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(22 Ottobre 2010) Enzo Apicella
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Pandemia, degrado ambientale e urbanizzazione

(10 Maggio 2020)

la situazione della classe operaia in inghilterra

CAPITALISMO, URBANIZZAZIONE ED EPIDEMIE

L'evoluzione nei secoli del capitalismo in relazione alla struttura dei centri urbani si è delineata in funzione della produzione di merci.

«L’esistenza della città implica immediatamente la necessità dell’amministrazione, della polizia, delle imposte, ecc., in una parola dell’organizzazione comunale, e quindi della politica in genere. Apparve qui per la prima volta la divisione della popolazione in due grandi classi, che è fondata sulla divisione del lavoro e sugli strumenti di produzione. La città è già il fatto della concentrazione della popolazione, degli strumenti di produzione, del capitale, dei godimenti, dei bisogni, mentre la campagna fa apparire proprio il fatto opposto, l’isolamento e la separazione. L’antagonismo fra città e campagna può esistere solo nell’ambito della proprietà privata. Esso è la più crassa espressione della sussunzione dell’individuo sotto la divisione del lavoro, sotto una determinata attività che gli viene imposta; sussunzione che fa dell’uno il limitato animale cittadino, dell’altro il limitato animale campagnolo, e che rinnova quotidianamente l’antagonismo fra i loro interessi. Il lavoro è qui ancora una volta la cosa principale, il potere sopra gli individui, e fin tanto che questo esiste, deve esistere la proprietà privata.» (Marx e Engels, L’ideologia tedesca).

I grandi centri abitati, le megalopoli, le regioni industriali sono creature del profitto capitalistico della classe dominante, la borghesia. Ogni suo ganglio è interconnesso per la difesa del suo potere.
Fin dalla prima industrializzazione le abitazioni dei lavoratori si sono sviluppate intorno alle fabbriche ed ai mezzi di produzione. Sono ancora evidenti nelle metropoli e nelle megalopoli moderne le tracce di archeologia industriale e di passati quartieri operai, strutture disordinate e degradate nate per essere dormitori di massa dove il benessere dei lavoratori non era assolutamente contemplato.
Il diritto alla salute è in antitesi con gli interessi del capitale, la storia degli ultimi due secoli ne è la prova. Città industriali come Milano, Manchester, Parigi, diventavano focolai di epidemie come il tifo o la tubercolosi. Engels descriveva Manchester nel 1845:

«Manchester e comprende 400.000 persone, piuttosto più che meno. La città stessa è costruita in modo singolare e si potrebbe abitarvi per anni e entrarvi e uscirne ogni giorno senza mai venire a contatto con un quartiere operaio o anche soltanto con operai, almeno fino a quando ci si limita a occuparsi dei propri affari o ad andare a passeggio. E ciò deriva principalmente dal fatto che, per un tacito, inconsapevole accordo, come pure per una consapevole ed espressa intenzione, i quartieri operai sono nettamente separati dai quartieri destinati alla classe media, ovvero, dove ciò non è possibile, sono stati coperti con il manto della carità [...]
...In basso scorre, o meglio ristagna l’Irk, un corso d’acqua stretto, nerastro, puzzolente, pieno di immondizie e di rifiuti che riversa sulla riva destra, più piatta. Con il tempo asciutto su questa riva resta una lunga fila di ripugnanti pozzanghere fangose, verdastre, dal cui fondo salgono continuamente alla superficie bolle di gas mefitici che diffondono un puzzo intollerabile anche per chi sta sul ponte, quaranta o cinquanta piedi sopra il livello dell’acqua. Per di più ad ogni passo il flusso delle acque è ostacolato da alti sbarramenti, dietro i quali si depositano e imputridiscono in grandi quantità il fango e i rifiuti. In capo al ponte stanno grandi concerie, più sopra ancora tintorie, mulini per polverizzare ossa, e gasometri, i cui canali di scolo e rifiuti si riversano tutti nell’Irk, che raccoglie inoltre anche il contenuto delle attigue fognature e latrine.
È facile immaginare, dunque, di quale natura siano i depositi che il fiume lascia dietro di sé. A piè del ponte si vedono le macerie, l’immondizia, il sudiciume e i rifiuti dei cortili che s’affacciano sulla ripida riva sinistra; ogni casa è addossata all’altra e, per l’inclinazione della riva, si vede un pezzo di ciascuna: tutte nere di fumo, sgretolate, vecchie, con le intelaiature e i vetri delle finestre in pezzi. Lo sfondo è formato da vecchi stabilimenti industriali simili a caserme. Sulla riva destra, più pianeggiante, vi è una lunga serie di case e di fabbriche; già la seconda casa è diroccata, senza tetto, piena di macerie, e la terza è così bassa che il piano inferiore è inabitabile e quindi sprovvisto di finestre e di porte. Qui lo sfondo è costituito dal cimitero dei poveri, dalle stazioni ferroviarie per Liverpool e Leeds, dietro alle quali sorge la casa di lavoro, la «Bastiglia della legge sui poveri» di Manchester, che come una cittadella guarda minacciosa dall’alto di una collina, dietro alte mura e merli, verso il quartiere operaio che si trova di fronte. Oltre Ducie Bridge la riva sinistra diviene più pianeggiante e quella destra più ripida, ma lo stato delle abitazioni su entrambe le rive peggiora piuttosto che migliorare. Se dalla strada principale – ancora sempre Long Millgate – si volta a sinistra, si è perduti: da un cortile si finisce nell’altro, si continua a svoltare angoli, vicoli, passaggi, finché dopo pochi minuti si perde l’orientamento e non si sa più da quale parte voltarsi. Dappertutto edifici in parte o del tutto diroccati, – alcuni sono effettivamente disabitati, il che dice tutto in questi posti – raramente le case hanno un pavimento di tavole o di pietra, e quasi sempre finestre e porte a pezzi, o sconnesse, e che sudiciume! Mucchi di detriti, rifiuti e immondizie dovunque; pozzanghere permanenti al posto dei rigagnoli, e un puzzo che da solo basterebbe a rendere in-tollerabile a ogni uomo appena civile la vita in questo quartiere. Il nuovo tronco della ferrovia per Leeds, che attraversa l’Irk in questo punto, ha sì spazzato via una parte dei cortili e dei vicoli, ma in compenso ne ha messo a nudo molti altri.»
(F. Engels, La situazione della classe operaia in Inghilterra)


LA LOMBARDIA E L'EPIDEMIA DI COVID-19

A Milano tra il 1850 e il 1900 solo la tubercolosi provocò almeno 50.000 vittime tra i lavoratori nei quartieri a loro destinati. Il tifo e perfino la malaria non furono da meno. Le donne furono le più colpite. In un salto temporale che arriva ad oggi, nella primavera del 2020, la realtà è certamente diversa, ma non sono cambiati i meccanismi che regolano i rapporti tra le classi, la distribuzione sul territorio dei mezzi di produzione e lo sfruttamento stesso dei lavoratori.
La Lombardia ha una densità di popolazione di circa 330 abitanti per km quadrato; ma i territori comunali di Milano 7653, Bergamo 3050, Brescia 2207, Cremona 1031 abitanti per km quadrato. Queste sono le zone con i tassi nazionali più alti di industrializzazione manifatturiera.
C’è una relazione stretta tra densità abitativa e produzione capitalistica, come c’è, altrettanto, con la diffusione del virus Sars–Cov-2 responsabile della pandemia in Lombardia. È evidente anche la similitudine con la diffusione della malattia nelle zone industrializzazione ed urbanizzate di Wuhan, Madrid, New York, Seattle, Manchester, Londra, Parigi.

La relazione stretta tra capitale e difesa del profitto è in antitesi con la difesa della salute, se quest’ultima cambia le regole dei rapporti capitale-lavoro, con la perdita dei ricavi determinati dalla produzione.
La strenua difesa, da parte dei principali centri di comando del capitalismo lombardo e nazionale, della produzione e della distribuzione delle merci in una zona con una così alta densità di industrie ha provocato l’esplosione della bomba epidemica. Ma questa si è ulteriormente amplificata per le disastrose condizioni ambientali del territorio del nord Italia.


CAPITALISMO E DEGRADO AMBIENTALE

La difesa della salute dei lavoratori sul posto di lavoro, e dei cittadini, in una zona come quella lombarda, negli ultimi decenni di crisi continua del capitalismo, non è mai stata la priorità delle autorità, succubi degli interessi di Confindustria e delle filiere produttive.
Solo alcune settimane prima dell’esplosione della pandemia, la Regione Lombardia aveva emesso blocchi generalizzati del traffico (per poi revocarli) a causa della pessima qualità dell’aria e degli alti tassi di inquinamento (inquinanti atmosferici come i particolati (PM2,5, 10), gli ossidi di azoto (NOX), la concentrazione di CO2).
È stato universalmente riconosciuto che le malattie croniche cardiorespiratorie, i tumori aggressivi, le allergie, l’indebolimento del sistema immunitario hanno una correlazione con il degrado ambientale.
La qualità della vita viene meno in zone altamente produttive dove non esiste una difesa organica ambientale, e questo rende la popolazione come quella anziana più esposta e indifesa all’aggressione di un virus come il Sars–Cov-2.

Come si è generato e diffuso il virus Sars–Cov-2? Tutti gli esperti all’inizio di gennaio 2020 hanno dichiarato che si trattava di un coronavirus sconosciuto, per poi dimostrare che la sua catena genetica e il suo adattamento provenivano da un salto di specie animali, attraverso il quale si è trasferito poi nell’uomo. Molte malattie infettive emergenti e pandemie recenti hanno origine nella fauna selvatica e dalle interazioni estremamente complesse tra uomo fauna selvatica e fauna domestica e di allevamento. La deforestazione, l’agricoltura intensiva, l’uso massiccio di fitofarmaci hanno estremizzato il rapporto tra diverse specie animali e l’uomo. Non è facile immaginare che il salto di specie del Sars-Cov-2 sia stato influenzato da queste condizioni.

Altri gravi elementi hanno una probabile interazione con tutti gli elementi finora descritti: l’innalzamento della temperatura media globale e i cambiamenti climatici.


CAMBIAMENTI CLIMATICI E PANDEMIE

Il veloce cambiamento dell’equilibrio climatico negli ultimi decenni ha portato ad alterazioni dell’habitat naturale sia per l’uomo che per le altre specie animali e vegetali. Che questi cambiamenti siano stati causati dai fattori contingenti del capitalismo dalla rivoluzione industriale in poi è indubbio. Ma ora tutto questo è diventato un’emergenza dentro moltissime altre emergenze. Lo scioglimento dei ghiacciai libera organismi batterici fino ad ora sconosciuti, spore fungine, patogeni ad alta resistenza e virus. Lo scioglimento del permafrost siberiano oltre a liberare enormi quantità di metano che incrementano il riscaldamento globale, ha perfino risvegliato le micidiali particelle di antrace rimaste imprigionate nei ghiacci per migliaia di anni.
Ma i cambiamenti climatici, oltre a sciogliere i ghiacci delle calotte polari e a provocare eventi atmosferici distruttivi o distruggere con catastrofici incendi immensi habitat naturali come quelli australiani del 2019, cambiano le reazioni biochimiche naturali e provocano lo sviluppo di nuove e sconosciute malattie.


CONCLUSIONI

Il capitalismo, fonte dei problemi legati alla pandemia, si prepara velocemente ad una possibile soluzione, seguendo i suoi interessi. Sia sul piano economico globale che per i rapporti tra le classi. La salute diventa fonte di scontro e di profitto. Le industrie chimico-farmaceutiche insieme ai governi borghesi si sono subito mobilitati non per un nuovo modello di sanità pubblica in difesa del diritto alla salute ma per un modello in nome e in difesa del profitto.
La concorrenza a scapito dei lavoratori è su tutto il campo sanitario: dai futuri vaccini ai farmaci antivirali agli strumenti di protezione. Non è casuale che proprio in questi giorni sia stato eletto a capo di Confindustria Carlo Bonomi, uno dei più importanti imprenditori del settore farmaceutico e della sanità privata.

Diventa indispensabile e urgente l’abbattimento del sistema economico capitalistico con una rivoluzione ecosocialista attraverso un metodo transitorio.
Come marxisti rivoluzionari abbiamo il compito di progettare nuovi modelli di città future, dove venga realizzato un rapporto equilibrato tra il diritto abitativo, la difesa della salute, dell’ambiente, del territorio e il benessere dentro un nuovo modello di società.
Le industrie chimico-farmaceutiche che gestiscono il profitto derivato dalla gestione sanitaria di epidemie e pandemie devono essere espropriate e messe sotto il controllo dei lavoratori, e i loro segreti commerciali resi di dominio pubblico in nome della salute di tutti.
La salute dei lavoratori e la difesa dell’ambiente devono essere messi quindi al primo posto della lotta di classe.

«La necessità di lanciare la parola d’ordine della espropriazione nell’agitazione quotidiana, quindi in modo articolato, e non solo da un punto di vista propagandistico in forma generale, è determinata dal fatto che i vari settori dell›industria sono a livelli diversi di sviluppo, occupano posti diversi nella vita della società e conoscono stadi diversi della lotta di classe. Solo un'ascesa rivoluzionaria generalizzata del proletariato può porre all'ordine del giorno l'espropriazione generale della borghesia. Lo scopo delle rivendicazioni transitorie è proprio di preparare il proletariato ad assolvere questo compito.»
(L. Trotsky, Programma di transizione, 1938)

Ruggero Rognoni

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