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(1 Maggio 2012) Enzo Apicella

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Il segno del comando: a quarant'anni dalla strage di Bologna

(1 Agosto 2020)

Orologio strage 2

Un orologio fermo alle ore 10.25. Non è un tipico caso di mal funzionamento in una stazione.
E’ l’ora che ricorda, a 40 anni dal suo compimento il 2 agosto del 1980, la più sanguinosa e vigliacca, ennesima strage “di stato”, senza l’identificazione dei mandanti reali, nemmeno in sede processuale e con un depistaggio sistematico fin dall’inizio delle indagini.
Una strage nell’ambito della lunga scia di sangue e di morti della “strategia della tensione”, con 85 morti e oltre 200 feriti, con gli strascichi esistenziali e umani che eventi come questo lasciano non solo ai familiari dei morti, ma a tutti-e coloro che vissero quegli anni.

Da PIAZZA FONTANA, PIAZZA DELLA LOGGIA…fino a Ustica e alla Stazione di BOLOGNA (e anche altre…), la vergogna perenne in Italia, un Paese che troppo spesso, tende a dimenticare i fatti, le date, i luoghi, la storia e a riscriverne i fatti, le caratteristiche reali, con una tendenza costante al “depistaggio”, alla perdita della memoria o alla revisione dei fatti, per farne risultare versioni addomesticate e asettiche. Forse a 40 anni da questa strage di stato, la tenacia dei comitati delle vittime delle stragi non solo di quella di Bologna, anche coordinatisi tra loro in tutti questi anni, la necessità di non azzerare il ricordo, anche da parte di chi come associazioni, sindacati conflittuali, forze politiche non compromesse, permette uno sforzo necessario, doveroso, per mantenere l’attenzione e ricostruire i fatti nella loro effettiva portata storica e nella sua attualità.
Si la memoria può fare brutti scherzi, ma NON in questo caso, perché se a volte la memoria si perde, poi a volte ritorna…e lascia tracce indelebili, utili anche per le future generazioni.

LE STRAGI COME QUELLA DELLA STAZIONE DI BOLOGNA, anche a tanti anni da quel maledetto 2 agosto 1980, non finiscono mai “in prescrizione” e non dovrebbero mai essere oggetto di archiviazione nemmeno dal profilo giudiziario, se ci si vuole definire un Paese civile. LA LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE PER EIMINARE IL SEGRETO DI STATO nei casi di reati e di stragi di stampo mafioso, terroristico, comprese quelle definite “le stragi di stato”, presentata in più occasioni dal coordinamento dei comitati delle vittime e dei familiari, è sempre rimasta nei cassetti istituzionali, se non con versioni recenti molto edulcorate e inefficaci, alla loro reale funzione, di avere chiarezza, verità e giustizia sociale, che quasi mai coincide con la “verità processuale”.
Nemmeno dovrebbe mai mancare la solidarietà ai familiari, a tutte-i coloro che si sono impegnati-e, per ottenerla, la verità e la giustizia, mantenendo viva la memoria.

RIBADIAMO SEMPRE CHE CHI NON HA MEMORIA OGGI, NON AVRA’ NEMMENO UN FUTURO, se non la legittimazione della barbarie, delle strategie che per interessi criminali, hanno messo le bombe nelle piazze, sui treni, nelle stazioni…con mandanti “oscuri”, ma determinati ad ottenere con ogni mezzo, la soddisfazione dei propri interessi e la difesa dei propri profitti, in contrasto con gli interessi generali e collettivi, delle stesse classi lavoratrici e dei settori popolari sfruttati.
Per quel che ci riguarda, non dimentichiamo e proseguiremo come sempre, nella costante e quotidiana attività politica e sindacale, culturale e sociale, con la pratica solidale, autorganizzata, autogestita, autofinanziata e indipendente, che da sempre contraddistingue il nostro antico percorso. Oltre la memoria del tempo, per dare speranza ad un altro futuro, senza aspettarci nulla in cambio.

Usi nazionale fondata nel 1922

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