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Se non le donne, chi?

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(11 Dicembre 2011) Enzo Apicella

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Roma, 2 giugno: il virus è il capitalismo

(31 Maggio 2020)

il virus è il c apitalismo

Gli ultimi giorni, per fortuna, stanno coincidendo con una graduale ripresa della scena da parte di varie soggettività appartenenti alla sinistra di classe e all'area dell'antagonismo sociale. Tra le diverse iniziative in campo, ci piace segnalare quelle che più si smarcano dall'insano nazionalismo profuso a piene mani dal sistema mediatico. Che non ha solo promosso assurdità come le bandiere italiane sui balconi o, di male in peggio, le mascherine tricolori distribuite anche da un importante quotidiano. Già puntare su questi simboli di fronte a un'emergenza sanitaria globale, capace di travolgere ogni confine, risulta significativo, ma lor signori sono andati oltre. Cercando di imporre il verbo per cui, di fronte al virus Sars-Cov-2 saremmo tutti uguali, a prescindere dalla condizione sociale. Come se, per una larga parte della popolazione, da tempo colpita dalla precarizzazione delle condizioni di vita e di lavoro, non si ponesse, adesso, la possibilità di un ulteriore impoverimento. Senza contare il fatto che, con la scusa di far ripartire l'economia, fiaccata dalla fase del lockdown, il padronato sta già studiano nuove contrazioni salariali, nonché una serie di devastanti tagli al personale. Nella piena consapevolezza di questo scenario, c'è chi ha promosso una manifestazione per il 2 giugno nel quartiere Torpignattara, a Roma. L'appuntamento è alle 10.00 presso Largo Bartolomeo Perestrello, per quello che si preannuncia come un passaggio segnato da una logica radicalmente alternativa alle iniziative legate all'anniversario della Repubblica, retoricamente officiate dal Presidente Mattarella. Per non dire della irriducibile lontananza dalle parate organizzate dalla cosiddetta "opposizione di destra" al Governo. Sulla pagina fb Classe contro Classe,
in un appello firmato da Frazione Anticapitalista, le intenzioni degli organizzatori sono enunciate con chiarezza. Il punto è "di rompere quello che da 'distanziamento sanitario' viene sempre più declinato in distanziamento politico e sociale di classe, col chiaro scopo di impedire la ripresa del conflitto di classe e di garantire ai padroni di agire indisturbati nel rilancio dell'accumulazione capitalistico". Si contesta, insomma, l'idea che possano persistere serie limitazioni alla libertà di manifestare quando, quotidianamente, si producono "assembramenti" nei diversi luoghi di lavoro (e anche sui mezzi di trasporto necessari per raggiungerli). Più che la salute collettiva, dunque, con i vincoli posti all'agibilità politica - solo parzialmente allentati nella fase 2 della gestione della pandemia - si vuole proteggere chi detiene il potere economico, messo al ripardo da qualsiasi forma di opposizione concreta. Non casualmente, il manifesto dell'appuntamento di Torpignattara esclama con forza che "il virus è il capitalismo". E, muovendo da un totale rifiuto della logica dell'unità nazionale, lancia slogan molto caratterizzati, ma anche immediatamente comprensibili in un quartiere socialmente composito (cioè con diverse classi sociali) in cui è tuttavia forte la presenza di un proletariato veramente multietnico: "Contro la logica dell'unità nazionale: la crisi non la paghino i lavoratori"; "Contro i loro profitti e le loro guerre: finché ci sarà il capitalismo non ci sarà mai pace"; "Per una sanità universale e gratuita: la salute non è una merce"; "Lavoro o non lavoro vogliamo vivere". Sulla base di questi contenuti, non possiamo che augurarci il buon successo della manifestazione. Sperando inoltre che altri - in diverse zone d'Italia - ne seguano la spinta a tradurre in un linguaggio accessibile una posizione vigorosamente anticapitalistica.

Il Pane e le rose - Collettivo redazionale di Roma

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