitano.

Una lotta che deve continuare anche il 22 settembre dando continuità all'impegno e alla solidarietà militante che ci hanno visti al fianco dei rivoltosi, anche dentro le aule del Tribunale.

Come comitato di appoggio alla lotta dei detenuti riteniamo che questo processo sia parte integrante della lotta contro i CPT e le leggi razziste e, più in generale, contro quei dispositivi oppressivi e repressivi che tentano di inibire preventivamente l'autorganizzazione degli immigrati su un terreno autonomo di lotta politica.

Riteniamo inoltre che il contesto di riferimento, dal quale non si possa prescindere, è quello della guerra permanente condotta dagli stati imperialisti fra i quali spicca il ruolo dell'Italia, per impegno profuso tanto nei paesi teatro dell'occupazione militare quanto sul fronte interno, sul versante della sperimentazione di dispositivi giuridico-militari di controllo sociale e di repressione preventiva, specialmente nei confronti degli immigrati verso i quali sta maturando un vero e proprio regime di Apartheid sociale.

E' in questo clima che si inserisce l'ultimo pacchetto di leggi "antiterrorismo" del ministro Pisanu che, in buona sostanza, vanno nella direzione di una sempre maggiore militarizzazione del territorio e delle relazioni sociali.

Dunque il 22 settembre sarà non soltanto un’occasione per esprimere la nostra solidarietà e il nostro sostegno militante alle lotte degli immigrati in lotta contro i CPT, ma anche una giornata di mobilitazione contro la guerra imperialista, le leggi di guerra, i rastrellamenti, le deportazioni, per non parlare delle nuove "esercitazioni antiterrorismo" di cui Milano ha il triste primato di esserne la città pilota, ospitando la prima di queste esercitazioni proprio il giorno 23 settembre.

Ore 9.00, palazzo di Giustizia di Milano – ingresso da viale Manara – 1° piano

CHIUDERE I CPT, FERMARE I RASTRELLAMENTI,
BLOCCARE LE ESPULSIONI
FUORI SUBITO LE TRUPPE ITALIANE DALL'IRAQ


Milano, settembre 2005

Comitato di appoggio alle lotte dei detenuti di via Corelli

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