">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Stato e istituzioni    (Visualizza la Mappa del sito )

Gugliotta

Si apre una finestra sui metodi della polizia italiana

(14 Maggio 2010) Enzo Apicella
I TG trasmettono l'intervista a Stefano Gugliotta, che porta i segni del pestaggio immotivato da parte della polizia

Tutte le vignette di Enzo Apicella

PRIMA PAGINA

  • Domenica 21 aprile festa di Primavera a Mola
    Nel pomeriggio Assemblea di Legambiente Arcipelago Toscano
    (18 Aprile 2024)
  • costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

    SITI WEB
    (Stato e istituzioni)

    Stato e istituzioni:: Altre notizie

    La leggerezza, segreto della longeva "età del legno"?

    Riflessioni sul testo "la lunga età del legno" dello storico Carlo Ruta, che rilegge la funzione del legno, quale risorsa vitale nella storia delle civilizzazioni e nei percorsi delle civilizzazioni

    (20 Gennaio 2020)

    ruta età del legno

    Archeologicamente parlando, abbiamo avuto età della pietra, del rame, del bronzo, del ferro. La mitologia ha favoleggiato di un'età dell'oro. Attendibilmente perché esso è un materiale più deperibile o meno prezioso, un'età del legno non è mai stata contemplata sul serio. Eppure, l'assiduo utilizzo o un'incisiva presenza del legno hanno attraversato e caratterizzato le altre età a lungo.

    Prendiamo in considerazione l'esempio biblico: si va dall'edenico albero della conoscenza del bene e del male all'arca di Noè durante il diluvio universale, fino alla croce evangelica. Sullo sfondo di questa narrazione, è evidente una consuetudine di sfruttamento delle aree boschive, di coltivazione arborea e lavorazione del legno. Potremmo addirittura affermare, fin dalla preistoria un'età del legno è stata e in parte è ancora onnicomprensiva e trasversale, rispetto ad altre della civilizzazione umana.

    Lo storico in particolare mediterraneo Carlo Ruta si è posto il problema, nel libro intitolato “La lunga età del legno. I paradossi della materia «debole» e le rotte delle civiltà” (Edizioni di Storia e Studi Sociali, Ragusa 2020; pp. 144), giungendo alla conclusione che il legno è stato il materiale più impiegato non solo nell'antichità; anzi, il quale ha maggiormente concorso al progresso tecnico e di riflesso civile.

    Perciò, l'autore ripercorre le tappe principali di tale sviluppo, a partire dalla navigazione specialmente in area mediterranea e in tempi remoti. Già allora, il legno fu notoriamente usato per la costruzione di imbarcazioni in grado di coprire distanze sempre più lunghe, diventando vere e proprie navi: mezzi di trasporto adatti al commercio, alle prime scoperte geografiche e migrazioni di popoli, ancor prima e meglio che essere adibiti quali strumenti per eventuali conflitti.

    Già prima della “scoperta del mare”, citata nel titolo del terzo capitolo dell'opera, nei capitoli intitolati “Prima della storia” e “Fiumi e laghi come «bussole»” si rileva come il legno fu una materia prima protagonista, nella transizione dall'abitazione in caverne o tende, tipiche di cacciatori e pastori, a quella in capanne e palafitte, caratteristiche di contadini o pescatori.

    Soprattutto queste ultime furono collegate all'invenzione di agili canoe o leggere piroghe, in grado di attraversare laghi e percorrere fiumi, conferendo alle genti interessate una capacità di mobilità e conoscenza superiore a quella pure messa in atto dal nomadismo pastorale. Gli esempi generalizzati della navigazione fluviale nelle valli prevalentemente agricole del Nilo o del Tigri e dell'Eufrate, rispettivamente in Egitto e in Mesopotamia, sono poi assai significativi circa il passaggio dalla preistoria all'alba della storia.

    Con particolare riferimento all'Egitto faraonico, commenta il nostro storico, a pagina 41: “Era partita allora da lì, dalle distese liquide che opponevano una «logica» ai grovigli naturali, la prima rivoluzione, eccezionalmente lenta ma feconda, intangibile ma penetrante,in grado di comporre alla lunga, con l’uso anche di una manualità guidata, le linee orientative della razionalità umana. E tutto questo aveva a conti fatti un sostrato di legno, oltre che di acqua”.

    Filosofia della storia quindi, piuttosto “materica” che materialista, mirata a sottolineare come la cultura derivi pur sempre dalla natura, anche se grazie alla mediazione di quella che verrà assunta in quanto vocazione ideale e perfino spirituale dell'umanità. In altri termini, la “debolezza” e leggerezza del legno, paragonata a quella dell'esserci in questo mondo, la quale a oltranza si tramanda, evolve e perdura, purché beninteso ci manteniamo all'altezza di assicurarle una sufficiente continuità e sostenibilità.

    Senza trascurare il ruolo dei Fenici e di altri popoli più o meno marinari, nei capitoli successivi antichità greca e romana vengono prese in esame con riguardo al loro rapporto privilegiato con la sostanza lignea, per farci infine affacciare su Medioevo e Rinascimento, impersonato nel genio progettuale di Leonardo da Vinci. Nella sua lungimirante inventiva, nell'immaginario macchinico ormai abbozzato, infatti il legno è ancora strutturale. Esso rientra in una relazione armonica, con lo studio della natura altrove perseguito dall'artista-scienziato.

    Se l'archeologia tradizionale ci ha illuminato a proposito delle cosiddette età dei metalli e susseguenti, l'apporto relativamente recente di quella subacquea ha contribuito non poco alla nostra consapevolezza dell'importanza del legno in tempi lontani e pre-moderni. Tuttavia, è il caso di chiederci, che cosa accadde in seguito? L'arboreo elemento ha forse conservato il suo spesso sottovalutato primato?

    È di nuovo Carlo Ruta a renderci memori e pensosi in merito, nell'ultimo sintetico paragrafo della sua trattazione critica: “L’implosione tecnologica del legno è cominciata dalla seconda metà del XVIII secolo, con l’avvento delle macchine a vapore, e, dal secolo successivo, con la grande industria siderurgica, che, con il supporto forte dell’elettricità, mentre lanciava l’industria dei motori, annunciava già quella del volo. Ma la materia «debole», orientativa e generativa di conoscenze e abilità sin dalla preistoria più profonda, mentre le tecnologie si evolvono a ritmi esponenziali e sempre più si accendono nella vita concreta i rischi di nuovi «grovigli», rimane un sostrato immanente della razionalità.”

    Pino Blasone

    Fonte

    Condividi questo articolo su Facebook

    Condividi

     

    2335