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Da Rossellini un cinema militante, per la liberazione dell'umanità

Una meditazione in occasione di un anniversario

(3 Giugno 2020)

Roberto Rossellini

Roberto Rossellini

Come tutta la mia generazione sono stato giovane leggendo Umberto Barbaro e Guido Aristarco, André Bazin e Christian Metz, Rudolf Arnheim e Bela Balazs, quel che arrivava nella provincia italiana dei "Cahiers du cinema" e i mattoncini bianchi dei Castori, Goffredo Fofi e Fernaldo Di Giammatteo.
A quel tempo il cinema era una denuncia del male, un appello alla lotta, una testimonianza di liberazione e una promessa di felicità. Eisenstein e Ford, Kubrick e Truffaut, e naturalmente Rossellini.
E non solo il Rossellini folgorante di "Roma citta' aperta", di "Paisà'", di "Germania anno zero" e di "Europa '51", ma anche quello "didattico" dei film televisivi, che ho sempre trovato di una stupefacente verità e bellezza, dal "Luigi XIV" agli "Atti", dal "Pascal" all'"Agostino", dal "Socrate" al "Cartesio". Cinema militante, per la liberazione dell'umanità.
Si può trovare banale Rossellini quando nelle interviste o negli scritti d'occasione fa l'esegeta del suo lavoro o l'interprete dell'attualità o l'enunciatore dei compiti comuni, e mette in parole - parole sovente faticate e lise - le sue idee e i suoi progetti; ma quando filma si squaderna una chiarezza, una verità che insieme ti commuove e ti convoca: a ragionare sui destini generali, ad entrare nel parlamento dell'umanità, a prendere il tuo posto nel vivo della lotta per la verità e per l'umanità; con quella capacità di convocazione al colloquio corale, all'universale dialeghestai di Buber e Calogero, alla deliberazione in comune che è chiave e cuore della lotta per l'universale liberazione, di cui una volta disse Raniero Panzieri a proposito di un pezzo teatrale di Brecht (forse "L'opera da tre soldi", forse "L'eccezione e la regola", forse il "Galileo", non ricordo più).
Così il cinema di Rossellini mi è sempre parso un contributo saldo e cosciente alla nostra lotta, alla lotta nonviolenta per la liberazione dell'umanità intera da tutte le menzogne e le oppressioni. Un contributo a contrastare la violenza che è sempre assassina, l'ignoranza che mutila e strozza, la barbarie che l'umanità schiavizza ed annichilisce.
Trovo nell'opera rosselliniana vivida l'esortazione a quell'azione necessaria e schiudente di contrasto del male che esseri umani commettono su altri esseri umani; a quell'azione necessaria e feconda di difesa nitida e intransigente della vita, della dignità e dei diritti di tutti gli esseri umani; quell'azione che chiamiamo civiltà; quell'azione che chiamiamo antifascismo; quell'azione che chiamiamo nonviolenza.
So bene che nella ricerca rosselliniana ci sono stati anche film falliti, vicoli ciechi, lavori realizzati forse per impegni estrinseci o motivi non intimamente sentiti, con la mano sinistra o a fini - come si usa talvolta dire - alimentari, o la cui intenzione non ha trovato poi i modi espressivi adeguati. Succede.
Ma nei film più sinceri e persuasi, più problematici e più rigorosi, Rossellini dispiega in ritmo e figure il valore che Hannah Arendt e Aldo Capitini hanno tematizzato nelle loro riflessioni, che la Resistenza ha testimoniato una volta per sempre, che ogni persona che soffre nell'ingiustizia del suo dolore riconosce e presagisce, che la lotta delle oppresse e degli oppressi sa essere l'orizzonte comune: il bene comune dell'umanità, la condivisione del bene e dei beni, la sobria condivisa felicità possibile ad esseri fragili e perituri, eppure pensanti, eppure capaci di verità, di fratellanza e di sororità, di giustizia e libertà, di benevolenza e di misericordia, di gioia infinita nell'azione generosa che invera il bene altrui, il bene dell'umanità. Come ci insegnarono Lucrezio, Erasmo, Diderot, Rosa Luxemburg, Virginia Woolf e Simone Weil (e naturalmente tante e tanti altri: ogni persona buona con il suo stesso esserci e condursi convoca ed educa al bene).
In questo 3 giugno, nella ricorrenza dell'anniversario della morte di Rossellini avvenuta a Roma nell'ormai lontano 1977, questi pensieri venne da scrivere a chi firma queste righe, che nei primi anni '70 fu proiezionista di film in un cinema di paese e che continua ad amare il cinema come un'antica e viva passione, ed ancor più continua ad amare il dovere morale e civile racchiuso nella massima adamantina: agisci nei confronti delle altre persone così come vorresti che le altre persone agissero verso di te; inverale tu - per quanto le tue forze te lo consentano - la giustizia e la misericordia; sii tu l'umanità come dovrebbe essere.
In questi anni di strage degli innocenti nel Mediterraneo per responsabilità primaria dei governi europei che non hanno mai voluto realizzare un piano di salvataggio e accoglienza che tutti quegli esseri umani strappasse alla morte e liberasse dagli artigli delle mafie schiaviste; in questi mesi di sofferenza e di sdegno per la strage compiuta non solo da un virus ma soprattutto dall'insipienza, dall'irresponsabilità, dall'algida solipsistica ferocia di governanti centrali mezzo-razzisti e regionali del tutto razzisti; in questi giorni in cui in tutto il mondo ci si accorge di come il razzismo continui a mietere vittime con indicibile brutalità; ebbene, anche la scuola di Rossellini appronta strumenti di comprensione, di consapevolezza, ed esorta alla lotta contro tutte le violenze; esorta alla lotta contro la guerra e tutte le uccisioni; esorta alla lotta contro il razzismo e tutte le persecuzioni; esorta alla lotta contro il maschilismo e tutte le oppressioni; esorta alla lotta in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
Cessi la persecuzione delle nostre sorelle e dei nostri fratelli migranti.
Cessi la schiavitù delle nostre sorelle e dei nostri fratelli braccianti.
Siano aboliti schiavismo ed apartheid in Italia ed ovunque.
Siano abrogate le scellerate misure hitleriane imposte da un criminale governo razzista nel 2018-2019.
Si torni al rispetto della Costituzione della Repubblica italiana.
Si torni al rispetto della legalità che salva le vite.
S'inveri la democrazia riconoscendo tutti i diritti umani, e quindi e innanzitutto il diritto di voto, a tutte le persone che vivono in Italia: "Una persona, un voto" è il fondamento dello stato di diritto, dell'ordinamento democratico, della civile convivenza, del riconoscimento di umanità.
Si faccia cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo garantendo ad ogni persona in fuga da fame e violenze il diritto d'asilo stabilito dalla Costituzione, riconoscendo a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare le vite è il primo dovere.
Solo la nonviolenza può salvare l'umanità dalla catastrofe.

Viterbo, 3 giugno 2020

Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo

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