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IL PANE E LE ROSE - classe capitale e partito
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LA CRISI DA CORONAVIRUS

(28 Marzo 2020)

Editoriale del n. 87 di Alternativa di Classe

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Solo due mesi fa sembrava una cosa lontana, un fatto interno cinese, ed ora ci troviamo nel bel mezzo del Paese, l'Italia, che sta subendo più decessi di tutto il mondo per quella che da “epidemia cinese” è ormai divenuta, anche secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.), una pandemia. Il virus è il “Co.Vi.D.-19” (cioè Corona Virus Disease del 2019), mentre il nome tecnico è SARS-CoV-2, ed appartiene alla famiglia dei Coronavirus, che provocano malattie dell'apparato respiratorio, dal semplice raffreddore in peggio.
E' ormai notorio che il primo luogo in cui il virus, nuovo per l'uomo, è stato individuato è Wuhan, che, con ben 11 milioni di abitanti, è definita in Cina “città sub-provinciale”. In tale polo commerciale si trovano due attività da subito considerate dai media come origine del contagio: l'ormai famoso mercato degli animali selvatici vivi, con diverse illazioni sulle relative condizioni igienico-sanitarie, ed un bio-laboratorio dell'O.M.S., che dal 2014 studia i virus infettivi letali per l'uomo, con altrettante illazioni su intrighi e complotti internazionali, o semplicemente su errori umani di manipolazione.
In realtà, su questo piano tutto può essere, anche se si parla comunque soltanto di cause prossime (e la manipolazione nel bio-laboratorio è stata recentemente esclusa dalla comunità scientifica internazionale), mentre le cause remote, quelle di fondo, da indagare davvero e ben più costruttivamente, sono altre, e risiedono nel rapporto malato tra uomo e natura, che il sistema capitalistico ha imposto in tutto il mondo per il profitto di alcune multinazionali, in testa, nello specifico, quelle agroalimentari (con, in particolare, le produzioni di carni e le loro implicazioni sui territori) e farmaceutiche.
I dati certi sono che si tratta di un virus molto contagioso, anche se a (relativamente) bassa mortalità, specialmente se lo si confronta, ad esempio, con l'ebola, diffusa in Africa, che risulta letale per più del 60% dei contagiati. Dato il fatto che i meccanismi di propagazione, e soprattutto i sistemi di prevenzione e cura, del COVID-19 erano, e sono, in corso di analisi scientifica, l'epidemia ha potuto aumentare e propagarsi fino a raggiungere gli attuali livelli, divenendo pandemia mondiale.
La Cina, come avrebbe fatto qualsiasi altro Stato borghese, inizialmente ha cercato di contenere il fenomeno e, nello stesso tempo, tacerlo ufficialmente finché ha potuto, per non danneggiare l'immagine propria e delle sue produzioni all'estero. A questo proposito, molto pubblicizzato qui in Occidente l'episodio di repressione nei confronti del medico cinese che per primo aveva dato l'allarme, ma inascoltato, e che è poi deceduto per avere contratto il virus, risultato così già circolante a Wuhan fino dal Novembre '19.
In Italia le prime confuse risposte a tutti i livelli sono cominciate a fine Gennaio, tra la chiusura dei voli da e verso la Cina, decisa dal Governo, il rilancio del razzismo, con squallidi episodi di intolleranza anti-cinese, lo scetticismo dei più, ed il procedere in ordine sparso da parte delle Regioni, titolari della tutela sanitaria. Dopo l'iniziale disorientamento, è cominciata la attività di decretazione da parte del Presidente del Consiglio G. Conte, che, a partire dai primi giorni del mese, ha promulgato indicazioni via via più stringenti soprattutto in tema di “distanziamento sociale”, quella che è emersa essere sul piano scientifico la principale misura in grado di ostacolare la diffusione del virus.
Il territorio italiano complessivamente più colpito dal contagio è sempre stato quello lombardo, con zone importanti in Veneto ed Emilia-Romagna. Nonostante le evidenti contraddizioni tra Stato e Regioni nel portare avanti le cose, si è subito palesato che entrambi i tipi di enti hanno teso a privilegiare gli interessi della produzione, e quindi del profitto, a scapito del necessario rigore dei provvedimenti da prendere. Ciò è andato anche a scapito della tempestività degli interventi, e, insieme all'arretramento delle condizioni della sanità pubblica, da troppi anni soggetta a drastici tagli, la scarsezza di dati scientifici sulle caratteristiche del virus, da poco tempo studiate, ha favorito il forte aumento del contagio.
La polmonite virale che il COVID induce necessita, anche se non per tutti i soggetti contagiati, di reparti di terapie intensive, risultati nettamente insufficienti negli ospedali, mentre con lentezza si è arrivati a considerare che esistono anche contagiati “asintomatici”, in grado comunque di diffondere l'epidemia. Si tratta, cioè, anche di una differenziazione di casistiche, che il Servizio Sanitario non era assolutamente preparato a fronteggiare, e che sta creando ulteriori difficoltà, oltre al pericolo costituito dalla presenza di contagiati, consapevoli o meno, nei pronto-soccorsi.
In tutti i Paesi imperialisti la sanità pubblica è stata tagliata in questi anni per fare fronte al debito sovrano, nonché a favore del sistema privato di cure, e in Italia i governi che si sono succeduti negli ultimi dieci anni, sia di centro-destra, che di centro-sinistra, hanno tagliato in tutto 37 miliardi di Euro, cancellando ben 359 reparti, con un numero di 70mila posti-letto in meno, compresi i piccoli ospedali riconvertiti o, addirittura, abbandonati.
In Italia, il finanziamento della sanità pubblica cresce meno dell'inflazione media annua, con un regresso, quindi, delle risorse reali a disposizione, ed il Paese è agli ultimi posti in Europa per posti-letto: solo 3,2 per mille abitanti!... Una situazione già disperata di per sé, nemmeno tenendo conto della specificità della situazione degli anziani, in uno tra i Paesi più longevi del mondo... Dal punto di vista sanitario questo Coronavirus, che sta mettendo in crisi le strutture di tutto il mondo, rappresenta un dramma in una situazione già di per sé drammatica, quale quella della sanità italiana!...
Viste le carenze strutturali, l'organizzazione sanitaria è demandata, in pratica, ai singoli ospedali, coadiuvati ora dalla Protezione Civile, mentre, visto il recente collasso delle strutture lombarde, è stata istituita una “task force” medica di emergenza, per sostenere le situazioni più disastrate. I contagiati certi, che per qualsiasi motivo non possono essere ospedalizzati, vengono isolati, quasi sempre a casa propria, provando a verificare i loro contatti, mentre per tutti vige, come prima accennato, il “distanziamento sociale”, cioè il mantenere obbligatoriamente la distanza di almeno un metro per ridurre la trasmissione a mezzo respiro e saliva. Viene poi raccomandato di non toccarsi bocca, naso e occhi, e di lavarsi frequentemente le mani.
Mentre per decreto sono state chiuse, gradualmente ovunque, le attività commerciali, lasciando aperti alimentari e farmacie, ma non solo, la pubblica amministrazione è stata chiamata ad una massiccia introduzione dello “smart working” del personale da casa, e la popolazione è stata spinta, volente o nolente, a “restare a casa”, evitando ovunque ogni assembramento, si sta assistendo alla enorme contraddizione delle attività produttive non essenziali, rimaste aperte finora per continuare a produrre (al contrario di quanto avvenuto in Cina), mentre si registra un accanimento generalizzato verso chi fa attività fisica all'aperto, anche se da solo.
Ormai da tempo molti lavoratori si sono accorti di tale contraddizione, che, peraltro, ha già mietuto vittime nelle fabbriche, e si sono già verificati in diverse realtà diversi e sacrosanti scioperi, sia spontanei, che sostenuti da sigle del sindacalismo di base. Tanto che hanno costretto il sindacato confederale a fare la voce grossa per un accordo sulla sicurezza in fabbrica. Sabato 14, infatti, hanno firmato un Protocollo di accordo con il Governo, ma fumoso e vago, e che, di fatto, lasciava mano libera alle aziende, facendo ricadere sulle singole situazioni di posto di lavoro le responsabilità di una efficace contrattazione delle condizioni di sicurezza anti-contagio.
Domenica 15 in Italia ci sono stati per la prima volta più morti di COVID-19 in un solo giorno (368) che il massimo di quelli giornalieri in Cina (252), mentre Giovedì 19, pur essendo una realtà molto più piccola della Cina (30 volte di meno) e meno abitata (22 volte di meno) e con un numero di contagiati, accertati allora, di circa la metà di quelli della Cina stessa, il nostro Paese ha superato per la prima volta il numero complessivo di decessi lì avvenuti: 3405 contro 3259.
All'annuncio di Sabato 21 sui social network da parte del premier (spinto più dal rischio di una generalizzazione degli scioperi che dall'urgenza di dati ancora in crescita) di un decreto di chiusura di tutte le attività “non essenziali”, è seguito un tempestivo richiamo “all'ordine” da parte del Presidente di Confindustria, V. Boccia, con la sua richiesta, subito esaudita nella sostanza, di aumentare deroghe ed eccezioni. Ne è scaturito un elenco allegato al D.P.C.M. del 22/03/2020 a maglie talmente larghe, da provocare finanche l'irritazione dei sindacati confederali!... Viene inoltre dato un grosso potere decisionale ai prefetti, dando tempo alle aziende fino a Mercoledì 25 per adeguarsi.
Si tratta di un decreto che, pur non avendo accontentato le richieste massimaliste di Confindustria, che, oltre tutto, ha già iniziato a battere cassa verso il Governo per la fermata, non garantisce la salute né ai lavoratori delle aziende ritenute essenziali pur non essendolo, né ai veri lavoratori dei servizi essenziali, sanità e supermercati in testa, verso i quali potevano essere concentrati gli interventi a garanzia della salute e gli stessi D.p.i. Anche a fronte di un centro-destra, che ha rivendicato, unito, una forte presenza dell'esercito a presidiare le strade, giustamente molti sindacati di base hanno nuovamente chiamato allo sciopero i lavoratori, mentre i sindacati confederali hanno parlato di mobilitazione delle situazioni non garantite dal Decreto, fino anche allo sciopero, da decidersi, perciò, caso per caso.
Da parte dei confederali è stata una risposta blanda con il sapore di scusante, per non perdere la faccia verso i lavoratori che, comunque, rischiano la vita quotidianamente sul lavoro, e ora anche con il rischio del virus, ma localmente e a livello di alcune categorie le proteste e gli scioperi ci sono stati ugualmente. Così, mentre è stato approvato un nuovo decreto che stabilisce, in pratica, forme di collaborazione con il centro-destra, mediando su di un maggiore utilizzo dei militari per i controlli sul rispetto delle “regole”, la possibilità di variare momento per momento l'elenco dei servizi essenziali ha permesso Mercoledì 25 un accordo fra Governo e sindacati confederali su di un nuovo elenco con un po' meno esclusioni dalla chiusura.
Il pesante primato italiano di decessi per Coronavirus, che, a livello di dati ufficiali, ha superato anche Corea del Sud, Iran e Giappone, è accompagnato dalla crescita del fenomeno registrata in tutto il resto d'Europa, mentre gli USA, dove Trump aveva sempre sottovalutato il problema, ne stanno registrando un rapido e forte incremento. E così avviene in India, mentre la Spagna ha appena superato i decessi cinesi . Che contagi, e perciò decessi, stiano aumentando nei principali Pesi imperialisti è assolutamente normale in un'epoca in cui i confini statuali mantengono un senso solo per la divisione dei proletari che inducono, ma non certo per la mondializzazione ed i fenomeni di concentrazione del capitale ed accentramento del relativo comando. Il mercato è mondiale, ed è quello il piano della nostra epoca anche per i virus!
Proprio per questo è fuori di dubbio che la pandemia sia destinata comunque a diffondersi in tutto il mondo, e che i livelli di presenza accertata del virus in un Paese siano direttamente proporzionali al numero di accertamenti che vengono fatti. Diventano essenziali, perciò, in ogni Paese i livelli di assistenza pubblica, le condizioni di igiene e sanità, le possibilità di accesso ad accertamenti e cure, ed i presidi sanitari presenti. In ogni caso, a parità di caratteristiche di compatibilità ambientali del virus, è prevedibile nel tempo un maggiore interessamento dei Paesi con minore assistenza e minori presidi igienico-sanitari, come è stato, ad esempio, per la poliomelite.
Non solo, ma oltre a prevedibili “ondate di ritorno” nei Paesi più sviluppati, con una delle quali è già alle prese la Cina, esiste il rischio che in alcune aree africane o, comunque, meno sviluppate sotto il profilo medico, il Coronavirus divenga endemico. Ad esso la ricerca sanitaria punta a fare fronte sia sul piano della cura, che su quello del vaccino. Rispetto a quest'ultimo piano, già Trump si è mostrato ansioso di acquistarne ogni diritto di proprietà. C'è da aspettarsi un'altra guerra sul piano commerciale per assicurarsene i diritti fra tutti i pescecani capitalistici, con tutto quello che può comportare a livello di accesso a prevenzione e cura.
Qualcuno, a livello di O.M.S., ha dichiarato che tale Organizzazione da molti anni sta manifestando la necessità di organizzare la sanità, anche sul piano della prevenzione, con strutture adeguate a tutti i livelli per rispondere alle pandemie, che questo ed altri virus potrebbero indurre, ma i costi della sanità pubblica non garantiscono abbastanza profitti perché i Paesi imperialisti accettino tali spese, specialmente se non è praticabile un uso selezionato delle misure a vantaggio della “razza padrona”, di lorsignori!...
E l'aspetto sanitario è solo uno degli aspetti che dimostra la totale inadeguatezza del sistema capitalistico per continuare a garantire la vita sulla Terra, genere umano compreso. I numerosi e gravi squilibri dei cicli naturali, che ha comportato, e continua a comportare il dissennato sviluppo (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno VII n. 84 a pagg. 1 e 2) , indotto dal primato del profitto, ineliminabile, e nemmeno emendabile da parte del capitalismo stesso, porteranno a nuove e sempre peggiori crisi di questo tipo, che inevitabilmente si rifletteranno anche sul piano dei rapporti socio-economici. Ciò porrà concretamente, in modo sempre diverso e più pressante, la questione di chi dovrà subirne le conseguenze.
Quello che oggi sta succedendo in Italia, e cioè, a detta di tutti, la più grave crisi dopo il Dopoguerra, è destinato a riprodursi, e già lo sta facendo, in tempi rapidi in tutto il resto del mondo. E le situazioni, che questa crisi, che oltre tutto si innesta in una crisi economica mai superata, sta provocando, sono analoghe dappertutto, con le differenze dovute a ciò che la legge capitalistica dello sviluppo ineguale ha creato come contesto nazionale e/o continentale. Fatti come la sospensione sine die del Patto di Stabilità a livello UE, o lo stesso ONU che, paventando milioni di morti, già è costretto a chiedere almeno “l'allentamento delle sanzioni all'Iran” ed un “Cessate il fuoco” per tutte le guerre in corso, sembravano “fantapolitica” solo qualche mese fa.
Si sta prospettando uno scenario inedito, che mette in discussione tutte le certezze dello sviluppo capitalistico, mostrando in maniera sempre meno velata l'incompatibilità di questo sistema con le necessità umane. Occorre realizzare al più presto che nei prossimi sconquassi, coronavirus o meno, ci si giocherà il futuro, e bene hanno fatto quei lavoratori e proletari che in tutto il mondo stanno rivendicando la stessa cosa, e cioè che “LA NOSTRA SALUTE VIENE PRIMA DEI LORO PROFITTI!”. Da questa crisi si potrà uscire con una sconfitta epocale come Movimento operaio, la “barbarie”, ma è possibile anche il contrario, perché la dinamica dei fatti sta portando sotto gli occhi di tutti i proletari il dato che gli interessi della classe sfruttata sono gli stessi in tutto il mondo!
Per i comunisti da subito è fondamentale evidenziare ovunque che “UOMO E NATURA PER IL CAPITALE SONO SOLO RISORSE DA SFRUTTARE”, abbandonando vecchi, meschini e anacronistici orizzonti nazionali.

Alternativa di Classe

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