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Il futuro del nostro pianeta, il nostro futuro

A Roma, una rassegna cinematografica organizzata dalla Chiesa Valdese di Piazza Cavour

(25 Febbraio 2020)

il futuro del nostro pianeta, il nostro futuro

Riforma - l’organo d’informazione, cartaceo e online, delle chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi d’Italia - ha sempre dato ampio spazio alle tematiche ambientali, assumendo lo sforzo per arrestare i cambiamenti climatici come una priorità assoluta. Per questo non stupisce la nuova iniziativa della Chiesa Valdese di Piazza Cavour, che partirà il prossimo 27 febbraio. Una rassegnata cinematografica dal titolo Il futuro del nostro pianeta, il nostro futuro. Cinque proiezioni che muovono dall’obiettivo di promuovere una riflessione articolata sul riscaldamento globale e le diverse forme di scempio della natura, evidenziandone le cause ma anche cercando di individuare alcune risposte. In sostanza, la rassegna si colloca nel solco di una precisa tradizione della comunità valdese: quella della discussione aperta attorno ai diversi problemi, con soluzioni non calate dall’alto, ma trovate collettivamente sulla base dei principi cristiani. Nella locandina dell’iniziativa si precisa, infatti, che “tutti i film saranno seguiti da un momento conviviale, di dialogo e discussione con il pubblico”. Come a dire che affrontare insieme uno dei nodi decisivi del nostro tempo vuol dire anche far crescere il senso della comunità. Ma oltre alla filosofia che anima l’iniziativa in questione, va sottolineata anche l’estrema qualità dei film proposti, che saranno proiettati sempre alle 19.30 nella Sala Valdese di Via Marianna Dionigi 59, in prossimità di Piazza Cavour. Si comincia, appunto, il 27 febbraio con Bella e perduta (Italia, 2015) di Pietro Marcello, “una fiaba amara e tragica sul trattamento spietato che l'umanità impone alla natura - siamo nella Terra dei Fuochi - e su alcuni uomini speciali che sanno ancora prendersi cura del paesaggio e dell'eredità del passato”, ad esempio della “Reggia di Carditello, una reggia
borbonica in abbandono da secoli”.
Il 12 marzo sarà la volta di Antropocene – l’epoca umana (Canada, 2018) di i Jennifer Baichwal, Nicholas de Pencier ed Edward Burtynsky, un documentario che si traduce in “un viaggio nei sei continenti per accostare i diversi modi nei quali l’uomo sta sfruttando le risorse terrestri e modificando la terra”. La terza proiezione si terrà il 2 aprile e riguarderà Veleno (Italia, 2017), un’altra opera ambientata “nella Terra dei Fuochi, nel Casertano, dove si intrecciano malavita, politica e degrado dell’ambiente”. Il 16 aprile sarà possibile vedere Alla ricerca di un senso (Francia e altri, 2017) di Nathanaël Coste e Marc de la Ménardière, “un viaggio intorno al mondo alla scoperta di stili di vita alternativi alla visione del mondo imposta dal consumismo occidentale”. Chiuderà il ciclo di proiezioni, il 23 aprile, Un mondo fragile (Colombia, 2015) di César Acevedo: l'opera, che ha ottenuto la Caméra d’or al Festival di Cannes, si presenta come “una storia di contadini e multinazionali agrarie, di inquinamento e speranza nel futuro in Colombia”. Secondo Roberto Boille, che lo ha recensito su Internazionale, lo si può considerare un “film presagio che parte dal minimale per parlare di un’apocalisse, piccola e grande assieme", associando "la denuncia delle condizioni lavorative nel contesto colombiano a una denuncia più ampia". Insomma, nella rassegna il meglio del cinema documentario e di finzione viene messo al servizio d’una iniziativa che non esitiamo a definire necessaria. Soprattutto in un contesto come quello italiano, in cui forze politiche di rilievo – vedi la Lega di Salvini – continuano a negare la realtà del riscaldamento globale, non solo per emulare il Presidente USA Trump ma anche in nome degli interessi di un preciso tessuto imprenditoriale, che non accetta limiti alla propria continua azione di devastazione ambientale.

Il Pane e le rose - Collettivo redazionale di Roma

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