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(27 Aprile 2020)
27 aprile 1937: muore Antonio Gramsci ucciso dal carcere del ventennio fascista.
Piccolo e malmesso fisicamente … intellettualmente, politicamente e moralmente, un gigante dello scorso secolo.
Condannato a 20 anni, 4 mesi e 5 giorni. La pubblica accusa: “Dobbiamo impedire a questo cervello di funzionare per i prossimi 20 anni”.
Alla domanda del presidente del Tribunale che lo condannò, “Cosa avete da dire a vostra discolpa?”, Gramsci rispose:
“Confermo le mie dichiarazioni rese alla polizia. Sono stato arrestato malgrado fossi deputato in carica. Sono comunista e la mia attività politica è nota per averla esplicitata pubblicamente come deputato e come scrittore de 'L'Unità'. Non ho svolto attività clandestina di sorta perché, ove avessi voluto, questo mi sarebbe stato impossibile. Già da anni ho sempre avuto vicino sei agenti, con il compito dichiarato di accompagnarmi fuori o di sostare a casa mia. Non fui, così, mai lasciato solo e, con il pretesto della protezione, fu esercitata nei miei confronti una sorveglianza che diviene oggi la mia migliore difesa. Chiedo che vengano sentiti come testi a deporre su questa circostanza il prefetto ed il questore di Torino. Se d'altronde, l'essere comunista comporta responsabilità, le accetto”.
Ricordiamo la figura e l’opera di Antonio Gramsci, facendo nostre le sue parole: “La classe operaia non ha che una via: lottare fino alla vittoria se vuol salvare se stessa e l’umanità intera dalla rovina”.
27 aprile 2020
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