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ECUADOR: LAVORATORI E STUDENTI
CONTRO IL GOVERNO DELLA BORGHESIA

(28 Giugno 2020)

Dal n. 90 di "Alternativa di Classe"

Lenin Moreno

Lenin Moreno

Il 1° Ottobre 2019 il governo di Lenin Moreno ha varato una serie di misure economiche e un pacchetto di riforme che miravano a creare ”più posti di lavoro, più iniziative e migliori opportunità”. Le misure includevano l’eliminazione dei sussidi per la benzina extra e il diesel, causando l’aumento dei loro prezzi.
Riforme del lavoro, che hanno cercato di imporre flessibilità, intervento tanto atteso dai padroni e mai pienamente potuto attuare, a causa della mobilitazione e della resistenza dei lavoratori. Riforme che miravano all’insicurezza del lavoro, riducendo le conquiste dei lavoratori, come il taglio delle ferie per i lavoratori del settore pubblico da 30 giorni a 15.
Queste misure erano il frutto dell’accordo raggiunto tra l’Ecuador e il Fondo monetario internazionale (FMI), che ha prestato al Paese oltre 4,2 miliardi di dollari. Ciò aveva generato una reazione popolare che si era espressa per le strade delle più grandi città. La protesta era stata talmente pesante da costringere Lenin Moreno a decretare lo “stato di emergenza” nazionale e a rifugiarsi fuori della capitale, Quito.
Nei giorni scorsi, con 74 voti a favore su un totale di 137 deputati presenti, l’Assemblea nazionale ecuadoriana, in seconda seduta ha approvato la cosiddetta Legge sul “ sostegno umanitario” presentata dal governo presieduto dal presidente Lenin Moreno. Sfidando le misure di isolamento sociale, causate dal Covid 19, il 25 Maggio migliaia di lavoratori e studenti sono scesi in piazza nelle città di Quito e Guayaquil, per manifestare contro le misure economiche e le riforme del lavoro, che hanno portato, tra l’altro, alla chiusura di diverse aziende pubbliche e alla perdita del lavoro per oltre 150mila persone.
La legge sul sostegno umanitario obbedisce a una strategia, che è stata implementata nel Maggio 2018, con l’arrivo al Ministero dell’Economia e delle Finanze di Richard Martinez, un dirigente d’azienda, che ha attuato un piano a beneficio degli interessi dei più grandi gruppi aziendali del Paese. Istruzione, occupazione e spesa pubblica sono le vittime della politica del governo in carica. Tra le misure annunciate da Lenin Moreno, i tagli alla spesa pubblica, la riduzione di fondi per la scuola, la riduzione dei salari del 16% nel settore pubblico.
Il Governo ha eliminato diverse società pubbliche, tra cui Ferrovie, Centro di formazione per le alte prestazioni strategiche dell’Ecuador, Ecuador post, oltre alla liquidazione della Compagnia aerea ecuadoriana Tame, che porterà alla perdita di quasi 4000 posti di lavoro. Un programma di riforme strutturali allineato con le direttive del Fondo Monetario Internazionale (FMI). Il governo di Lenin Moreno ha pure condonato oltre 4500 milioni di dollari di tasse ai settori bancari e alle società nazionali. Le riforme approvate mirano a ridurre i salari e a dare più potere alle aziende. Non sarà consentito di avere diritto all’assicurazione contro la disoccupazione. I decreti del governo prevedono una riduzione dell’apparato statale, con licenziamenti a raffica di lavoratori.
L’Ecuador, a livello internazionale, è tra i Paesi che peggio hanno affrontato la crisi pandemica. Gli ultimi anni hanno visto un taglio del 60% in materia di sanità. La crisi è servita ai gruppi borghesi, che gravitano intorno al governo, per inasprire l’applicazione della propria agenda politica ed economica. La legge appena approvata, in sostanza, legalizza la dittatura degli imprenditori del Paese. Essa stabilisce che per alcuni anni gli imprenditori potranno stringere ”accordi” con i propri lavoratori, ovvero agire come meglio credono, rispetto alle condizioni lavorative dei propri dipendenti. A pagare il costo della crisi attuale, che viene dal passato, saranno tutti i lavoratori.
Le previsioni sulla crescita economica sono terribili. Si parla di una possibile decrescita pari al 8%. La borghesia in Ecuador sta pensando come indebolire ulteriormente la situazione della popolazione. Gli imprenditori sapevano in largo anticipo che la legge sarebbe stata approvata dall’Assemblea nazionale. Alcune aziende, infatti, già ad Aprile hanno iniziato a ridurre i salari dei propri dipendenti. Il conflitto di classe, certamente, non si fermerà in Ecuador.
Il 2019 è stato un anno di mobilitazioni sociali in diversi Paesi dell’America latina: Ecuador, Brasile, Cile e Colombia. In Ecuador gravi sono le responsabilità politiche dei dirigenti della “sinistra”, che hanno deciso di entrare a far parte della coalizione del Governo Moreno, mentre la protesta proletaria dello scorso Ottobre voleva una rottura con un governo che aveva già scelto di stare dalla parte della borghesia ecuadoriana e contro i lavoratori. Ora la legge di appoggio umanitario, emanata dal governo di Lenin Moreno, punta a risolvere la crisi economica e sanitaria, facendola sostenere economicamente ai lavoratori, mettendo anche una tassa sul salario mensile, con la scusa che mancano i soldi per fronteggiare la pandemia.
Il 5 e l’11 Maggio diverse organizzazioni studentesche, così come i lavoratori e gli impiegati delle università pubbliche ecuadoriane, hanno indetto presidi e manifestazioni contro la politica neoliberista delle classi dominanti. Il 26 Maggio il Ministero della difesa, con Oswaldo Jarrin al timone, ha emesso l’accordo n. 179, che contiene i “Regolamenti per l’uso progressivo, razionale e differenziato della forza da parte dei membri delle forze armate”. Questo testo viola la Costituzione ecuadoriana e i trattati internazionali sui diritti umani, e tutela i militari nel caso in cui si rendessero colpevoli di atti di violenza repressiva.
Il governo ecuadoriano pubblica questo testo di legge, per il timore che possa ripetersi l’esperienza dell’Ottobre 2019, quando fu imposto il ritiro del “paquetazo” (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno VII n. 83 a pag. 5). Il Ministro della difesa, O. Jarrin, considera minacce il diritto di associazione, organizzazione, resistenza, difesa dei territori, difesa delle risorse idriche e delle biodiversità.
Le vicende legate alla pandemia di COVID-19 hanno messo in evidenza tutta la crudeltà della società del capitale. Centinaia di luoghi di lavoro sono rimasti aperti e privi delle più elementari misure di sicurezza e di protezione. I lavoratori e le lavoratrici sono stati trattati come carne da macello. I lavoratori e gli studenti protestano per la fame in continuo aumento, per l’abbandono in strada delle persone infette e decedute.
La città di Guayaquil è diventata l’epicentro della diffusione del coronavirus in Ecuador. Il governo non è riuscito a gestire nuovi contagi e morti. Entrando a Guayaquil colpisce subito la vista delle bare. Macchine e furgoncini carichi di bare, bare sulle strade, ovunque. Le famiglie sono costrette a tenere in casa i corpi dei propri cari per diversi giorni, e l’odore terribile si aggiunge al dolore della perdita. Le pompe funebri hanno esaurito le bare. Il Comune ha fatto costruire 4000 bare in cartone, per cercare di far fronte alla domanda. La città respira morte e disperazione.
L’Ecuador è uno dei Paesi con il più alto numero di contagiati da coronavirus in America latina, dopo il Brasile e il Perù. Il tasso nazionale di infezione è aumentato drammaticamente a partire dal 17 Marzo, quando il numero degli infetti è quasi raddoppiato rispetto al giorno precedente: da 58 a 111. Ora il 70% dell’epidemia è concentrato nella regione di Guayas, dove si trova la città di Guayaquil. Secondo gli esperti sanitari, nei prossimi mesi si aspettano tra le 2500 e le 3500 morti in relazione al virus.
In questa regione la situazione è indicativa di come si sia sviluppata una vera emergenza sanitaria: i pazienti non vengono testati per tempo, molti muoiono nei corridoi degli ospedali, e altri semplicemente muoiono in casa. Le autorità hanno imposto un coprifuoco di 15 ore al giorno nelle regioni maggiormente colpite: Guayas e Pichincha, dove si trova la capitale Quito. Per migliaia di senzatetto, che vivono in condizioni precarie, anche le più semplici misure igieniche preventive, come lavarsi le mani, possono essere un sfida tremenda. Un’altra prospettiva preoccupante riguarda l’entrata del coronavirus nell’Amazzonia. Le popolazioni native sono più vulnerabili alle malattie trasmesse da virus, a causa dell’alto tasso di malnutrizione e all’accesso limitato alle strutture sanitarie.
Il governo affronta le piazze per garantire l’ordine sociale, basato sul dominio delle classi borghesi. Il capitalismo, a livello globale, sta vivendo una grave crisi, la borghesia in ogni Paese, e quindi anche in Ecuador, cerca disperatamente di difendere il tasso del profitto (mentre questo cala inesorabilmente) attraverso una dura lotta di classe, che produce un peggioramento delle condizioni di lavoro e di vita dei proletari, della classe dei lavoratori, la classe che produce il plusvalore.
In Ecuador, i lavoratori rivendicano migliori condizioni di vita e di lavoro, e possono evitare di finire stritolati dal modo di produzione capitalistico soltanto con la solidarietà militante dei fratelli di classe di tutti gli altri Paesi, in grado di costruire un fronte proletario internazionale, capace di rovesciare il disumano regime del capitale.

Alternativa di Classe

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