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(27 Novembre 2011) Enzo Apicella

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    USB Commercio: basta contratti precari e straordinari continui

    Il 50% dei contratti precari pesa nel settore del Commercio e della Grande Distribuzione Organizzata

    (2 Giugno 2020)

    di nuovo usb

    Carichi estenuanti, continuo ricorso agli straordinari, cambi di orario senza preavviso e turni spezzati. Questo significa oggi lavorare nel Commercio e nella Grande Distribuzione Organizzata.

    Su tre milioni di lavoratori impiegati nel settore, il 50% ha un contratto part time involontario, cioè imposto dall’azienda, che invece di effettuare assunzioni stabili, allunga l’orario giornaliero in modo illegittimo, facendo continuo ricorso a straordinari e flessibilità.

    Se, fino a gennaio, prima della pandemia da Coronavirus, i dati Istat parlavano di una crescita consistente dell’occupazione, nella realtà vi sono più persone che lavorano, ma con minori diritti, uno stipendio più basso e una sicurezza prossima allo zero. Il 24% dei dipendenti del settore ha un contratto grigio, cioè viene assunto con l’inquadramento più basso, addetto alle vendite, per poi essere impiegato in mansioni specializzate senza la dovuta formazione su salute e sicurezza e senza la corretta retribuzione. Il Commercio è il settore in cui il falso inquadramento è la pratica più diffusa.

    Precarietà e sfruttamento emergono con ancora più chiarezza se pensiamo all’esercito di lavoratori assunti per coprire le giornate festive e domenicali, quasi il 60% ha un contratto atipico. Nella maggior parte dei casi non è nemmeno dipendente della catena commerciale, ma viene assunto come personale somministrato da cooperative esterne, con contratti nettamente peggiorativi rispetto a quelli del Terziario.

    La pandemia e il successivo lockdown hanno rivelato l’importanza strategica di questo settore che, garantendo l'approvvigionamento primario e non, consente il sostentamento di tutto il Paese.

    Eppure, nulla è stato fatto per tutelare i lavoratori. Il Governo non ha imposto misure omogenee e univoche di tutela della salute, così come nulla è stato fatto per il monitoraggio dei lavoratori esposti ad alto rischio, essendo quotidianamente a contatto con il pubblico e con possibili casi positivi.

    Anzi, mentre le aziende aumentano gli incassi, chiedevano comunque la cassa integrazione, lamentando i costi sostenuti per l’emergenza sanitaria. Intanto però venivano pubblicati annunci di assunzioni per lavoratori interinali.

    In questi mesi i lavoratori si sono organizzati, sostenuti da Usb, mostrando tutta la loro forza. Scioperi, denunce e astensioni dal lavoro hanno costretto molte aziende a parziali passi indietro, grazie anche alla sensibilità dei consumatori che hanno disertato i punti vendita in sostegno delle lotte.

    Non ci accontentiamo.

    Usb, al fianco di tutti i lavoratori, prosegue lo stato di agitazione finché non verranno riconosciuti tutti i diritti che rendono il proprio lavoro, non schiavitù, ma realizzazione di sé.


    Non chiediamo favori, vogliamo i nostri DIRITTI

    USB Commercio

    Fonte

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