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(23 Settembre 2005)
Nel dibattito politico fra i poli, accesosi all'indomani della proposta del centro-destra di cambiare la legge elettorale verso il sistema proporzionale, ciò che maggiormente colpisce l'osservatore esterno, lo studioso, è la pressoché totale assenza di una discussione intorno al merito della questione.
Come per gran parte delle polemiche politiche quotidiane, gli schieramenti si sono immediatamente divaricati: il centrodestra, sostenitore di un ripensamento verso il proporzionale da una parte; gli strenui difensori dell’attuale legge maggioritaria, il centro sinistra, dall’altra. Compreso chi, nel centrosinistra, da sempre sostiene la necessità democratica di un ritorno al proporzionale.
Sostanzialmente, il tutto si è ridotto ad una serie di affermazioni che riguardano l'attualità politica e, soprattutto, le opportunità politiche del momento:
"la legge elettorale non può essere cambiata in prossimità delle elezioni";
"Il centrodestra vuole cambiare la legge per ridurre gli effetti della sconfitta elettorale";
"Il primo punto all'ordine del giorno è la sconfitta di Berlusconi e, quindi, della legge elettorale ce ne occuperemo nella prossima legislatura".
Di fatto, una chiusura preconcetta legata alla convinzione che il centrodestra perderà le prossime elezioni e che, proprio grazie all’attuale legge elettorale maggioritaria, nel prossimo Parlamento il centrosinistra potrà godere di una larga maggioranza parlamentare.
Per quale motivo, quindi, il centrosinistra dovrebbe, oggi, accettare una proposta che in qualche modo potrebbe attenuare gli esiti di una vittoria che si preannunzia quanto mai scontata?
Per un motivo molto semplice: l'ultima legislatura ha ampiamente dimostrato tutti i guasti del sistema maggioritario e della semplificazione bipolare: da un lato, grazie alle distorsioni introdotte dal maggioritario, la capacità, da parte della maggioranza di governo, di esercitare una sorta di dittatura della maggioranza nei confronti di tutto ciò che era al proprio esterno; dall'altro, una coalizione di governo traballante e rissosa tenuta in piedi a furia di ricatti gli uni contro gli altri.
Questo è il quadro politico che dovrebbe essere analizzato e discusso. E in tal senso, sarebbe quanto mai curioso sapere come avrebbero reagito i sostenitori del proporzionale, all'interno del centrosinistra, di fronte all'eventualità di una riconferma elettorale dell'attuale maggioranza di governo.
Ma questa è una curiosità che non potrà mai essere soddisfatta: in caso di preannunziata vittoria del centrodestra, avremmo forse avuto modo di parlare di ritorno al proporzionale?
E' sin troppo evidente, infatti, che chi ha i numeri per governare, e che pensasse di vincere le elezioni, mai e poi mai potrebbe essere disposto a rinunziare ad un sistema elettorale in grado di assegnare al vincitore una larga maggioranza parlamentare ben oltre l'effettivo peso elettorale. Se non si è minoranza o non si hanno timori di divenire minoranza, poco importa della tutela dei diritti degli "altri".
Ma proprio per questo, è soltanto da una maggioranza di governo, per di più litigiosa, costretta a dover fare i conti con una possibile sconfitta, che possono provenire stimoli interessanti per modificare leggi lesive dei diritti delle minoranze.
Per il costituzionalismo democratico queste sono occasioni irripetibili che vanno immediatamente colte, perché è soltanto da queste particolari circostanze che possono determinarsi schieramenti trasversali (chi perché costretto, chi per vocazione democratica) in grado di fare l'interesse generale.
Franco Ragusa
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