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Salvate la Sanità

Salvate la Sanità

(28 Novembre 2012) Enzo Apicella
Secondo Monti il sistema sanitario nazionale è a rischio se non si trovano nuove risorse

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SPAGNA: ANNI DI TAGLI ALLA SANITA' PUBBLICA

(6 Maggio 2020)

Dal n. 88 di "Alternativa di Classe"

alterclasse

La crisi del coronavirus ha evidenziato anni di tagli alla sanità pubblica. Un servizio sanitario pubblico, che aveva avuto seri problemi per affrontare l'epidemia di influenza ogni inverno. E' ora, in casi estremi, quali quelli che la popolazione sta soffrendo, che la politica di tagli e privatizzazioni dei governi che si sono succeduti in questi ultimi anni, diventa più visibile, e dove è diventata evidente anche la mancanza di mezzi e personale.
L'impatto che il coronavirus sta avendo sul sistema sanitario, si basa su fattori strutturali.
Soprattutto la stagnazione, che si è verificata nell'ultimo decennio nell'evoluzione della spesa sanitaria. Sin dai tempi della Thatcher e di Reagan, l'ideologia neoliberista si è basata sull'idea che è necessario “dimagrire” lo Stato e che sono i proletari a dover correre individualmente tutti i rischi della loro vita, compresa la loro salute.
Coerentemente con questa ideologia borghese, lo smantellamento dei sistemi di welfare e l'attuazione di un modello di società dove il mercato capitalistico è quello che assume l'intera fornitura di beni e servizi e, logicamente, l'accesso ad essi, sono mediati dalla capacità economica di ogni persona. La privatizzazione è oggi un fenomeno diffuso in tutto il mondo capitalistico, e colpisce praticamente tutti i Paesi in misura maggiore o minore. Privatizzare è trasferire un’azienda o un’attività pubblica al settore privato; non c’è dubbio che lasciare l’assistenza sanitaria in mano ai privati, sebbene il finanziamento pubblico sia mantenuto, è una scelta contro i proletari e i ceti più deboli.
L’attuale modello sanitario in Spagna deriva dalla General Health Law, approvata nel 1986. Questa ha progettato un modello sanitario basato su quello che è noto come “servizio sanitario nazionale”, cioè l’universalizzazione del diritto all’assistenza sanitaria, un modello, cioè, basato sulla prevenzione e la promozione, che integra i servizi sanitari e che ha una maggioranza e una disposizione egemonicamente pubbliche.
Nello Stato spagnolo, sebbene presto iniziarono a verificarsi modifiche a questo modello, il salto di qualità si è verificato con la Legge n. 15/97 di “Nuove forme di gestione della salute” (approvata con i voti di PSOE, PP, PNV, CiU), che ha aperto la strada legale a trasformare il settore della sanità pubblica in un mercato, e, di conseguenza in una opportunità per fare affari. Pertanto, è molto importante ricordare che la salute pubblica nello Stato spagnolo ha iniziato ad essere smantellata molto tempo fa, e che queste politiche borghesi sono state applicate da partiti politici che oggi si strappano le vesti, cercando di nascondere le loro responsabilità.
Durante la crisi del 2008-2010, quando il salvataggio delle banche fu caricato sui servizi pubblici, sia i governi centrali, che quelli delle diverse autonomie, hanno approvato una serie di tagli alla salute che hanno indebolito il sistema e lo hanno lasciato nudo. Questi tagli sono la ragione principale dell’enorme difficoltà che il personale sanitario deve affrontare oggi, di fronte, tra l’altro, a questa grave crisi sanitaria causata dalla pandemia del coronavirus.
I tagli alla sanità pubblica si sono concentrati principalmente su finanziamenti, personale, tariffe, benefici e privatizzazioni. La riduzione dei bilanci è stata la tendenza generale. Questa decisione indica chiaramente la volontà politica delle amministrazioni e contraddice globalmente le promesse di mantenere la garanzia di un servizio sanitario pubblico di qualità. In relazione al personale, in tutte le comunità autonome, vi è da anni una tendenza a ridurre la forza-lavoro, tagliandola e limitando le sostituzioni, e la copertura delle offerte di lavoro che si verificano a causa di motivi naturali (trasferimenti, pensionamenti, disabilità e decessi).
L’introduzione di tariffe rappresenta un’altra grave battuta d’arresto, perché è un ostacolo all’accesso ai servizi sanitari per la popolazione più vulnerabile e con meno possibilità finanziarie. Per i lavoratori e i pensionati diventa sempre più problematico curarsi.
In questo periodo hanno avuto luogo chiusure di centri, impianti, sale operatorie e la riduzione delle guardie mediche, soprattutto in Catalogna, dove i tagli sono stati generalizzati. In altre comunità autonome sono state ridotte le sale operatorie pomeridiane (Galizia, Isole Canarie, Valencia) e le guardie mediche (Galizia). C’è stata una diminuzione delle cure radiologiche in Galizia, attraverso l’implementazione di un anello radiologico che presuppone la soppressione del radiologo, della sua presenza fisica nel pronto soccorso degli ospedali regionali. Anche in Galizia c’è stato un calo del servizio di ambulanza.
A Madrid i nuovi ospedali mancano anche di un servizio di radiologia, che è stato concentrato in un unico centro. La crisi è stata utilizzata per promuovere la privatizzazione dei servizi di sanità pubblica. In alcune regioni autonome sono aumentate le convenzioni con il settore privato. Un caso noto è quello delle Isole Canarie, dove il 40% dei posti-letto sono privati, a servizio del 37% dei processi acuti, finanziati pubblicamente. Sono state promosse iniziative di finanziamento privato per la costruzione di centri sanitari, non solo di ospedali.
I tagli principali sono avvenuti nei settori della sanità pubblica e dell’assistenza primaria. Ma è stato negli ospedali che il personale è stato maggiormente tagliato. Nel caso di Madrid, il luogo in cui la pandemia si è maggiormente innescata, il numero degli ospedali pubblici è di 33 e 50 sono quelli privati. Una delle politiche caratterizzanti il Partito Popolare (PP), che sta nel governo della regione dal 2010, è stata la costante privatizzazione dei centri ospedalieri, quella che hanno chiamato ”libera scelta” dei pazienti, e che ha solo riempito le tasche dei padroni delle aziende che le gestiscono.
Le spese per la salute in Francia e Germania toccano il 12% del Pil destinato alle politiche sanitarie, mentre in Spagna e in Italia siamo al 8,8% del loro prodotto interno lordo. La Spagna assegna alla salute la stessa percentuale rispetto a dieci anni fa. La Spagna ha la più bassa spesa sanitaria per abitante tra i Paesi europei. Le differenze più schiaccianti si riflettono nel numero di posti-letto per abitante, cioè nella capacità di assistere tutti i tipi di pazienti nel sistema.
E quel che è peggio nelle unità di terapia intensiva, per il trattamento di pazienti gravi, lo Stato spagnolo ha 243 posti di questo tipo per ogni centomila abitanti. Meno dei posti-letto che aveva prima dei tagli economici. Quello che è successo negli ultimi anni nella sanità pubblica è che a prevalere è stato il business, contro i bisogni reali dei lavoratori.
Sia il PP che il PSOE, non solo dall’amministrazione centrale, ma anche dalle comunità autonome, hanno scelto una politica di liberalizzazione, a volte mascherata dal falso argomento secondo cui l’unica cosa che era stata privatizzata nei centri sanitari spagnoli era la loro gestione, non la proprietà, che, secondo quanto hanno detto i politici borghesi, ha continuato ad appartenere allo Stato. In realtà, dietro questa argomentazione, il vero obiettivo era nascosto: dividere la salute pubblica, venderla, e fare affari con essa.
Nel corso degli anni, la privatizzazione non ha influenzato solo la gestione di alcuni servizi medici attraverso i contratti di subappalto con società private, ma anche tutti i dipartimenti, al punto che la Spagna ha abbandonato buona parte del suo patrimonio sanitario, che è finito nelle mani di compagnie private. E’ stato purtroppo dimostrato che i tagli uccidono, come molti lavoratori hanno denunciato in manifestazioni di piazza.
Le promesse e le belle parole non sono più accettabili! Sta diventando sempre più pressante lottare per difendere un diritto universale come la sanità pubblica. Alcune lotte devono essere riattivate al fine di ottenere una sanità pubblica di qualità e universale, che recuperi ospedali e servizi medici privatizzati. La sinistra di classe deve promuovere lotte in grado di fermare il subappalto, verso un sistema sanitario sotto la gestione dei lavoratori e degli utenti. In breve, deve chiedere nelle sue mobilitazioni che restituiscano tutto ciò che è stato rubato alla sanità pubblica negli ultimi anni per il profitto di pochi. L’attività dei commercianti di salute deve finire!

Alternativa di Classe

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