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(23 Luglio 2020)

comunicatousi

Care/i colleghe/i di seguito ed in allegato vi invio la lettera inviata alla Sindaca, all’Assessore alla Crescita Culturale ed all’Assessore al Bilancio riguardante lo spinoso tema dei buoni pasto trattenuti durante il lavoro agile. Serenetta Monti (RSU/USI)


“Spett. Sindaca,

in merito quanto in oggetto, sono venuta a conoscenza della comunicazione del dr. Ottavianelli del 17/7, n. prot. GB20200049532 (in allegato), avente per oggetto “Buono pasto e personale in smart working”. Di tale comunicazione, interessa in particolare la stigmatizzazione relativa la decisione presa di arrivare ad un accordo con le OO.SS. e la RSU tutta di Roma Capitale in merito la necessarietà della restituzione dei buoni pasto trattenuti durante il periodo di lock down a quei lavoratori e lavoratrici che hanno svolto le proprio funzioni in modalità agile. Il dr. Ottavianelli, ha evidenziato anche rispetto una sentenza del Tribunale di Venezia, la giustezza delle azioni di Roma Capitale, in quanto, proprio grazie a quella sentenza, risulta più che mai evidente che il lavoratore che non abbia potuto lavorare in autonomia o organizzando “come meglio ritiene la prestazione sotto il profilo della collocazione temporale”, in merito al fatto che si sia dovuto rispettare il proprio orario lavorativo che si effettua, normalmente, in presenza, con la pausa pranzo stabilita da CCNL e accordi integrativi, abbia diritto alla corresponsione del buono pasto.

In tale ottica ed in virtù del fatto che la circolare 2/2020 (del 2/4 u.s.) della Presidenza del Consiglio dei Ministri/Ministro Pubblica Amministrazione recitava quanto segue “…Le amministrazioni sono chiamate, nel rispetto della disciplina normativa e contrattuale vigente, a definire gli aspetti di tipo organizzativo e i profili attinenti al rapporto di lavoro, tra cui gli eventuali riflessi sull’attribuzione del buono pasto, previo confronto sotto tale aspetto con le organizzazioni sindacali. Con particolare riferimento alla tematica dei buoni pasto, si puntualizza, quindi, che il personale in smart working non ha un automatico diritto al buono pasto e che ciascuna PA assume le determinazioni di competenza in materia, previo confronto con le organizzazioni sindacali”, che la sottoscritta, in qualità di RSU/USI, il 3/4 u.s., scriveva all’A.U. di Zètema per chiedere un confronto in merito con il Tavolo RSU.

Ebbene tale confronto non c’è mai stato, salvo una comunicazione, verbale, unilaterale, durante una riunione da remoto, tenutasi il 17/4/2020, in cui il dr. Tagliacozzo ha comunicato che avrebbe trattenuto, per esigenze aziendali, i buoni pasto di chi stava lavorando in modalità agile. A nulla sono valse le obiezioni della sottoscritta e di altra Organizzazione sindacale. Tant’è vero che ad oggi, mentre Roma Capitale, con lungimiranza, preferisce restituire gli arretrati a partire dal primo aprile, ai propri dipendenti, i lavoratori e le lavoratrici Zètema (di cui parecchi ancora in modalità agile come previsto dai vari DPCM susseguitisi) restano gli unici della galassia delle partecipate di Roma Capitale a non avere percepito (ed a non percepire allo stato attuale) il buono pasto durante lo smart working e ad aver dovuto segnalare il domicilio presso cui svolgere il lavoro agile. Pur conscia dell’esigenza aziendale di attuare uno piano di austerity a tutela dell’Azienda tutta, non posso non insistere su questo punto, alla luce degli interventi da Lei effettuati per i Suoi di dipendenti. Sono disponibile, ovviamente, a raggiungere accordi con l’Azienda che dilazionino la restituzione degli arretrati. Certo non può passare il messaggio che i lavoratori e le lavoratici di Zètema non hanno eguali diritti dei loro “cugini” di Roma Capitale e delle altre partecipate.

Auspico, pertanto in un Suo intervento, affinchè possa essere sanata questa spiacevole discriminazione e si possa raggiungere un accordo equo per tutti. Attendo fiduciosa riscontro. Cordiali saluti.

Serenetta Monti (RSU/USI Zètema e Vice segretario romano USI Unione Sindacale Italiana)

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