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(20 Luglio 2020)
Per i comunisti è importante non perdere mai la nostra memoria!
Il 20 luglio del 2001 veniva ucciso a Genova Carlo Giuliani. Era sceso in piazza, come tanti altri giovani, per protestare e ribellarsi alle ingiustizie, all’oppressione, allo sfruttamento, alle guerre dei caporioni del G8.
I fatti di Genova hanno significato arresti, fermi, denunce, provocazioni, pestaggi, torture per migliaia e migliaia di manifestanti. Un’azione repressiva da parte dello Stato che non si concede momenti di sosta, colpendo compagni e compagne che hanno lottato negli anni successivi e continuano a farlo contro ogni forma di repressione, di provocazione, di controllo sociale e preventivo.
Come per i 15 compagni di Firenze condannati ad oltre un anno a testa e a pagare cumulativamente 45.000 euro di multa per aver manifestato contro il pestaggio da parte dei fascisti di tre giovani compagni, l’arresto di Nicoletta Dosio del movimento No Tav, fino ai fatti di Milano di questi giorni dove stanno arrivando multe a compagni, sindacalisti e lavoratori, identificati e selezionati dalla Digos (polizia politica), per aver partecipato, dopo la fine della segregazione forzata, a manifestazioni contro la gestione criminale dell’emergenza sanitaria e affinché non siano proprio i lavoratori e le masse popolari a pagare la crisi: queste multe sono un primo avvertimento rivolto a tutti coloro che si organizzeranno per opporsi agli effetti della crisi che si evidenzieranno drammaticamente in autunno.
Fatti che evidenziano la politica terrorista dello Stato che si concretizza anche attraverso i licenziamenti politici nei luoghi di lavoro, le sospensioni e le multe per scioperi o presidi non autorizzati, le cariche e le manganellate agli operai licenziati all’hub milanese di Tnt, fino ai numerosi provvedimenti disciplinari.
Un’azione che non si è fermata nemmeno durante l’emergenza Covid, dove la crisi sanitaria è stata utilizzata per legittimare qualsiasi stretta securitaria: divieto di assembramento, riunioni, picchetti, manifestazioni fino alla negazione di qualsiasi forma di relazione sociale. Un’occasione per sperimentare forme tecnologiche di controllo come droni, telecamere, sensori con rilevamento di temperatura corporea, riconoscimento facciale, etc.
La repressione rappresenta l’azione particolare dello Stato per tentare di ostacolare lo sviluppo della lotta di classe. In questa lotta il nemico assume sembianze diversificate: lo Stato e i suoi apparati, il padronato e i suoi servi, i revisionisti e i riformisti fino ai fascisti. Per questo la battaglia che dobbiamo condurre è complessa, difficile e ardua, perché è una battaglia dove lo scontro si pone sul terreno del conflitto di classe, tra rivoluzione e controrivoluzione, tra emancipazione e sfruttamento, tra liberazione e oppressione.
Per superare l’attuale crisi del movimento comunista e promuovere la sua riorganizzazione è necessario legarsi all’esperienza diretta di uomini e donne, e tra questi i giovani innanzitutto, che ogni giorno toccano con mano e per ogni aspetto della loro vita cosa significa questo putrefatto sistema economico, politico, culturale. Gli insegnamenti che ci vengono dal passato sono le nostre perle più preziose, perché ogni lotta anche la più piccola ha bisogno di questi insegnamenti.
Carlo è stato assassinato perché ha difeso la libertà di tutti a manifestare. Nostro compito è custodire questi insegnamenti esercitando una memoria di classe, per non lasciare nessuna possibilità a che venga mistificata, travisata e utilizzata dal potere. L’esperienza di Carlo è parte della lotta di classe e, come tale, ne va rivendicata la continuità con la storia e la miglior tradizione del movimento operaio, antifascista e comunista.
Coordinamento Comunista Lombardia (CCL)
Coordinamento comunista toscano (CCT)
Piattaforma Comunista - per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia
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