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(18 Novembre 2009) Enzo Apicella
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Zingaretti consente ad Acea di fare profitti dichiarando lo stato di calamità naturale.

(4 Agosto 2020)

Zingaretti

Il presidente della #Regione #Lazio decreta lo stato di calamità naturale, lo giustifica affermando l’esistenza di una crisi idrica generata dall’assenza di piogge che ha messo in difficoltà l’approvvigionamento idrico dei Comuni. Tuttavia dalla stampa e dai media non è mai emerso nessun allarme di carenza idrica e la stessa Regione Lazio, prima del decreto, non ha mai evidenziato criticità né innalzato il suo livello di attenzione sul tema.
Malgrado la stranezza di questa crisi idrica, non rilevata da nessun organo tecnico o di informazione, il presidente Zingaretti attiva misure straordinarie ed emergenziali, il cui vero obiettivo è leggibile nel provvedimento stesso, laddove si parla della richiesta dell’Acea #Ato2 di poter aumentare il prelievo dalla sorgente del #Pertuso.
#Rifondazione #Comunista denuncia l’assenza di ogni tipo di provvedimento della Regione Lazio orientato alla definizione di un piano di indirizzo sulla gestione delle risorse idriche, che tenga conto delle eventuali crescite demografiche dei comuni, della naturale variabilità idrometrica, delle condizione delle reti idriche.
Zingaretti nel chiuso delle proprie stanze parla di stato siccitoso, decreta l’emergenza e delega tempi e modalità per la soluzione del problema da lui dichiarato proprio al quel gruppo ACEA, potenza economica con interessi multiregione e multinazionali, che come gestore vuole aumentare il prelievo dalla sorgente del Pertuso. Annunciando preventivamente o meglio minacciando, che qualora ciò non fosse possibile, si renderebbe necessaria la turnazione idrica per alcuni comuni del Lazio. Gli stessi comuni dove quotidianamente si assiste a fiumi di acqua che, per giorni, fuoriescono da vecchie condutture ormai colabrodo senza che nessuno intervenga.
Compito della Regione Lazio dovrebbe essere quello di indirizzo e controllo delle gestioni idriche sul nostro territorio. Tuttavia ad oggi la regione non ha un sistema aperto e aggiornato, di consultazione dei dati idrologici con cui delineare e definire l’effettiva natura delle difficoltà idriche, stabilendo se esse siano causa di calamità naturale o malfunzionamento gestionale.
La mancanza di trasparenza della Regione sui dati delle risorse idriche, l’assenza di indirizzo e controllo ai gestori, l’interpretazione “pro domo sua” che i gestori fanno dei dati idrometrici ci portano, come Partito della Rifondazione Comunista del Lazio, non solo a dubitare dell’effettiva realtà emergenziale delineata dal Presidente Zingaretti, ma anche a denunciarne la corresponsabilità, insieme ai gestori, per eventuali interruzioni idriche. Se ciò dovesse avvenire più che a scarsità d’acqua, esse saranno da imputare all’insufficienza e talvolta all’assenza degli investimenti necessari per ammodernare le condotte idriche da parte dei gestori. Ridurre l’impressionante volume d’acqua potabile che le condotte di Acea disperdono, ben oltre il 40%, sarebbe senz’altro sufficiente a scongiurare il rischio di turnazione idrica prospettato, superando le supposte calamità naturali.
Nel 2014 La Regione Lazio approvò una legge per sottrarre la gestione dell’acqua agli appetiti dei privati. Rifondazione Comunista chiede che dopo sei anni dall’approvazione della legge regionale n. 5/2014 per l'acqua pubblica, tanto sbandierata nelle scorse elezioni per mostrare quanto Zingaretti fosse di sinistra, Il Presidente della Regione la smettesse di utilizzare i beni comuni per sovvenzionare i profitti dei gestori e, mostrando attenzione e rispetto per i lavoratori, i cittadini e le comunità tutte, iniziasse a dare corso alla sua attivazione ripubblicizzando la gestione dell’intero ciclo idrico.

PRC Regionale Lazio

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