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(29 Aprile 2010) Enzo Apicella

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    Valerio, un comunista ucciso dai fascisti

    (17 Febbraio 2020)

    Valerio Verbano

    Valerio Verbano viene arrestato il 20/4/1979 dalla polizia con l’accusa di fabbricazione di materiale incendiario. Nella successiva perquisizione del suo appartamento, viene sequestrato un dossier – che Valerio stava realizzando – sull'operato dei fascisti e dei loro legami con apparati dello Stato.
    Questo dossier, che la magistratura chiamerà “Dossier Verbano”, è alla base di due omicidi: quello di Valerio il 22 febbraio del 1980 e quello del giudice Mario Amato, il 23 giugno del 1980, il quale indagava sui gruppi fascisti e aveva recuperato il dossier dall'Ufficio Corpi di reato del Tribunale di Roma dove, apparentemente, giaceva dimenticato da tutti.
    Da tutti, ma non dagli assassini di Valerio che dopo averlo ucciso, rovistano casa nel tentativo di trovare quel dossier o altro materiale informativo che Valerio aveva accumulato.
    Ad assassinare Valerio sono i NAR organizzazione fascista che pochi mesi dopo si renderà colpevole della più grave strage del dopoguerra in Italia, quella della stazione di Bologna il 2/8/1980 con 85 morti.
    L'assassinio di Valerio matura nel contesto storico-politico della “politica dei sacrifici” -avviata dal Pci di Berlinguer e dalla Cgil di Lama - su cui si ricompatta tutto l’arco parlamentare per porre fine alla ininterrotta stagione di lotte operaie e proletarie.
    Le lotte degli anni '60-'70 avevano infatti conquistato il Servizio Sanitario Nazionale, gli asili nido gratuiti, il divorzio, l’aborto, l'accesso all'Università per i figli dei proletari, l'indicizzazione del salario all'inflazione, l'uguaglianza contrattuale operai – impiegati, lo Statuto dei Lavoratori e tante altre cose.
    Tutto ciò aveva messo in discussione lo stesso comando capitalistico in fabbrica, cosa a cui il padronato reagì chiamando a raccolta le forze della reazione e invocando dal parlamento provvedimenti adeguati. I fascisti, da sempre servi del capitale e dei suoi interessi anche mafiosi, non si fanno pregare, mentre in Parlamento l'unità nazionale produce leggi eccezionali che portano in galera migliaia di comunisti, legalizzano la tortura e avviano lo smantellamento delle conquiste proletarie.
    Il 1980 è l’apice di questa strategia: assassinio di Piersanti Mattarella (che si sospetta essere stato un favore dei fascisti alla mafia); assassinio di Valerio Verbano; strage di Bologna; leggi repressive come il pacchetto sicurezza voluto dal neo presidente del Consiglio Cossiga e poi la batosta della Fiat quando, dopo 34 giorni di occupazione a Mirafiori, Cgil-Cisl-Uil firmano un accordo bidone che prevede il licenziamento di 35.000 lavoratori avviando così una profonda ristrutturazione di tutto il ciclo produttivo, le delocalizzazioni, fino alla precarietà e alla disoccupazione e povertà odierne.
    Valerio, militante comunista degli organismi dell'autonomia operaia romana, lottava contro tutto ciò e per questo è stato ucciso; il modo migliore di ricordarlo è rilanciare la lotta anticapitalista.
    Valerio non era genericamente antifascista, come oggi si definiscono coloro che dopo anni di criminalizzazione dell’antifascismo militante, rispolverano questo termine per fini elettorali.
    Valerio sapeva che la violenza è l’unico linguaggio che capiscono i fascisti ed ha improntato la sua vita a combatterli con tutti mezzi necessari, fino alle estreme conseguenze.
    L'ANTIFASCISMO O È ANTICAPITALISTA O NON È!

    22 FEBBRAIO 2020 >>>> Via Monte Bianco
    ore 15:00 Un Fiore per Valerio
    ore 16:00 CORTEO

    Comunisti e comuniste autonome di Roma

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